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Ballando nel buio

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Michele Balistreri, ha rabbia e odio come motori della vita, si sente spietato e straniero ovunque, soprattutto fra i camerati di Ordine Nuovo, tanto che trova inutile continuare a dibattere.

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Copertina: Ballando nel buio

Autore:
Roberto
Costantini
Titolo:
Ballando
nel buio
Editore:
Marsilio
Uscita: 2017
Pagine: 469
Genere: Noir
Prezzo: 19 €

Roma. 1974 e 1986. Michele Balistreri, bruno e muscoloso, nonno geometra dei coloni in Libia, padre bello affermato ingegnere cresciuto povero a Palermo e poi responsabile (per l’affare di favorire l’ascesa al potere di Gheddafi) della morte dell’amata madre fascista Italia, bravo fratello maggiore Alberto (ormai in Ibm a Londra), ha rabbia e odio come motori della vita, si sente esaltato e spietato, straniero ovunque. Soprattutto fra i camerati di Ordine Nuovo (appena sciolto) che stanno confluendo nel Fuan, alcuni sono i colleghi e forse amici coi quali gestisce la piccola lercia palestra dove lavora (come istruttore di arti marziali). Trova inutile continuare a dibattere, manifestare, volantinare, prendersela con qualche giovane rosso o poliziotto; vorrebbe eliminare i mandanti e le istituzioni statali dei traditori. Assomiglia al bellissimo Al Pacino, vive solo e astemio in un piccolo loculo spoglio con un letto, quattro sedie pieghevoli e il cucinino; sa di greco e letteratura, fa esami e legge Nietzsche, non sopporta che tanti lo chiamino ancora Africa (lì aveva ammazzato davvero i nemici), gira in 127 (che poi scambia con un Gilera 125); una sera incontra la sarda Isabella Mulas. S’innamora, nonostante lei si trova coinvolto in lanci di molotov, scommesse clandestine, traffico d’armi, strategia della tensione, manovre di partiti e Servizi (presto secretate), la vita svolta. Dodici anni dopo è laureato in filosofia, vive alla Garbatella e guida un Duetto, fuma e beve, risulta il più bravo, intuitivo e detestabile funzionario della squadra Mobile, sciupafemmine con una regola fissa (“mai con una donna che non ha un altro uomo”). Ai Parioli hanno ucciso un deputato, l’onorevole Giulio Giuli. Era suo capo e amico tra i fascisti, poi si era spostato nella Dc e aveva pure sposato Isabella. A stento gli assegnano il caso, reincontrerà tutti, altri ex camerati verranno assassinati, scoprirà passato e presente di ciascuno, onori e oneri.
L’ingegnere dirigente Luiss Roberto Costantini (Tripoli, 1952) continua a narrare con maestria l’avvincente saga noir di Balistreri, due piani temporali (con soluzioni connesse) per ogni avventura gialla, questo è il quinto romanzo, sempre in prima (talora intervallata con diari altrui). Sappiamo che Michele è nato a Ferragosto 1950 in Libia. L’infanzia e l’adolescenza sono descritte nel secondo, il rientro a Roma dopo la morte della madre Italia nel terzo, qui lo troviamo all’Università nel 1974, ancora colmo di rancore, e dodici anni dopo, poliziotto acuto e torvo. Abbiamo già letto di alcuni misteri che ha risolto, precedenti (1982, 1983) e successivi (2001, 2005-06, 2011). A 61 anni è certamente arrivato, nonostante abbia incrociato ferite e attentati personali, morti tradimenti abbandoni affettivi, stragi delitti poteri crimini (famosi nella storia patria), per oltre 35 anni come capace investigatore (per quanto ben presto scopra d’odiare le diavolerie informatiche e s’intenda più di foto). Vari personaggi ritornano e si intrecciano, altri (inediti o quasi) hanno specifica centralità: qui soprattutto Viola, la figlia dell’odiato potente presidente Scandriga, è suo il diario segreto (dal cui testo, oltre che dallo Springsteen del 1984, deriva il titolo), è lei a essere rimasta 12 anni in carcere; e Carlo, nemico di Scandriga (e di Moro), l’uomo che lo aveva salvato dall’abisso, utilizzato nei servizi e in polizia, dopo essere divenuto capo (45enne) della squadra mobile più grande d’Italia. I pensieri di Mike su onore, lealtà e giustizia (nel ricordo della mamma) fanno da filo conduttore per amori, amicizie, legami; viene da un mondo dove offese e ignominie si lavano col sangue, scopre che si trova sempre qualche nuovo ribaldo o qualcuno col quale si è sleali. E, con l’età, s’abbandona spesso e tanto all’alcol del Lagavulin, da solo e in compagnia. Ben sapendo che Battisti c’entra poco con la destra, resta mesto con Leonard Cohen (che anche Viola apprezza).

v.c.

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