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Metodo Aquarius alle ortiche

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Le urla prepotenti, capaci di sopraffare, col volume dei loro latrati, l’esposizione di coloro che propongono idee diverse non aiutano a trovare le soluzioni ai problemi che abbiamo sul tavolo.

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Nell’edizione dello scorso 22 agosto, avevamo pubblicato un articolo dal titolo “Il metodo Aquarius” (editoriale di El Pais) che legittimava il rilascio di un sospiro di sollievo, nella convinzione che si fosse scongiurata una pesante crisi politica nell’ambito Unione Europea.

Non era così: si era giunti semplicemente di fronte alla realizzazione di un nuovo caso singolo da trattare come nuovo, affidato alla creatività del protagonista, non sappiamo per quanto tempo.

Il potere di cui i nostri personaggi dispongono è utile per consolidare la propria posizione nello scacchiere di cui sono protagonisti, o comprimari, o semplici spettatori, in attesa di nuove situazioni da utilizzare per i propri scopi politici.

E’ questo l’ambiente in cui è maturato il “Caso Diciotti” con i relativi atti, cominciando dal 23 agosto, giorno in cui UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per le migrazioni, e OIM, l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, chiedono una soluzione urgente allo stallo che ha investito la nave, esortando il Governo italiano a consentire lo sbarco ai rifugiati e migranti salvati rimasti senza giustificabili motivi a bordo della Guardia Costiera italiana “Diciotti”.

Ad aggiungersi alla pressante richiesta di 17 persone bisognose di assistenza medica e di 27 minori non accompagnati vi è l’insieme dei 150 migranti, tutti adulti rimasti a bordo della Diciotti, attraccata nel porto di Catania.

Ed ancora, lo scorso 25 agosto la Procura di Agrigento indaga il ministro dell’interno ed il suo capo di gabinetto per sequestro di persona, abuso d’ufficio e arresto illegale.

A determinare tale situazione ha concorso in primo luogo l’insistenza pervicace del ministro dell’interno, Matteo Salvini, il quale ha condotto i rapporti tra Italia e Unione Europea un passo oltre la linea di tolleranza nei rapporti bilaterali e multilaterali.

Sembrerebbe che l’atteggiamento, assunto sul continuum delle posizioni radicali portate alle estreme conseguenze dalla Lega, peraltro in apparente contrasto con la linea politica di una parte della coalizione di governo di cui è parte, non sia dovuto ad un errore di valutazione dei rapporti di forza tra gli attori del conflitto, ma sia il frutto di una scelta ponderata.

Sono numerose le ragioni che inducono a formare tale convinzione, e non a rifarsi ad analoghe tesi sostenute da Le Monde, come, ad esempio: “La coalizione tra il Movimento 5 stelle (M5S, antisistema) e la Lega, il partito di estrema destra di Matteo Salvini, non può nascondere l’ovvio: la maggior parte delle promesse elettorali non si può finanziare, se non al costo di fare esplodere i conti pubblici da anni non ai vertici della soddisfazione.”

Piuttosto, esprimiamo consenso con quanto dichiarato dal Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati. La vita di rifugiati e richiedenti asilo è messa in pericolo, mentre gli Stati sono impegnati in discussioni politiche per trovare soluzioni a lungo termine. La situazione della nave Diciotti è ora risolta, grazie oltre che all’iniziativa di Irlanda ed Albania, (quest’ultima non appartenente neanche alla UE, ma che ne farebbe salti enormi per farvene parte) anche alla longa manus della Chiesa Cattolica. Ma cosa succederà la prossima volta?

L’Italia ha bisogno di un approccio europeo collaborativo e prevedibile nei confronti delle persone soccorse in mare”.

Le urla prepotenti, capaci di sopraffare, col volume dei loro latrati, l’esposizione di coloro che propongono idee diverse non aiutano a trovare le soluzioni ai problemi che abbiamo sul tavolo.

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::autore_::di Giorgio Castore::/autore_:: ::cck::2780::/cck::

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