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Follia maggiore

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Il caso dell’uccisione di Giulia Zerbi è seguito dal sovrintendente Pasquale Carella e dal vicesovrintendente Tarcisio Ghezzi, i due avevano condiviso in passato un’appassionata storia d’amore.

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Copertina: Follia maggiore 

Autore:
Alessandro Robecchi

Titolo:
Follia maggiore 

Editore:
Sellerio
Uscita 2018

Pagine: Pag. 394
Genere: Noir
Prezzo: euro 15,00

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Milano. Novembre 2017 – gennaio 2018. Carlo Monterossi, portatore sano di blues dylaniano e di autentici guai (con orrore della violenza), ha abbandonato il programma Crazy Love che lo ha reso famoso e benestante, vivacchia in attesa di capire che fare. Ha iniziato a vedersi e a fare spesso sesso con Bianca Ballesi, la carina spigliata produttrice dell’odiato programma, quasi 39enne. Continua a garantire aiuto al grande amico borderline ficcanaso private eye Oscar Falcone, che ora si fa accompagnare a Napoli per trovare e far tornare il 72enne Umberto Serrani (in forma perfetta), come chiesto dal figlio (più interessato al denaro che al resto). Serrani si è ormai ritirato a vita privata. Per decenni aveva “nascosto” soldi: spostato, recuperato, diviso, riunito e seppellito soldi, acquisendo un notevole gruzzolo e autorevoli amicizie. In auto parla loro di ossessioni e rimpianti. Poi scopre che è stata uccisa per strada l’ancora bella insegnante e traduttrice 59enne Giulia Zerbi e allora li assume per scoprire chi è stato. Anche la polizia ovviamente segue il caso: questa volta l’alto sottile solitario nervoso 40enne sovrintendente Pasquale Carella e l’acuto indisciplinato camaleontico compassionevole (ormai a pochi anni dalla pensione) vicesovrintendente Tarcisio Ghezzi fanno coppia, ognuno a suo onesto modo, il fumatore insonne e l’intagliatore di dubbi. All’inizio degli anni novanta Umberto e Giulia avevano condiviso un meraviglioso appassionato amore (mantenendo ciascuno una doppia esistenza, sconosciuta all’altro). Lei ora viveva con Sonia, una figlia promettente soprano, e stava subendo difficoltà economiche. In passato, era stato lui a decidere di non vedersi più, sceglie perciò di farsi bene carico dell’intera situazione, senza più rimorsi.

Piove sempre nel nuovo ottimo romanzo del giornalista e autore televisivo Alessandro Robecchi (Milano, 1960), in terza varia al presente, quinto della serie d’alta qualità. La pioggia fa malinconia e stride. Bagna e non rassicura. E copre tutte le Milano, disincantandole: gli skyline e i casermoni, gli apericena e i brutti bar, gli scintillii e i carretti, le ville nel verde e i poveri stropicciati. Accanto all’indagine principale vi sono altre piste: i soldi a strozzo e l’usura, lo spaccio e le bande del traffico, la corruzione di poliziotti e funzionari apparentemente perbene. Solita ironica attenzione a vecchie e nuove figure: certo la diva Flora che continua il programma; certo la badante Katrina che garantisce fede e cibo; questa volta il finanziere innamorato, suoi i flashback sugli intriganti incontri del passato, soprattutto in lussuosi alberghi; questa volta Sonia che canta agli sposi dopo uno sfarzoso matrimonio proprio l’aria del titolo, “Non si dà follia maggiore / dell’amare un solo oggetto: / noia arreca, e non diletto / il piacere d’ogni dì”. Nessuna illusione, è uno spreco amare un uomo / una donna alla volta, meglio forse concedersi a tanti / tante. Si tratta dell’incipit della cavatina di donna Fiorilla dal Turco in Italia del giovane celebrato Gioacchino Rossini (1792-1868). E l’opera lirica comincia a piacere tanto all’aitante Carlo (gli gusta Pergolesi, e poi la classica di Bach e Barber), pur non rinnegando mai suoni e parole dell’immenso Dylan, fra un whisky e l’altro. Sauvignon Blanc con Bianca, ovviamente.

 

v.c.

 

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