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Lucciole … o … lanterne?

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Il disastroso gioco al rialzo degli obiettivi del governo

Sogniamo o … siam desti? Qualcuno non ci ha avvertito che è finalmente cominciata l’era del buon governo, della lotta alla corruzione, dell’accoglienza, della soluzione alla povertà, della compatibilità economica tra sviluppo e welfare, della risposta agli interrogativi escatologici del fine vita, della via finalmente imboccata per salvaguardare l’ambiente, della giustizia per tutti e via sciorinando (avrebbe detto Totò) ?
Abbiamo le traveggole, problemi di messa a fuoco, la nostra vista ha seri problemi, la nostra mente non riesce a capacitarsi di tanta positività? Potrebbe sembrare realistico se solo ci soffermassimo davanti alle affermazioni dei leader politici e di governo dell’esecutivo giallorosso. In ossequio alla discontinuità ma a che cosa, al cambiamento (di prima?) sentiamo parlare di soluzioni ai problemi nazionali, di vie di uscita ai nodi cruciali che attanagliano la repubblica dalla sua nascita, assistiamo a sorridenti riferimenti ad una mitica età dell’oro che potrebbe tornare se solo il nuovo governo porterà avanti l’accordo dei famosi dieci punti poi rivelatisi … quarantanove?
Avendo evidente coscienza che occorre darsi una svegliata, ci colpiamo da soli per riaffacciarci alla realtà che appare ben diversa. Nessun sorriso e nessuna alta dichiarazione degli esponenti dell’esecutivo può infatti neppure insinuare negli italiani la sicurezza che siamo sulla strada giusta. Così come non può dissipare la urticante sensazione che l’accordo raggiunto in quattro quattr’otto tra acerrimi nemici si sostanzi soprattutto per un aspetto: immaginare sempre un responsabile, un capro espiatorio, un nemico al quale attribuire tutte le nefandezze alle quali poi, in uno sforzo quasi epico dare risposte…. finalmente! Un accordo di potere puro e semplice tra due debolezze che si vorrebbero far passare invece per strumenti salvifici verso il futuro coordinati dall’avvocato del popolo, poi tramutatosi in araba fenice e come il mitico personaggio, rinato dalle proprie ceneri per spingere il paese verso un domani “più bello e più radioso che pria!” e condurlo a rispondere come il sulfureo Petrolini …. “bravo, bravo” concedendosi allora a sua volta un catartico “grazie”!
Ecco allora che risvegliati da questo sogno/incubo ad occhi aperti dobbiamo provare a comprendere qualcosa di più. Non passa giorno che un esponente del Pd od uno dei cinquestelle – di preferenza il tuttofare Di Maio – non indichi, alzando l’asticella i nuovi traguardi. Lo stesso personaggio che battagliava con Salvini per i tutto sommato poveri obiettivi gialloverdi. E’ in atto un gioco al rialzo, una corsa affannosa per mostrare come la scelta del nuovo sia come calata dal cielo, rimettendo in moto la storia, la politica, contro la barbarie!
Va detto subito che sul fronte del centrodestra dove – come in un vero e proprio rewind – si parla nuovamente di coalizione, quella stessa rifiutata dal leader della Lega al tempo degli impegni con i grillini, non si assiste ancora ad un vero cambiamento capace di contrastare chi è al governo. Troppo recenti gli estremismi verbali del leader leghista e i distinguo di Berlusconi e non risolto il nodo della leadership per la quale i numeri darebbero risultati differenti dalle aspirazioni di giovani e meno giovani. Troppo presto per poter capire se quella maggioranza moderata che è maggioranza nel paese si riconoscerà in questa potenziale nuova alleanza. Troppi gli interrogativi e tra questi il principale: per quale ragione Salvini ha avviato questa nuova fase che lo vede per ora alla finestra mentre in un classico episodio di riposizionamento mentale il suo ex alleato Di Maio, lo attacca senza se e senza ma! E soprattutto senza vergogna!
Soffermandoci ancora sul nuovo esecutivo occorre provare a capire se ci si rende conto di quel che si va dicendo al paese, se si è pienamente convinti di quel che si dice e di quel che si dichiara di fare. A nessuno sfugge che gli stessi problemi di incompatibilità che esistevano tra grillini e leghisti ora si ripropongono tra pd e pentastellati. Con la differenza non da poco che ad un Salvini sparafucile si è sostituita una dirigenza del Pd che sembra, con sprezzo del ridicolo, impegnata a redimere i ragazzacci di Grillo indicandone i molteplici punti di contatto con la sinistra, sperando di lucrarne in termini di consensi e di riportarli comunque al loro ovile.
A rompere le uova nel paniere e a mantenere la fibrillazione si è aggiunta ora l’ipoteca e l’interrogativo creati dalla fuoriuscita di Renzi dal Pd e la creazione dei gruppi parlamentari di Italia Viva. Il risvolto è che l’ex segretario viene visto e indicato come un nemico, i cinquestelle come potenziali amici. Sintomo evidente di dissociazione al limite della neuroscienza.
Quale conforto e sicurezza possano venire da un simile quadro politico non è chiaro.
Né sul fronte dei rapporti tra le forze in campo né sul fronte del governo dove tra affermazioni altisonanti, richiami alla realtà economica e finanziaria, la netta sensazione è che per ora si sia fermi alla classica difficoltà oggettiva, alla confusione che un tempo veniva descritta come la condizione di chi scambiava lucciole per lanterne!
Paradosso dei paradossi, dopo un anno e mezzo di reprimende dall’Europa, oggi Bruxelles ci guarda – almeno in apparenza – con maggiore comprensione. Quella stessa Bruxelles dove grillini e leghisti sono in campo non europeista almeno nella collocazione, salvo il tuffo carpiato con avvitamento compiuto da Di Maio e dal gruppo con il voto a favore della presidente della Commissione Von der Leyen, delfina in certo senso della Merkel. Non è icto oculi molto chiaro se questa benevolenza sia un bene o un male. Ma lo sapremo presto, nelle prossime settimane, quando si comincerà a parlare della famosa, vituperata o esaltata flessibilità. Con un avvertenza. Sino a ieri il negarla al nostro paese era legata alla sua pesantissima situazione debitoria. Non risulta che quella situazione si sia modificata in direzione virtuosa. Anzi, è aumentata ancora nella sua gravità!

di Roberto Mostarda

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