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La figura di Craxi fa discutere ancora oggi, una specie di profeta che aveva previsto tutti problemi per i quali ancora ci dibattiamo, evidenziando tutte le complessità della politica di una Europa unita finanziariamente ma non idealmente
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Se fosse ancora vivo Bettino Craxi (per i più giovani fu il segretario del partito socialista negli anni ‘80. Ndr), probabilmente sarebbe un alleato della Lega e dei 5 Stelle.
Certo Craxi non avrebbe mai abbandonato la sua fede socialista, ma da politico pragmatico qual era avrebbe compreso che il mondo cambiava vertiginosamente e che le vecchie e stantie liturgie politiche avevano fatto ormai il loro tempo.
Lo aveva capito con grande lungimiranza già negli anni ‘70 /’80 quando propose al suo partito di modernizzarsi e guardare al mondo con una nuova attenzione e voglia di fare.
Iniziavano i famosi anni della “Milano da bere”, slogan di un famoso amaro che ebbe la capacità di essere ben presto un vero manifesto politico, dove, nonostante l’inflazione a due cifre, sembrava che il sistema Paese andasse verso un futuro “radioso”.
Il sogno finì una mattina del 15 dicembre del 1992 quando la guardia di finanza arrestò a Milano uno sconosciuto Mario Chiesa, almeno al grande pubblico, e responsabile dello storico istituto di beneficenza Pio Trivulzio, mentre intascava una ‘mazzetta’.
Come nel gioco del domino ciò che sembrava un fatto relegato alla cronaca nera di Milano improvvisamente divenne una tragedia nazionale e tutti i dadi del gioco caddero uno dopo l’altro facendo scoprire una voragine di corruzione che non lasciò alcun partito politico indenne sotto le indagini dei magistrati. Erano gli anni di ‘Mani Pulite’ e di un pubblico ministero destinato a far parlare di sé negli a venire: Antonio di Pietro.
Anche Craxi, come è noto, venne coinvolto per il finanziamento illecito del partito e per non cadere nelle mani di una giustizia che sembrava aver già scritto la sentenza, partì in esilio alla volta di Hammamet in Tunisia, rimanendo però per la giustizia italiana un latitante fino alla sua morte avvenuta il 20 gennaio del 2000.
La figura di Craxi è di quelle che fa discutere ancora oggi.
Se sul piano giudiziario non ci sentiamo di poter dare alcun giudizio sul piano politico a distanza di anni con tutto quello che è successo e dei vari personaggi politici che via via hanno occupato la ribalta politica, Bettino Craxi risulta un gigante, soprattutto ora che è uscito un libro sui suoi appunti politici edito da Mondadori dal titolo “Uno sguardo sul mondo”.
Il libro sembra scritto da un profeta, anzi una specie di Nostradamus redivivo, infatti, tutti problemi per i quali oggi ancora ci dibattiamo nella più completa confusione, lui li aveva già osservati e visti con un anticipo di anni evidenziando tutte le complessità della politica mondiale specialmente i pericoli di una Europa unita finanziariamente, ma non certo idealmente.
Esce da questi appunti, un Craxi come una voce fuori dal coro, specie in un momento in cui tutti decantavano le lodi di un futuro roseo del Continente con i primi abbozzi per la sua unione, ma lui, nel suo esilio, ne vede invece i pericoli ironizzando sull’euforia ulivista, eccitata al pensiero di passare alla storia come esponente di un nuovo assetto geopolitico, e per questo riprende le parole dell’allora premier tedesco Gherard Schröder che era di tutt’altra opinione:”L’ Unione monetaria fatta in modo precipitoso è condannata a una nascita prematura, malaticcia”.
E da questo Craxi prende l’esempio di un bimbo ancora in fasce: “Perché un piccolo nasca e faccia la gioia dei suoi genitori – afferma – noi dobbiamo, (in questo caso la nascente Ue, ndr) curare rapidamente le condizioni politiche adeguate e innanzitutto degli standard paragonabili in materia di politica fiscale, sociale e dell’ambiente. Diversamente – prosegue – si porrà il problema della concorrenza: chi è pronto a lavorare per salari più bassi e peggiori prestazioni sociali?” e prosegue avvertendo come non solo l’Italia, ma l’Europa che si vuole fondare con una moneta unica fondata su questi preludi è destinata a sbandare tanto che anni prima, nel 1988, al congresso dell’allora Pci, affermava che:” Sarà difficile per tutti porre argine a ridurre le sacche della disoccupazione se non si vaglierà adeguatamente tutta l’importanza della dimensione sociale nel processo di integrazione economica. Rispetto a questi problemi tutta l’Europa è in ritardo e la stessa scadenza del 1992, con l’attuazione del mercato unico, non fa che sottolineare la necessità e l’urgenza di una rinnovata attenzione ai problemi dell’europeismo”.
Non manca poi l’ironia, quanto mai attuale, quando parla dei vari incontri politici come il Consiglio europeo svoltosi a Vienna nel 1998 dove, facendo una sintesi dei lavori, commenta:”Uno spruzzo di sociale. Un giro di pista sul finanziamento della Comunità. Qualche accenno alla detassazione e un pranzo con i candidati all’ ingresso nell’ Unione” e null’altro da segnalare.
Crediamo che nulla, o poco, sia cambiato in queste liturgie europee.
Nel libro ci sono anche i ritratti, i commenti e indiscrezioni sugli uomini politici del suo tempo, personaggi e fatti che sembrano usciti dalla preistoria politica, tanto veloce è andato il mondo, ma è utile leggere queste pagine che non hanno perso la loro attualità per comprendere come siamo arrivati allo sfascio del sogno europeo, almeno in questo tratto di storia, e del caos mondiale quando dopo la caduta del ‘Muro’ si parlava della fine della storia.
Bettino Craxi è morto diciotto anni fa, ma il suo pensiero, pur tra luci ed ombre, è ancora in grado di suscitare interesse e nuove proposte anche per la politica di oggi, come dimostrano le pagine di questo libro.
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::autore_::di Antonello Cannarozzo::/autore_:: ::cck::2846::/cck::