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Gli amori tra le figure comuniste di spicco: dalla coppia composta da Münevver Andaç e Nâzım Hikmet Ran, alla storia tra Kokovlìs e Polichronaki, fino ad arrivare alla relazione tra Silvia Berman e Robert George Thompson.
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Autore: Titolo: Editore: Pagine: Pag. 267 |
Turchia, Grecia, Usa. Novecento. La traduttrice Münevver Andaç (1917-1998) e il poeta comunista Nâzım Hikmet Ran (1902-1963) si amarono, brevemente a Istanbul e qualche anno a distanza, vissero insieme poco ed ebbero un figlio. I comunisti greci Nikos Kokovlìs (1920-2013) e Arghirò Polichronaki (1926) si amarono, in decennale eroica clandestinità a Creta (alla cui fine ebbero un figlio) e poi per il restante tempo esuli (e genitori) in Uzbekistan (attraverso l’Italia), fino alla fine. I comunisti americani Sylvia Berman (1924-2014) e Robert George Thompson (1915-1965) si amarono, quando lui uscì dalla prigione del maccartismo per alcuni anni, lui divorziato (e sempre in viaggio) lei vedova, fino alla fine (sono seppelliti accanto nel militare Arlington National Cemetery di Washington, grazie all’onorificenza avuta in guerra). La comunista italiana Luciana Castellina (Roma, 1929) ha incontrato personalmente i primi cinque dei sei (e solo la seconda delle tre coppie) nella sua intensa attività di dirigente politica e parlamentare europea. Ha covato memoria diretta delle loro storie d’amore per almeno un decennio, conservando appunti e materiali, raccogliendo testi e lettere, svolgendo ricerche e approfondimenti. Esce ora con un toccante affresco di passioni e affetti, un volume con le straordinarie biografie di sei uomini e donne, che si votarono a un comunismo militante (mai dogmatico nei rari momenti democratici, quando poterono discutere), tre coppie attratte da politica e amore, capaci di incrociare con emozione comune i drammi del secolo. Narra alla grande l’amorevole geopolitica del Novecento. Leggendola si capisce più della Turchia e della poesia universale (denuncia politica e accenti sensuali), delle Resistenze e delle dittature a Creta e negli arcipelaghi greci, della conquista dei diritti, della clandestinità non criminale e del filosovietismo statunitensi leggendo le storie personali dei protagonisti, che attraverso cento saggi di aridi dati o fatti, date o cronologie. Mitico.
Oltre la metà del godibilissimo testo è ovviamente dedicato alle due personalità più note in Italia e nel mondo, al prolifico fondamentale amore fra il leggendario Nâzım, morto in esilio per infarto 55 anni fa, uno dei più grandi poeti del Novecento, e la cugina Münevver, l’ottima traduttrice in francese (e altrove, per quel tramite) dei grandi autori turchi (Hikmet stesso, pure Pamuk e Kemal). Lui figlio e nipote di pascià, 17enne pubblicò i primi versi, bello e affascinante, occhi azzurri e capelli biondi, 20enne si impegnò volontario per l’indipendenza con Atatürk (1881-1938), diventò insegnante e comunista, transitò in Russia; poi in patria venne più volte arrestato e trascorse ben 17 anni in carcere; nel 1950 fu rilasciato e riparò presto in Unione Sovietica. Lei, figlia di una francese e del fratello ambasciatore di Celile (la mamma di Nâzım), occhi verdi e sguardo intenso, bella e colta; aveva già un marito e una figlia (Renan) quando lo andò a trovare con altri nell’ospedale del carcere, si scrissero, partecipò alla campagna per la liberazione, decise di farsi trovare là fuori quando finalmente uscì; nel momento in cui lo aiutò a scappare e rimase sola visse da reclusa con i due figli, traducendo gialli, infine in esilio insegnò Lingue orientali a Varsavia. Castellina spiega chiaramente perché sceglie Münevver fra i tanti tormentati amori (anche lunghi) del romantico orgoglioso Nâzım. Si conobbero nell’autunno 1948, poterono frequentarsi (e convivere) solo dal luglio 1950 alla forzata fuga di lui da Istanbul (e da complotti dei militari) nel giugno 1950 (nemmeno tre mesi dopo la nascita di Mehmet), rimasero lontani quasi senza notizie per oltre dieci anni (e lui si sposò in Urss con Vera), si reincontrarono poi una solo volta a Varsavia il 3 agosto 1961 (nemmeno due anni prima della morte di Hikmet per infarto). Castellina li conobbe entrambi, lei a Istanbul grazie a Joyce Lussu (che aveva tradotto le poesie in italiano dal francese), lui a Roma: “il comunismo è colmo di errori e di orrori, ma anche di dolorosissimi amori”. Sono biografie di persone nel loro contesto geopolitico (sempre premesso e parallelo). I contatti personali risultano funzionali a collegare gli eventi internazionali al comunismo italiano e a sentire la “molla” umana, non altro. Non cercate pettegolezzi o consigli amorosi, anche i rari accenni a tipici atteggiamenti dei “maschi” sono utili solo a farci capire meglio l’amore per la poesia e per l’impegno politico, le donne e i popoli, l’innamoramento come una forma di non assuefazione. E per nessuna delle tre coppie ci poté mai essere vita civile, pubblica, ordinata in democrazie parlamentari.
v.c.
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