La parola della settimana
La ricerca che conduciamo tra i meandri della lingua italiana, alla ricerca delle parole che toccano la nostra quotidianità e che ci aiutano a provare a comprendere quel che ci accade intorno, tocca questa volta uno status che sembra il portato di questa nostra epoca confusa e complessa. Una condizione che trova spiegazione o almeno il tentativo, in una serie di elementi che non si racchiudono in una sola parola ma che hanno riferimenti in un’ampia gamma di significati che insieme ci conducono a capire. Guardando con occhi disinteressati e un po’ ironici la situazione della politica nazionale, ci accorgiamo che la cifra interpretativa e multiforme fa riferimento ad una sostanziale incapacità di capirsi e confrontarsi parlando, come usa dire, la stessa lingua. Ingenuo sarebbe fermarsi a questo stadio senza avvertire che lo scenario è fatto di complicazioni, elementi irrituali e a volte contraddittori.
Il vocabolo che forse più di ogni altro racchiude una buona dose di significato è certamente incomprensióne. Termine composto dal prefisso in che ha valore dubitativo e dalla parola comprensione. Quindi, siamo dinanzi ad una mancanza di comprensione, un’incapacità di comprendere sentimenti, carattere, oppure necessità, esigenze di un’altra persona o anche di una categoria di persone. Come si vede bene il panorama è tanto vasto quanto complesso per abbracciare le infinite possibilità in cui si possa parlare di incomprensione, appunto!
Accanto a questo valore base, possiamo annoverare anche altre parole come ad esempio, malinteso (anticamente mal inteso) aggettivo e sostantivo composta da male e da inteso. In buona sostanza, e di primo impatto, non inteso bene; non interpretato o giudicato esattamente; quindi, frainteso, o anche inadatto, inopportuno. Si scrive con grafia staccata (mal inteso o male inteso) quando inteso ha valore più schiettamente verbale. Una seconda esplicazione ci avvicina all’equivoco derivante dall’aver mal compreso o male interpretato parole o atti altrui, che è spesso causa di risentimenti o litigi.
E, allargandoci ancora troviamo il vocabolo traviṡaménto che fa riferimento all’azione di travisare, il fatto di travisarsi o di venire travisato. Il caso più frequente è quello giuridico dove per travisamento ad esempio nel diritto penale si intende l’alterazione dell’aspetto attuata, nel compiere un reato (furto, rapina, violenza privata, ecc.), per evitare di essere riconosciuto o per trarre in inganno, e che può costituire una circostanza aggravante. Ed anche in senso figurato e riferito ad un dato conoscitivo come travisamento della realtà, del senso di un’espressione, di una verità o come nel diritto, il travisamento dei fatti, ossia il vizio della sentenza o dell’atto amministrativo in quanto fondati su una situazione di fatto non rispondente alla realtà.
A completare questa sorta di caleidoscopio terminologico, abbiamo fraintedimento cioè il fatto di fraintendere, d’intendere in maniera non giusta. Se ci caliamo secondo il nostro metro nei fatti di casa nostra, ma anche in quelli continentali, ci accorgiamo che l’incomprensione, assieme agli altri stati possibili come li abbiamo elencati, fa parte integrante della nostra quotidianità. E’ difficile, avvicinandosi alla nostra politica, non provare un forte senso di smarrimento. Il paese culla del diritto, delle arti, della letteratura, della parola in genere, appare in una condizione di prostrazione dialettica, dove nessuno sembra comprendere l’altro ed ogni confronto origina ulteriori elementi di non comprensione e confusione.
Un giorno si afferma di aver raggiunto un accordo ed un’intesa e il giorno dopo, a volte lo stesso giorno, da qualche parte spunta un’analisi critica, un tentativo di mettere in discussione quanto faticosamente raggiunto poco prima. Esistono certamente, anche in chi partecipa ad un’alleanza di governo, punti di vista differenti, esigenze di differenziazione, spunti critici o dialettici che in teoria potrebbero avere il valore di un input positivo, di arricchimento del confronto e poi della sintesi. Quello al quale assistiamo, però, è una commedia degli equivoci, un continuo precisare e ridimensionare quanto affermato. Esistono piani diversi: tra i propri militanti si spara a zero anche sugli alleati, nel dibattito politico si ostenta capacità di comprensione e sincero sforzo di avvicinarsi agli altri. E’ legittimo il sospetto che in nessuno dei due casi assistiamo ad una genuina azione politica. Piuttosto siamo dinanzi ad un camuffamento, ad una tattica, ad una gestione disinvolta e la controprova è quando le parti in causa si scambiano il ruolo ovvero i militanti si mostrano scettici e nei rapporti di governo sembra tutto rose e fiori. Fortunatamente, per così dire, la realtà ci fa capire senza mezzi termini in quale delle due ipotesi ci troviamo. E non è certo dimostrazione di strategia, ovvero di gestione dell’esistente alla ricerca della opportuna sintesi anche tra posizioni distanti.
Sorge allora la sensazione che siamo davanti ad un gigantesco fraintendimento dove il diritto dei cittadini passa in secondo ordine pur se utilizzato a sostegno delle proprie tesi e che quel che conta sia invece l’equilibrio tattico, di breve respiro e destinato ad infrangersi prima o poi contro la realtà!
di Roberto Mostarda