Amministrative,dati sicuri, prospettive incerte
Le elezioni amministrative in Emilia Romagna e in Calabria ci consegnano una fotografia nuova e inedita di due importanti realtà del mosaico italiano. Ognuna rappresenta un’istantanea importante non tanto per trarre elementi per il prossimo futuro, quanto per comprendere il reale sentire degli italiani. Spesso abbiamo sottolineato come il voto dei cittadini, pur nella complessità di analisi, sia il voto dei cittadini e che da esso occorre partire per avere elementi di comprensione per il cammino del paese. Sbagliato trarre, come si è fatto troppe volte in passato, spiegazioni pro domo propria, pannicelli caldi per accettare una sconfitta o auspici fallaci per il futuro. Le molteplici ragioni per le quali gli italiani al voto esprimono o cercano di farlo stante il continuo balletto dei sistemi elettorali, il proprio punto di vista privilegiando questo o quello dei contendenti, va analizzato con estrema chiarezza, non soltanto in termini di percentuali e di seggi, quanto per non equivocare segnali importanti, indicazioni preziose. E questo anche quando l’espressione di democrazia appaia irrazionale: perché proprio perché concepita come tale irrazionale non è!
Non ci sono dunque lezioni da trarre per accontentare la propria necessità, ma concreti elementi per rispettare la volontà di chi la esprime. L’ossequio formale al risultato, dunque, non è un lemma immodificabile ma un segnale da rammentare e al quale adeguare scelte, comportamenti, decisioni. I prossimi appuntamenti del voto locale ci consegneranno ulteriori elementi di riflessione di quanto accade nel Paese.
Quanto accaduto nelle due regioni domenica scorsa ci dice però già qualcosa di abbastanza preciso che abbiamo provato a sintetizzare nel titolo: illusione, disillusione, scomparsa. Termini che insieme danno un quadro di riferimento e identificano allo stesso tempo – nei limiti della riflessione e del punto di vista – avvenimenti riferibili a ciascuno dei principali contendenti. Senza trascurare due elementi aggiuntivi: l’astensione che resta alta, la parcellizzazione che permane in rivoli e rivoletti che non possono essere sottaciuti soprattutto se dovesse prevalere una scelta fortemente proporzionalista in termini di legge elettorale.
Proviamo ad analizzare i tre vocaboli.
Illusione, inevitabilmente fa riferimento al risultato alterno del centrodestra e in esso della componente leghista. Sconfitta in Emilia Romagna, vittoria in Calabria.
Entrambe chiare e identificabili ma non così semplici da analizzare. Così come l’aumento degli elettori nel primo caso. Per Salvini una battuta d’arresto in una marcia che sembrava senza freni e soprattutto la controprova che si può anche perdere pur quando si viene indicati vincitori. Una lezione da tenere a mente. Nel secondo caso una vittoria altrettanto netta con un’affluenza al voto rimasta eguale al passato e sotto il 50 per cento. Dati dunque non omologabili ma che indicano specifiche realtà. E questo è elemento da non dimenticare per evitare facili conclusioni e abbagli. A parti rovesciate, peraltro, illusione riguarda anche il centrosinistra. La scommessa di Bonaccini, vinta, non ha fatto riferimento al Pd, ma alla realtà locale. Intestarsi dunque cambiamenti epocali o vittorie esaltanti è illusione anch’essa. E il governatore lo ha detto molto chiaro pur nella personale soddisfazione.
Disillusione, allora. In questo caso, partiamo dal Pd e dal centrosinistra nel suo insieme. In Emilia Romagna, anche se in apparenza tutto è andato bene, il partito ha avuto un buon risultato, il fatto stesso che la Lega sia al secondo posto con percentuale di poco inferiore laddove come partito era praticamente inesistente, non aiuta a darsi pacche sulle spalle per lo scampato pericolo. Qualora infatti il profilo della Lega dovesse divenire meno eccessivo e moderato la partita potrebbe rimanere aperta. Soddisfazione comprensibile, dunque, ma senza pensare che le magnifiche sorti e progressive abbiamo ripreso la loro strada e che l’uomo nero sia sconfitto, sempre che uomo nero sia concepito – e non lo è – da milioni di italiani. Inoltre, disillusione netta per quanto accaduto ai cinquestelle. La scommessa che quella parte ascrivibile a disillusi di sinistra tornasse a casa, non ha avuto conferma e soprattutto il crollo dei pentastellati è stato tanto fragoroso quanto non prevedibile in tale misura.
Dunque anche qui una vicenda dai contorni sfaccettati. Ancora, aver esaltato il risultato sottolineando di aver messo soldi nelle tasche degli italiani (nei prossimi mesi, peraltro) non identifica un metodo politico molto originale perché rimanda al “panem et circenses”. E il popolo sa fare sempre la differenza.
Il terzo elemento, la scomparsa. Inevitabile il riferimento al movimento fondato da Grillo e Casaleggio. L’avvicinamento e l’entrata nelle istituzioni ha prodotto un tragico scontro contro l’iceberg paventato da pochi, ignorato da molti grillini.
Scomparsa totale ancora non è, ma le dimensioni della contrazione elettorale fanno pensare al famoso detto: meglio del nuovo a tutti i costi. l’usato sicuro!
Responsabilità ce ne sono: Catalizzate su Di Maio certo, ma che non possono essere ascritte al solo ex capo politico trasformandolo in capro espiatorio. Il virus letale è infatti nell’ambizione, nella presunzione di rappresentare un popolo e scoprire di aver rappresentato un momentaneo sentire di questo popolo. L’analisi avviata sembra peraltro ancora eccentrica rispetto alla realtà e anche se il movimento resta al governo in maggioranza, quella stessa maggioranza nel paese non c’è più e tutti, in primis i grillini, poi il Pd e tutti gli altri devono farsene carico. Volere a tutti i costi restare al governo pensando che il tempo lavori a favore, potrebbe non essere una buona politica, così come richiamare la Costituzione per non porsi il problema, giocando di equilibrismi da prima repubblica (vizio soprattutto del Pd) appare come la visione del famoso stecchino altrui, dimenticando la trave nel proprio occhio. Tatticismi, giochi di corridoio, spesa pubblica per tacitare i cittadini, identificazione del nemico e non dell’avversario, sono altrettanti terreni che prefigurano possibili sconfitte e non vittorie! Ricordando che a fare le spese di queste come di altre sperimentazioni già vissute, sarà sempre il popolo italiano e il rispetto che ad esso si deve, comunque!