Si prevedono laboriosi negoziati per formare una alleanza di governo tra partiti che si presentano caratterizzati da reciproca ostilità e diffidenza.
Si sono tenute domenica 4 marzo le elezioni per il rinnovo del parlamento italiano, alla naturale scadenza della legislatura parlamentare, 5 anni dopo le precedenti elezioni del febbraio 2013. Questi i risultati percentuali per i principali partiti:
Movimento 5 Stelle |
Partito Democratico |
Lega |
Forza Italia |
Fratelli d’Italia |
Liberi e uguali |
32,4% |
18,8% |
17,6% |
14,0% |
4,4% |
3,4% |
Fonte: Ministero dell’Interno
Distribuzione dei seggi alla Camera:
Centro Destra |
Movimento 5 stelle |
Centro Sinistra |
Liberi e Uguali |
Totale |
260 |
221 |
112 |
14 |
607 |
Distribuzione dei seggi al Senato:
Centro Destra |
Movimento 5 stelle |
Centro Sinistra |
Liberi e Uguali |
Totale |
135 |
112 |
57 |
4 |
308 |
(dati provvisori del 6 marzo, fonte Ministero dell’Interno)
Nessuna delle coalizioni o dei singoli partiti ha i numeri per formare una maggioranza di governo. Sembra dunque inevitabile che, dopo l’insediamento del nuovo parlamento previsto per il 23 marzo, ci saranno laboriosi negoziati per formare una alleanza di governo tra partiti che si presentano caratterizzati da reciproca ostilità e diffidenza.
Il Movimento 5 Stelle ha ottenuto un risultato sorprendente soprattutto al sud, dove in alcuni casi ha superato il 50% dei consensi. Al nord si consolida la Lega, che risulta in diverse zone il primo partito. La crescita straordinaria di questi due partiti va a discapito soprattutto del Partito Democratico, e di Forza Italia, il partito di Berlusconi.
Il risultato può essere interpretato come un voto contro l’Europa, che da molti italiani viene vista come un ostile difensore della finanza e degli interessi tedeschi. Un’Europa, che senza pietà pretende ai governi nazionali la restituzione rigorosa dei prestiti, la riduzione del debito e il pagamento degli interessi. Una politica di austerità per molti osservatori economisti controproducente per lo sviluppo della produzione industriale. Determinante per la svolta populista è anche l’accusa di avere lasciato l’Italia ad affrontare da sola la pressione migratoria.
L’elettorato italiano ha lanciato un messaggio di ostilità contro un’Europa emotivamente lontana, a cui manca una sensibilità sociale, la vicinanza e la comprensione dei problemi della popolazione. In un periodo di difficoltà, una larga parte dei cittadini osserva l’Europa occuparsi esclusivamente degli interessi del capitale e delle grandi multinazionali, con una politica di austerità che trascura i problemi – reali o percepiti che siano: la sicurezza, la crescente povertà, l’incertezza sul futuro delle pensioni degli anziani e del lavoro dei giovani, l’immigrazione dai focolai di guerra dell’Africa e del medio oriente, la salute, l’inquinamento ambientale.
Nelle due regioni Lazio e Lombardia, in cui si sono svolte contemporaneamente le elezioni regionali, molti elettori che hanno appoggiato il Movimento a livello nazionale hanno fatto scelte diverse. Nel Lazio, dove è stato confermato il governatore uscente Nicola Zingaretti del PD, il Movimento fondato da Peppe Grillo ha raggiunto solo il 27,1%, mentre nella Lombardia un modesto 20,1%. Persiste l’impressione che il successo del Movimento 5 Stelle sia dovuto più al voto di protesta che all’appartenenza di partito.
di Massimo Predieri