La parola

SEMPLIFICAZIONE

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La parola della settimana

Se fosse cosa ovvia e cosa “semplice” parlare del termine  scelto verrebbe de plano e sarebbe quasi divertente. Se invece lo riferiamo alla nostra realtà nazionale, si trasforma da un lato in un vero e proprio sberleffo ai cittadini, dall’altro in una montagna di complicazioni tutte assolutamente necessarie per ridurre esse stesse complicazioni. Insomma una condizione che definire patologica potrebbe apparire esilarante. 

La parola in questione, che gà a pruninciarla si avverte qualcosa di stonato, è cvome si intende facilmente semplificazióne parola di derivazione latina e poi medioevale. Con essa si indica semplicemente, si perdoni il bisticcio il fatto o l’atto di semplificare, di semplificarsi o di venire semplificato.

Se partiamo dalla radice de verbo relativo si vuole delineare il concetto di rendere semplice o più semplice; rendere più agile e funzionale; facilitare, agevolare, alleggerire. Gli ambiti possono essere infiniti. Ci si può occupare di un procedimento industriale; della contabilità di una ditta; dell’amministrazione di uno stato e dei servizi connessi, si pensi all’anagrafe. Da sempre il pensiero di ognuno è fare qualcosa per non complicare le cose, per alleggerirle. Come possibile risultato positivo si dovrebbe considerare  il semplificarsi, il divenire più semplice, il chiarirsi, soprattutto in occasione del verificarsi di nuovi fatti che richiederebbero questa utile pratica.

Guardando alla matematica si parla di semplificazione per indicare il ridurre una frazione (numerica o letterale) a forma più semplice, o addirittura ai minimi termini, dividendo numeratore e denominatore per uno stesso numero o per una stessa espressione. Più in generale, fare uso di regole algebriche per ricondurre equazioni ed espressioni a formulazioni note o comunque più semplici.

In buona sostanza si parla di questo atto o fatto per consentire alle questioni, alle cose di appianarsi, districarsi, sciogliersi, in contrasto con  l’opposta tendenza a complicarsi, ingarbugliarsi, intrecciarsi, laddove invece si richiede sempre di rendere semplice o più semplice, snellire, velocizzare, agevolare, facilitare.

A questo punto nasce spontanea una considerazione: ma se è così semplice comprendere perché è così richiesto, auspicato, sperato da menti eccelse, come dalla semplice saggezza media, perché mai nessuno riesce nell’intento? Non sarà che il tentativo stesso di semplificare qualcosa porta con sé per necessaria conseguenza l’ingarbugliarsi, l’intrecciarsi, il complicarsi. Vale a dire se semplificare è così semplice per così dire, come mai è così difficile riuscire ad ottenere questo risultato che ad occhio appare quasi banale ed è invece oggetto di analisi filosofiche, tecniche, ed in molti altri ambiti?

Semplice rispondere si dirà! Tuttavia avendo imboccato una direzione che non porta altro che a complicare ulteriormente il tentativo di semplificare, atteniamoci al consueto riferimento alla nostra realtà nazionale.

La premessa è che da sempre, sia nella tradizione borbonica che in quella sabauda, insomma nel risultato della burocrazia dello stato italiano unitario è sempre stato presente, operante ed attivo anche quando sembra sopita la sua azione un centro nevralgico denominato “ufficio complicazione affari semplici”. Come l’araba fenice “che vi sia ognun lo dice, dove sia nessun lo sa “ e dunque possiamo soltanto vederne gli effetti che se non possiamo considerare ridicoli possono altresì essere dannosi per il Paese. L’Italia è una nazione morfologicamente complessa in termini orografici e in essa non tutto quello che sembrerebbe lineare può esserlo nel concreto. Ecco perché per andare da A a B spesso ci troviamo a passare per C e quando proprio va male anche da D per poi tornare a C e forse riuscire a raggiungere B essendo partiti pur sempre da A. A parte la confusione il discorso è semplice!

I mesi del Covid, fatti di decisioni incisive sulla nostra vita per le quali il tempo stringeva hanno fatto emergere un decisionismo sicuramente positivo, ancorché legato all’emergenza. Soltanto che al primo passaggio, pensiamo ai dispositivi di sicurezza si è riaffacciato il famoso ufficio, anche se ammantano dai migliori intenti di sicurezza e attendibilità per tutti.

Eguale situazione si ripresenta nella fase attuale, detta tre, nella quale stante un’emergenza di fondo si è cominciato a riavviare, riaprire il paese e le sue attività. Subito, incessante, indefesso, si è messo in moto l’ormai famigerato ufficio e proprio quando il semplificare sarebbe stato non solo opportuno ma imprescindibile. Prevedere un decreto dedicato alla semplificazione che appare anche ad un osservatore distratto, estremamente complicato, dimostra senza alcun dubbio che qualcosa andrebbe cambiato nel concetto stesso e nel metodo di affrontare l’obiettivo da tutti condiviso senza apparenti divisioni: la semplificazione! Ma tant è, sappiamo che la vita non è semplice per definizione e dunque perché il semplificare dovrebbe essere facile! Sarebbe troppo, troppo facile!

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