La parola

DISSOCIAZIONE

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La parola della settimana

Continuiamo in questa nostra rassegna – forse un segno dei tempi – a ragionare su termini che indicano la negazione del concetto alla base del vocabolo positivo. In questo caso si parla di dissociazione, ovvero secondo il dizionario l’azione e l’effetto del dissociare o del dissociarsi; lo stato di ciò che è dissociato. Diversi come sempre significati specifici. Così nella tecnica istologica, si fa riferimento alla separazione degli elementi (cellule, fibre, ecc.) che costituiscono un tessuto, attuata mediante aghi sottili o reagenti che sciolgano la sostanza intercellulare. Ancora in chimica, si indica genericamente la scissione di una molecola in altre più semplici, o in atomi o ioni; in particolare si parla di dissociazione elettronica o ionica ovvero la scissione spontanea in ioni positivi (cationi) e negativi (anioni) che le molecole di acidi, basi e sali subiscono quando passano in soluzione; termica quando si verifica la scissione per le molecole di un gas elementare e di alcuni composti che subiscono ad opera del calore. Per energia di dissociazione si intende l’energia occorrente per scindere una molecola nei suoi costituenti. A livello sociale si identifica con il fatto di dissociare o di dissociarsi, nel senso di dividere o dividersi, di staccare o staccarsi da altri. In psichiatria, e’ il disturbo tipico della schizofrenia, che investe l’intera personalità psichica dell’individuo, caratterizzato da un deterioramento dei processi associativi, per cui il pensiero viene impoverito o distorto e l’espressione di esso si traduce in parole per lo più affastellate senza nesso logico o costrutto sintattico.

Nei casi di estrema accentuazione del processo dissociativo le capacità espressive del pensiero sembrano completamente annullate, potendosi cogliere solo un vaniloquio fatto di una congerie di parole, eventualmente frammiste di neologismi, affastellate senza costrutto alcuno. Se, invece, il disturbo è meno profondo, non solo è possibile, talora, rintracciare un contenuto, con un significato ora diretto, ora simbolico, ma le varie formulazioni possono essere espresse in termini sorprendentemente attraenti, perché le anomalie strutturali – la rottura dell’ossatura sintattica, la dislocazione di frammenti del discorso, la deformazione delle parole, gli inserti bizzarri, il tono caricaturale e, infine, la trasfigurazione della realtà in un mosaico fatto di tessere minute, ciascuna vibrante di una vita propria – acquistano parvenza letteraria. Freud chiamò in un primo tempo  dissociazione psichica il processo attivo di eliminazione dal campo della coscienza di rappresentazioni o di idee penose. In seguito la nozione fu da Freud stesso precisata e trasformata in quella della rimozione. 

A questo punto verrebbe da chiedersi perché parliamo di questa parola, di questi concetti, soprattutto questi ultimi legati alla sfera personale. Nella definizione di confusione e caos poco prima delineata ci pare di cogliere, con tutte le dovute differenze e prudenze, lo stato della compagine di governo e di quella che dovrebbe essere l’alleanza politica sottesa all’esecutivo. Non passa giorno nel quale non si assista a dichiarazioni scoordinate tra di loro, eccentriche rispetto ai problemi da affrontare, piuttosto stravaganti e a tratti anche schizofreniche. Sembra cioè che non vi sia nel governo alcuna condivisione sui temi cruciali, quelli stessi in base ai quali si era inteso costruire la nuova maggioranza in discontinuità – tranne che per il medesimo premier – rispetto a quella gialloverde tra 5Stelle e Lega. 

Ogni giorno si assiste ad una critica e ad una sostanziale dissociazione tra i partner, ad una divaricazione che tocca i nodi principali delle scelte da compiere in economia, a livello nazionale e europeo/internazionale, in campo politico e sociale. Il dato più evidente è la spaccatura sempre più netta tra i pentastellati, o meglio la pattuglia governativa, e il premier espressione dello stesso movimento ma il cui agire imperscrutabile sembra procedere su linee divergenti o altrimenti detto di ricerca d’un sintesi con l’alleato Pd. Premier senza partito di riferimento e quindi sempre più alla ricerca di una struttura propria o di un approdo. Una dissociazione che sta minando e indebolendo l’azione del governo e che sta trovando plastica manifestazione nel confronto sul Mes, il cosiddetto sistema salva stati. Tutti ne parlano, tutti ne dibattono, tutti criticano o spiegano, nessuno fa capire esattamente cosa sia e quale sia lo stato attuale del provvedimento all’esame dei governi e del parlamento europeo.

di Roberto Mostarda

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