La parola

VERIFICA

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La parola della settimana

Dal cambiamento alla discontinuità, sempre verifica sarà! Ci si perdoni la battuta ma è questa la prima reazione al roboante annuncio che il premier, (meglio il bi premier) passato dall’uno all’altra, ha fatto in relazione alla necessità di una sorta di tagliando all’alleanza giallorossa ancor giovane eppure piena di acciacchi e criticità malgrado tutti si affannino a far capire il contrario.
Il vocabolo, dunque. Per verifica si intende l’azione e l’operazione di verificare, il fatto di venire verificato (è forma ormai più comune e di uso più largo di verificazione, specialmente nel linguaggio burocratico e in diversi usi tecnici. In sostanza si parla di controllo, prova di controllo, l’accertamento che le indicazioni fornite siano, entro i limiti di tolleranza, esatte; per esempio si parla di verifica dei pesi e delle misure, cui devono essere sottoposti, presso apposito ufficio a ciò delegato, gli strumenti di misura per usi mercantili (bilance, metri, ecc.), prima di essere messi in uso e successivamente a intervalli periodici. Ancora l’abbiamo nella tecnica, come calcoli di verifica che si effettuano in sede di progettazione per controllare che una macchina, un impianto o una costruzione abbiano le caratteristiche desiderate; nella scienza delle costruzioni, si applica quella di stabilità. In matematica, si descrive il controllo della esattezza di un procedimento o di una formula, come ad esempio la risoluzione di un’equazione, quella che si effettua sostituendo ciascuna delle soluzioni trovate al posto dell’incognita e accertandosi che i due membri assumano lo stesso valore. 
Di verifica si parla anche quando ci si occupa di accertamento, controllo o riscontro della regolarità e conformità di procedimenti e atti, condizioni e situazioni. Ancora quella dei poteri si attua in diritto costituzionale, come accertamento della regolarità delle operazioni elettorali che hanno portato all’elezione e quindi alla nomina di un membro del parlamento (o dei consigli regionali, provinciali e comunali), o della sussistenza dei requisiti richiesti per l’elezione e la nomina stesse; in diritto internazionale, e nella prassi di congressi e assemblee, accertamento e controllo del diritto di rappresentanza dei delegati e dei documenti che lo comprovano. In assemblee e riunioni pubbliche e anche private, con quella del numero legale, si controlla la sussistenza del numero minimo di membri presenti richiesto dalla legge, dal regolamento o dallo statuto.
Nel linguaggio politico e giornalistico, è quando si procede o si ritiene opportuno l’accertamento della sussistenza delle motivazioni di fondo e delle condizioni che hanno determinato un’alleanza, una intesa, una coalizione di governo tra due o più partiti.
Passaggio che sovente porta in direzione di una crisi di governo, più raramente ad una ricomposizione e a un rafforzamento.
E’ un atto naturale, in contabilità, ovvero l’operazione di riscontro sia delle scritture eseguite nei conti del mastro con quelle dei libri elementari, sia dell’uguaglianza aritmetica degli addebitamenti e accreditamenti registrati nei conti, al fine di accertare l’esattezza del riporto delle scritture dal giornale al mastro. Vi è anche quella di bilancio eseguita dal collegio sindacale, dei dati risultanti dal progetto di bilancio, che il consiglio d’amministrazione di una società per azioni intenda sottoporre all’approvazione dell’assemblea dei soci, con quelli emergenti dalla contabilità sociale. Oppure nei fallimenti, per l’accertamento dei crediti, la procedura di accertamento del passivo fallimentare, svolta avanti al giudice delegato con l’esame della documentazione esibita dai creditori. Si parla di verifica anche nel linguaggio scientifico o filosofico nel caso si voglia una dimostrazione della fondatezza, della verità e dell’esattezza di un fatto, in contrapposizione alla falsificazione. In buona sostanza per verifica si intende l’accertare mediante prove e controlli l’esistenza, la qualità, la regolarità o conformità, l’esattezza o la rispondenza a verità di oggetti, fatti, situazioni, fenomeni, ipotesi. In ultimo, e per uso estensivo, comunemente si utilizza con un valore generico come sinonimo di verbi, per avvenire, succedere. Ecco allora che si dice: si verificò un fatto nuovo; si è verificato un incidente spiacevole e così via.
Non vi è dubbio che l’accezione più frequente nel nostro paese e nella nostra quotidianità sia quella che ha riguardo alla sussistenza delle ragioni di un’intesa, di un’alleanza per dar vita ad un governo nazionale o locale. E, dunque, verificare vuol dire ragionare sulla sussistenza dei motivi di essa alleanza o intesa. La singolarità attuale sta nel fatto che così come nell’esecutivo gialloverde, anche oggi per quello giallorosso ed in ossequio a una lunghissima tradizione mai interrotta, si torna ad utilizzare questa parola, come se evoluzioni della politica, scomparsa di vecchie forze e partiti, comparsa di movimenti e partiti ad personam, adozione di contratti, sostanziale mutamento del costume politico, non siano stati altro che incidenti di percorso. Oggi come allora, tanto tanto tempo fa, la verifica è lì, pronta a far parlare di sé, ad essere impiegata per forzare la mano, convincere, imporre qualcosa. Nei tempio recenti si erano usati termini più semplici, tecnici, come tagliando ad esempio, riferendosi alla opportunità di controllare la situazione quasi a dover rilasciare apposito documento in rispetto di questa o quella legge o regolamento.
Oggi, nonostante siano passati decenni che sembrano secoli, la verifica si è riaffacciata come se nulla fosse, imperiosa, necessaria, ineliminabile per sondare alleati ed avversari all’interno o all’esterno. Un vecchio arnese della vecchia politica, quasi un rito, torna allora di attualità tramite il più singolare premier della storia repubblicana, buono per ogni stagione, alla ricerca di un suo baricentro o di una collocazione presente e futura. La storia delle verifiche peraltro è ricchissima come anche la casistica che vede in pole position quella che porta alla crisi, dunque un’ultima spiaggia, molto meno frequente quella che porta ad una ricomposizione.
Un’arma impropria, a doppio taglio, al di là del pur semplice e scontato significato che abbiamo voluto analizzare!

di Roberto Mostarda

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