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Siamo più stupidi dei nostri nonni

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La regressione dello sviluppo della mente e il ritorno di analfabetismo sarebbero riconducibili al cambiamento dello stile di vita

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Ogni generazione è più intelligente della precedente. Un refrain che sentiamo sempre più spesso. Ogni anno che passa i ragazzi sono sempre più vivaci, più attenti alle novità, insomma, in una parola è il progresso grazie al quale i giovani di oggi possono accedere a migliori cure mediche, ad un mangiare più sano, all’istruzione, al viaggiare, in conclusione una generazione da invidiare.

Peccato che a risvegliare da questo sogno dove il progresso si coniuga con maggiore intelligenza, arriva la realtà scientifica che demolisce di fatto questo assioma.

Due importante ricercatori, Bernt Bratsberg e Ole Rogeberg del Centro Ragnar Frisch per la Ricerca Economica in Norvegia, hanno sottoposto ai test sul quoziente di intelligenza (QI) ben 730.000 giovani chiamati alla leva obbligatoria in Norvegia dal 1970 al 2009.  

Ciò che emerge, non solo da questa ricerca scandinava, ma anche da altre effettuate in tutto il mondo, è il valore intellettivo dei giovani sceso di ben 7 punti generazione dopo generazione, portando ad un risultato che ribalta tutta la nostra concezione del progresso, non esitando ad affermare che i nostri nonni erano molto più intelligenti di noi!

Nello studio riportato dai due ricercatori norvegesi pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences si nota inoltre come sia sempre più difficile per i giovani gestire elementi fondamentali per lo sviluppo umano della mente come il ragionamento, la sintesi di un problema, il saper intuire o trovare soluzioni alternative non già codificate.

Queste analisi non sono, purtroppo, un caso isolato nel mondo della ricerca neurologica. Altri studi confermano questo calo assai vistoso del fattore QI, addirittura in Gran Bretagna è sceso di 2,5 fino a 4,3 ogni decennio a partire dalla Seconda guerra mondiale.

Le cause di questo arretramento intellettivo è dato da molteplici elementi riscontrabili in quasi tutte le nazioni cosiddette sviluppate, non ultimo il cambiamento spesso radicale degli stili di vita come: non leggere libri, non relazionarsi con i coetanei, vivere isolato molte ore al giorno con i videogiochi, tutti elementi che portano all’insorgere di vere fobie verso il mondo esterno, in una parola: alienazione.

Già alcuni anni fa, il biologo Bruno D’Udine, per molti anni docente universitario a Cambridge, lanciava l’allarme sui problemi intellettivi delle nuove generazioni analizzando con grande preveggenza il risultato delle ricerche a cui abbiamo accennato, tra cui, la carenza di un bagaglio di cultura generale, la mancanza di sforzo intellettivo come, ad esempio, usare un linguaggio più ricco che altrimenti impoverisce la mente.

Abbiamo circa 100 mila vocaboli nel nostro idioma da poter utilizzare – afferma il prof. D’Udine – e invece ne usano appena 6/700 se sono persone di un certo livello d’istruzione altrimenti al massimo si usano 300 parole se non di meno”.

Se questo ritorno di analfabetismo è grave per lo sviluppo evolutivo di un giovane   bisogna aggiungere tristemente che: “Anche la salute intellettiva di molti ragazzi è già compromessa per il futuro – afferma ancora D’Udinea causa di una dieta spazzatura sempre più colpevolmente di moda (altro che mangiare più sano. Ndr) e, soprattutto, all’ abuso di alcol e droga consumati senza alcuna remora in età giovanissima quando l’organismo è ancora in via di formazione”.

Situazioni gravi sconosciute ai nostri genitori, per le quali, purtroppo, in poche generazioni abbiamo distrutto, o quasi, un patrimonio genetico importante con il risultato che in età matura questi giovani molto probabilmente avranno seri danni alla propria salute a causa di queste esagerazioni di gioventù.

Un pericolo più vicino di quanto si possa pensare se già in numerosi ospedali di mezzo mondo casi accertati casi di Alzheimer, di senilità precoce o Parkinson sono diagnosticati a persone che non hanno ancora quarant’anni!

Una situazione grave che conquista disgraziatamente sempre più giovani e giovanissimi di cui sembra, però, non importare niente a nessuno, ma sono proprio questi ragazzi che avranno il compito di dirigere la propria nazione ed anche mondo e questo certo non è rassicurante.

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::autore_::di Antonello Cannarozzo::/autore_:: ::cck::2723::/cck::

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