Editoriale

Il Passo del gambero

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L’andamento delle cose mi ricorda “il passo del gambero”. A mente non tanto del modo di indicare chi procede facendo un passo avanti e due indietro, quanto del romanzo di Gunter Grass che nel 1945, alla fine dell’ultima guerra mondiale, per descrivere l’andamento di chi nella vita e nella storia avanza in modo obliquo, si rifece al modo di avanzare di sghembo di questo crostaceo.

Il romanzo traeva ispirazione dall’impietosa fine di circa diecimila persone, tra feriti e reduci nazisti, che cercavano scampo fuggendo a guerra ormai finita su di una nave da crociera che il comandante di un sommergibile russo, eroe di guerra, affondò in acque balcaniche con due missili.

Papa Francesco nelle sue omelie ricorda spesso che a dispetto della tanto decantata pace è in corso una vera e propria guerra mondiale tra paesi lontani di cui la gente non si avvede. Morti e tragedie di cui non ci curiamo e pensiamo che non ci riguardino.

Non è così. Il mondo è ormai inevitabilmente oltre che locale, anche confederale e inevitabilmente globale.

Quanto vi accade, che sia lontano o dietro l’angolo, è inevitabilmente destinato ad investirci. Anche se lontano ci riguarda da vicino e non possiamo ignorarlo. Se non per dovere etico e civico, per interesse prossimo venturo.

I loro problemi saranno prima o poi nostri. Sempre mossi interessi dal vile danaro e dal bieco interesse.

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