Il Presidente della Repubblica Mattarella costretto ad un intervento distensivo nella crisi diplomatica scaturita dalle incontinenze verbali di Salvini e Di Maio.
La scorsa settimana, ascoltando le parole dei 2 proconsoli italiani, ho pensato che stessero preparando un manuale a due mani per le prossime elezioni europee: “Come passare dalla parte del torto pur avendo ragione”. Poi mi sono ricordato della loro scarsa dimestichezza con la penna e il loro amore per i social, e ho avuto l’impressione che fossero più incontinenti che incontenibili. E purtroppo non sempre fanno centro. Tant’è che hanno esposto l’Italia e gli Italiani al pubblico ludibrio internazionale senza riuscire a spiegare le motivazioni di quel pur fondato dissenso che l’Italia ha maturato nei confronti dell’Europa in generale, oggi della Francia, ieri della Germania.
Gli è che agli Italiani è apparso che il proprio paese sia stato fatto vittima, sembrerebbe premeditata, da parte dei “cofondatori” dell’Europa Unita; è parso che questi si siano fatti i fatti propri alle sue spalle, specie in materia bancaria, a dispetto del soldo patrio; di avere imposto regole rigide al sistema bancario solo dopo aver coperto i loro fallimenti e messo e in salvo le proprie banche, lasciando in brache di tela le banche degli altri paesi che avevano problemi ben meno gravi; ci hanno considerato se non proprio “inferiori”, di “minore importanza”. Gli italiani hanno pensato che ne avessero il diritto e han fatto i conti senza l’oste. La ricaduta negativa si è manifestata in tutti i settori. La questione è poi esplosa con il problema dell’immigrazione.
In realtà è apparso evidente che questo fosse solo l’effetto di scelte ben più gravi da cui i nostri partner avevano tratto profitto negli anni precedenti, a grave discapito non solo nostro. Un danno difficilmente recuperabile. Le cui colpe sono ataviche ma risiedono pur sempre nei peccati della finanza e del mercato. Risalgono all’epoca del colonialismo e da allora sono proseguiti con lo sfruttamento ancora attuale degli stessi territori quando questo è stato dato per finito. Un colonialismo in realtà proseguito nei fatti con la complicità di pessimi rappresentanti locali compiacenti e ben compensati.
L’ingerenza in questo contesto di altri paesi, quali l’Italia, ha provocato negli ultimi decenni la caduta di regimi consolidati, sostenuta da parte dei partner europei; e il recupero indiretto dei territori perduti da parte degli ex colonizzatori, sempre in difesa dei propri affari. Ne è seguito un doloroso sfacelo che è sotto gli occhi di tutti e che ha reso invivibili gran parte di quei luoghi. Guerre, stragi, distruzioni, dittature, persecuzioni, carestie, cui si è aggiunto il grave problema dell’inarrestabile cambiamento climatico.
A gran parte di quelle popolazioni non è rimasto che tentare di fuggire altrove, a rischio della propria vita e di quella dei propri cari. In questo contesto, agli italiani, che pure erano stati fortemente e forzatamente coinvolti nelle così dette operazioni di peace keeping, è parso che fossero state strumentalmente modificate le vie dell’emigrazione. Da quelle storiche e più agevoli, quali la Spagna, la Grecia e l’Est, è stata favorita una via di fuga verso e attraverso l’Italia.
Gli aiuti anche navali offerti per il controllo si sono rivelati ben presto asserviti ad un simile progetto; tant’è che l’Italia ha avvertito la necessità di salvaguardarsi (sino farne a meno) dai falsi aiuti di “consoci” (vedi quanto accaduto da ultimo con il ritiro della flotta olandese). Le ONG straniere, con mezzi realmente più o meno privi di requisiti legali, pur spinte dai migliori e fino a prova contraria onesti propositi, sono divenute strumenti inconsapevoli di quei progetti. I criminali trafficanti d’uomini, sono risultati ben tutelati e hanno fatto il resto. È apparso come vi fosse un interesse occulto a che una simile situazione si stabilizzasse e consolidasse. Questo da un canto.
Dall’altro i paesi eufemisticamente definiti in via di sviluppo sono stati lasciati nelle condizioni precarie in cui erano, se non peggiori; costringendo le popolazioni locali, afflitte da fame, ingiustizia e da un incontenibile incremento demografico, a emigrare. A questo corrispondeva che gli ex coloni continuassero a sfruttare il territorio, le risorse e la parte della povera gente che non era in grado nemmeno di fuggire.
Un problema che è destinato ad aumentare, a esplodere, fino a quando in quei paesi non vi sarà un vero sviluppo. Non solo economico, ma soprattutto culturale, civile, sociale e democratico. Che possiamo definire “progresso”.
Eppure non sembra sia questo l’interesse dei membri dell’Unione Europea, solidali nella gestione dell’euro e del mercato, ma concorrenti in tutti gli altri settori; ergo, partner solo in parte, o meglio dove loro conviene. La settimana scorsa il problema è balzato alla ribalta per le parole di Di Maio e di Salvini, che con il loro usuale malo modo hanno esposto una piccola parte delle informazioni allarmanti ricevute dai loro consiglieri.
Il nostro povero Premier, che benché non sia mai eletto, sta dimostrando buona volontà e più capacità di quanto ci si aspettasse, si è coraggiosamente presentato a Bruxelles e, facendo buon viso a cattivo gioco, ha detto che ai parlamentari degli altri paesi – che lo avevano tacciano di essere una marionetta – dimentichi che sono tutti in scadenza e che difficilmente saranno confermati – che il burattino non era lui, ma semmai quelli tra loro che erano portatori, ovvero servitori, di interessi malsani. Forse è stato fin troppo educato evitando di ricordare a tutti i presenti che altro non erano che pessimi attori improvvisati; solo pochi di livello, tutti indistintamente interpreti di un copione dato loro da altri, pessimamente recitato; tutti parte della grande tragedia che inesorabilmente ci attende, non solo per l’incapacità, ma per il generale pavido rifiuto di affrontare la realtà.
L’epoca della finanza creativa, quella gonfiata e sgonfiata a piacimento, dello sfruttamento incondizionato degli investitori inconsapevoli, è finita. Si deve prenderne atto non solo perché sarebbe giusto, etico e corretto, ma perché è necessario e conveniente.
L’unica risorsa che può consentirci di riprendere la situazione in mano è quella di una finanza diffusa, o come scriveva su questo stesso foglio Roberto Savio l’altro giorno, di una ricchezza meglio ridistribuita, non concentrata nelle mani di pochi, ma che rimetta in moto mercato ed economia. Alias, lo sviluppo. E non a chiacchiere, ma in realtà; specie in quei paesi che più ne hanno bisogno.
Prima di concludere trovo corretto e mi conforta l’invito di Macron a Mattarella. Trovo forse un po’ troppo veloce l’immediato gradimento di quest’ultimo; anche se capisco, oltre al desiderio di salvare il salvabile, l’urgenza di una riconciliazione. L’etichetta, per non parlare della dignità, dopo l’offesa, avrebbe forse richiesto una cortese pausa prima di una tanto entusiastica accettazione.
Infine ricordo alla Francia, alla Germania, e ai nostri partner europei di prestare attenzione sia all’America, al Sud America, alla Russia, alla Cina, all’Africa, all’India; e a quei paesi da loro considerati ingiustamente minori, di cui l’Italia è buona rispettosa amica, cui è tradizionalmente e sinceramente legata, di cui sarebbe bene anche per l’Europa, se questa fosse realmente Unita, fosse buona mediatrice.
In parole povere, a tutti loro – meno che a Mattarella, cui non mi permetterei mai di dire alcunché e al quale sono devoto, non solo per il ruolo che ricopre, ma per il suo saggio operato e per i suoi dolorosi e onorevoli trascorsi – dico: fate le persone serie; se non perché vi fa piacere, perché vi conviene.
P.S. due cose: una seria, l’altra amena.
– problemi o non problemi, non abbiamo alcun diritto di ignorare i morti tra i profughi di qualsiasi tipo; che sia stata la politica, la guerra, la fame, il clima o la speranza ad averli costretti a emigrare; rispetto a quei morti la nostra responsabilità è e sarà storica; simile a quella dei quei tanti cittadini, che malgrado fossero dissenzienti, hanno girato, o girano, lo sguardo dall’altra parte dinanzi alle deportazioni, all’olocausto, alle foibe, alle stragi e a qualsiasi altro tipo di ingiustizia.
– i nostri amati cugini d’oltralpe forse, oltre al disdegno, potrebbero riconoscere il sincero sentimento di affetto riconosciuto loro da noi italiani che, pur di averli come parenti, li abbiamo sempre rispettati e li ospitiamo nelle loro sedi diplomatiche romane, da quella di Palazzo Farnese a quella di via Venti Settembre, a titolo pressoché gratuito; gentilmente ricambiato con altrettanta ospitalità parigina.
Alberto Sordi, memorabile attore romano, noto come Albertone, avrebbe detto a tutti, Macron, Di Maio e Salvini compresi: … e state boni!
La Redazione