Cultura

SALVARE IL PIANETA: ULTIMA CHIAMATA

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L’obiettivo e’ dare un seguito concreto alle ambiziose prospettive di riduzione del riscaldamento climatico globale previste dalla Conferenza di Parigi svoltasi nel 2015 e ratificata da 195 paesi. E’ questo lo scopo della nuova assise sul clima COP25, in corso a Madrid fino al prossimo 13 dicembre. Una sfida che mira a cambiare radicalmente abitudini consolidate negli anni da governi, giganti industriali e comuni cittadini che hanno portato il pianeta sull’orlo del collasso. Nel documento finale sottoscritto a Parigi si era cercato di mantenere le temperature globali al di sotto di 1,5/2 gradi centigradi. Un traguardo ancora irrealizzato vista l’opposizione di alcune nazioni, prima tra tutte gli Stati Uniti, primo paese al mondo per volume di emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera che, dall’avvento della presidenza Trump, si sono sfilate dagli impegni presi. Altrettanto ipocrita l’atteggiamento di giganti demografici come Cina ed India che continuano a produrre una parte consistente del proprio fabbisogno energetico per mezzo del carbone, indicato dagli scienziati come il combustibile più inquinante. D’altronde contemperare le necessita’ di miliardi di persone con il rispetto dell’ambiente e’ una sfida che implica un drastico cambiamento di abitudini consolidate nel corso degli ultimi due secoli. A sferzare i grandi del pianeta ci sono soprattutto i giovani che, come ha ribadito recentemente l’attivista svedese Greta Thunberg, si sono visti “rubare il futuro” da comportamenti insensati reiterati negli anni. Altrettanto importanti le parole usate dal Ministro dell’Ambiente cileno Carolina Schmidt che ha parlato di una stretta correlazione tra le crisi ambientali e quelle sociali. Se milioni di persone, quotidianamente, fuggono dai propri paesi intraprendendo drammatici viaggi verso le enclave ricche del pianeta e’ perché la loro terra e’ arrivata ad un livello di sfruttamento tale da non poter più permettere un’adeguata produzione di risorse alimentari in grado di sfamare la popolazione. Il terzo mondo ha subito per anni la criminale politica delle nazioni ricche che hanno scaricato milioni di tonnellate di rifiuti tossici in discariche improvvisate nei paesi poveri, inquinando a tal punto le falde acquifere da rendere completamente sterili milioni di ettari di territorio. Un altro capitolo particolarmente critico e’ quello che riguarda lo stato di salute dei mari. Nel nostro Mediterraneo la fauna ittica e’ ormai scomparsa, a causa della pesca intensiva perpetrata da consorzi di pescherecci d’altura che spesso fanno uso di mezzi illegali, come le reti a strascico, per accumulare il volume di pescato richiesto. Negli altri mari la situazione e’ ancora più drammatica, con paesi espropriati delle proprie acque territoriali in favore di multinazionali che, grazie a contratti decennali sottoscritti da governi corrotti, hanno privato i pescatori locali della possibilità di mantenersi attraverso il proprio lavoro. In altri ancora invece le discariche sottomarine di scorie radioattive arrivate dall’Occidente, hanno completamente azzerato le specie marine, obbligando migliaia di persone a ricorrere ad altre forme di sopravvivenza, come la pirateria. In questo caso la Somalia rappresenta l’esempio più significativo. Un paese devastato da anni di guerra civile a causa delle carestie dovute alle scellerate politiche perpetrate dal comportamento di paesi cinici, tra cui l’Italia. Tante sfide dunque e un unico obiettivo: salvare il pianeta.

di Diego Grazioli

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