La parola

BOND

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La parola della settimana

Il termine di per sé, come sovente accade, può definirsi neutro, ovvero privo di significati specifici positivi o negativi. Ha cioè una sua precisa caratterizzazione. Quando però si trasferisce nella quotidianità e nella consuetudine rischia di assumere e assume valori contrastanti a seconda del punto di vista dal quale lo si guarda. Parliamo di “bond”, termine inglese che in italiano è “semplicemente” obbligazione, con un significato secolare chiaro e conciso in entrambi i casi: indicare un titolo a reddito fisso rimborsato a medio o lungo termine.

Se spostiamo l’attenzione sulla storia recente del nostro paese e del suo rapporto con l’Europa, ci imbattiamo invece in una sorta di inversione logica per la quale con la parola “bond” si indica una specie di bestia nera con la quale dobbiamo convivere, uno spauracchio dal quale tenersi a distanza, un moloch che sembra attanagliare la nostra esistenza, il nostro lavoro, la nostra economia. Ossia una sorta di mostro che ci minaccia e ci condiziona; un cattivo quasi onirico cui cerchiamo di sfuggire come nelle favole più buie, quelle che nell’infanzia ci atterrivano o ci impedivano di agire liberamente.

Si sta volutamente divagando e cercando di descrivere con che cosa ci confrontiamo e perché tutto questo è divenuto così difficile da comprendere e accettare. Rifacciamoci ancora al dizionario e parliamo del senso comune e tecnico di obbligazione, versione italiana del famigerato “bond” non prima di sorridere pensando al mitico agente segreto di sua maestà, James Bond, che potremmo tradurre in italiano maccheronico: Giacomo Obbligazione.    

Dunque, con questo termine di origine latina si descrive il fatto di obbligare, l’obbligarsi, e il debito, l’obbligo, come l’impegno, anche morale, che da ciò nasce. Un’obbligazione si assume, si contrae, si ha, si soddisfa; la si può riconoscere ci si può liberare di essa. Se ci occupiamo del significato giuridico, nel diritto privato si indica  il rapporto giuridico derivante da un contratto, da un fatto illecito o da ogni altro atto o fatto idoneo per legge a produrlo, per il quale uno o più soggetti (creditori) hanno diritto a una determinata prestazione o, in difetto, a un congruo risarcimento da parte di uno o più soggetti (debitori), che hanno corrispondentemente l’obbligo giuridico di fornire quella prestazione, rispondendo col proprio patrimonio in caso di inadempimento; in pratica, il vincolo giuridico al quale è assoggettata la persona tenuta alla prestazione. Obbligazione in concreto indica poi il documento del rapporto obbligatorio. Esso può anche essere internazionale quando intercorre fra uno stato e un altro stato, per il dovere incombente al primo verso il secondo, sulla base del diritto internazionale, di assumere un determinato comportamento; correlativamente. A questo punto veniamo al significato per il quale l’obbligazione è un titolo di credito che rappresenta la quota di un debito, a medio o lungo termine, contratto da una società per azioni o da un ente pubblico economico e che conferisce al possessore il diritto di esigere, alla scadenza pattuita, un reddito, che è di norma fisso, generalmente su base annua o su base più frazionata. Tali titoli sono anche definiti convertibili, quelli che il portatore, entro un dato periodo di tempo, può convertire in azioni secondo una predeterminata proporzione; oppure indicizzati cioè quelli il cui valore nominale, o il rendimento, è agganciato all’indice del costo della vita o ad altro indice capace di neutralizzare gli effetti di una eventuale inflazione. In generale la detenzione di questo strumento può anche produrre degli interessi positivi o negativi.

Ecco dunque, in sostanza, di cosa si parla e a cosa ci troviamo dinanzi, quando ad esempio ci sorprendiamo e cerchiamo immaginifiche spiegazioni di poteri che vogliono distruggere il nostro paese o condizionarlo: ad un impegno che quando lo si assume deve essere onorato. Questo il nocciolo centrale che oltre agli eccessi rigoristi si qualcuno descrive anche la poca elasticità di chi dovrebbe usufruire di questo obbligo assunto dall’altro.

Più semplicemente, non per minimizzare o rendere elementare, ma per far comprendere: quando per comprare una casa contraiamo un mutuo, o per acquistare un bene chiediamo un prestito ci “obblighiamo” alla restituzione del denaro che ci viene elargito per la finalità che abbiamo deciso di soddisfare. Se decidiamo di allungare i tempi o cerchiamo di disimpegnarci, ci troviamo di fronte alle concrete rimostranze anche legali di chi pensa che ci vogliamo sottrarre in qualche modo all’impegno. Una situazione tutto sommato chiara e che ogni buon padre o madre di famiglia affronta sapendo che cosa si sta facendo.

Naturalmente se spostiamo questo atto di singolo a quello che accade in un paese o tra paesi, molti elementi cambiano e se si inseriscono in questo discorso fattori come gli interessi (il “rate” inglese), il tempo, e le condizioni oggettive assistiamo a quanto sta accadendo ad un paese dal debito altissimo come il nostro, ricordando che obbligazione indica proprio il debito, il dovuto!

È a questo che l’Italia (ma non è la sola nel consesso internazionale dove i debiti degli stati spesso sono intrecciati tra loro e in mani diversi da quelle nazionali) si trova davanti e non situazioni complottistiche o altre amenità funamboliche per trovare giustificazioni. Le scelte fatte nel paese nel dopoguerra, dopo la ricostruzione, hanno creato e garantito benessere al popolo italiano, ma la decisione di sganciare l’impegno debitorio dal pareggio di bilancio, ha fatto partire quell’avvitamento nel quale continuiamo a dibatterci: il debito altissimo rende ogni impegno più gravoso e se invece di trovare soluzioni di contenimento vero, proseguiamo nell’ampliare quel debito, non possiamo poi lamentarci che qualcuno non si fida.

Oggi, con la crisi epocale prodotta dalla pandemia ci viene concesso di aumentare questo debito per far ripartire l’economia, ma domani il sistema ci chiederà il conto che ricadrà sulle future generazioni. Siamo sempre stati un paese di risparmiatori (l’unica garanzia ancora importante) ma se non si produce reddito reale, non si cresce e si rischia di costruire apparente sviluppo, dietro al quale il moloch diviene tale da divenire un pericolo mortale. Ogni tanto quando si pretendono a gran voce risorse senza condizioni come dovute, sarebbe intelligente tornare al nocciolo del problema: quel che è fatto, è reso, diceva il saggio!

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