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Sri Lanka: Kandy, la città sacra dell’isola

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Nell’isola di Kandy, nello Sri Lanka, si incontrano paesaggi suggestivi e tracce del passato. Montagne, fiumi, santuari e profumo di incenso inebriano i turisti.

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La strada che ci porta verso Kandy, la città sacra dello Sri Lanka, comincia in maniera pianeggiante, con piccoli esercizi commerciali ai lati della carreggiata che ci ricordano la prossimità del mare, soprattutto bancarelle che vendono pesce ed altre che espongono attrezzature per la pesca o qualche oggetto utile ai turisti per potersi sollazzare lungo l’infinito litorale sabbioso. Quasi all’improvviso, la strada comincia a salire. Prima impercettibilmente poi in maniera più decisa. Ci inoltriamo nell’interno dell’isola verso le verdissime montagne che costituiscono il cuore di questa piccola ed orgogliosa nazione. L’autista, che con mirabile disinvoltura conduce il nostro mezzo nonostante il traffico caotico, ci segnala di volta in volta le peculiarità della regione che stiamo attraversando. Piantagioni di caucciù, distese di palme gonfie di noci di cocco, piccoli banchi di contadini che offrono succose ananas pronte ad essere mangiate dopo essere state pulite con un machete e soprattutto infinite piantagioni di te’, il vero vanto di queste vallate. La cultura spesso si impone sull’impenetrabile vegetazione con Stupa bianchi dai quali salgono in cielo profumatissime scie d’incenso. Oppure enormi Buddha circondati da venditori di ghirlande colorate che i credenti indossano prima di entrare nei santuari.
Kandy Santuario, Redazione Italiani
Dopo ore di viaggio, nonostante la relativa distanza che ci separa dalla nostra meta, arriviamo in prossimità di Kandy, la lussureggiante seconda città dello Sri Lanka, circondata da laghi e da piccoli fiumi nelle cui anse dimorano iguana e piccoli alligatori. Nel centro della città è ancora indelebile il passato coloniale britannico con magazzini in stile vittoriano che, nonostante i segni del tempo, permeano la vita commerciale degli abitanti. Dopo frenetiche consultazioni sul modo di presentarsi al cospetto del luogo più sacro di tutta l’isola, cioè il Tempio del Dente di Buddha, l’autista ci lascia all’inizio di un piccolo viale alberato dove acquistiamo fiori da donare sugli altari ed affittiamo due sari che mia moglie e mia figlia più grande si annodano alla vita in modo da coprire le gambe fino alle caviglie, mentre a me basta calare i miei calzoni corti al di sotto delle ginocchia. Lasciamo le scarpe presso una sorta di piccolo bungalow tristemente noto perché nel 1998 fu il luogo dove si fece esplodere un militante delle Tigri Tamil, uccidendo decine di persone e devastando la parte anteriore del Tempio. Salendo scalzi lungo la scalinata che ci separa dal Santuario i fumi d’incenso alla rosa quasi ci stordiscono. Una processione di monaci seguiti in fila indiana da decine di fedeli, soprattutto donne, ci indica la strada da seguire per arrivare al Sancta Santorum del Tempio. Colonne di legno smaltate di rosso levigato dalle mani degli infiniti visitatori sorreggono la struttura. Marmi preziosi e avori abbelliscono le pareti. Fedeli e turisti giunti da ogni dove offrono i propri doni floreali sugli altari mentre scolaresche con un’immacolata divisa bianca sfilano orgogliose mirando le proprie divinità.
Kandy Monaco, Redazione Italiani
All’uscita è quasi sera e migliaia di uccelli fendono il cielo oscurandolo, mentre la preghiera dei muezzin si leva dai megafoni montati sugli alberi. Nonostante Kandy sia la capitale del Buddismo, la religione principale dell’isola, le altre fedi convivono in armonia, anche se ultimamente si sono registrati scontri tra la comunità buddista e quella musulmana a causa di un fatto di cronaca nera. Passiamo la notte in un hotel adagiato sulle verdi colline che circondano il lago principale e poi via in macchina verso l’aeroporto di Colombo, in attesa del volo che ci riporterà in Italia con il rammarico di essere rimasti troppo poco ed aver visto una porzione infinitesimale delle meraviglie che si nascondono in questa splendida isola.

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::autore_::di Diego Grazioli::/autore_:: ::cck::2537::/cck::

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