::cck::2737::/cck::
::introtext::
L’autore Antonello Calore ripercorre con meticoloso acume l’evoluzione dello status dei cittadini romani nel periodo dei re da Romolo ai Tarquini.
::/introtext::
::fulltext::
Autore: Titolo: Volume I, L’età regia Editore: Pagine: pp. 99 |
Roma. Tra l’VIII e il VI secolo a.C. Riflettere sulla cittadinanza significa richiamare il rapporto giuridico fondamentale che lega l’individuo all’ordine politico e sociale, un legame che dopo la Rivoluzione Francese riguarda sia l’appartenenza (a una Nazione) che la partecipazione (a un sistema di diritti e doveri). Il modello sembra oggi entrato in crisi per ingenti flussi migratori, la globalizzazione dell’economia, il multiculturalismo delle società, il ruolo di istituzioni sovrannazionali. Può essere, dunque, utile non dare per scontato il modello otto-novecentesco e verificare concezioni e pratiche più antiche. Antonello Calore (Sulmona, 1952) insegna Diritto Romano a Brescia e ripercorre con meticoloso acume l’evoluzione dello status dei cittadini romani (una minoranza dell’intera popolazione) nel periodo dei re da Romolo (753) ai Tarquini (509). Esistevano più “Cittadinanze nell’antica Roma”, acquisibili non solo con la nascita, mai strumento di pura esclusione e chiusura.
v.c.
::/fulltext::
::autore_::::/autore_:: ::cck::2737::/cck::