Cronaca

2020: exploit di tentati suicidi tra i minori italiani, almeno trecento

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Un malessere affrontato dall’ospedale del Bambin Gesù di Roma

Il bilancio del 2020 è stato drammatico su tutti i fronti come la salute, l’economia e gli aspetti sociali.

Ovunque, quest’anno appena trascorso, ha lasciato una lunga scia di problemi che faremo fatica a risanare in breve tempo. Tra queste tragedia quella che personalmente mi ha scioccato è l’aumento dei tentati suicidi non solo da parte dei minorenni, ma, a volte, addirittura dei bambini.

Le cronache sono piene di ragazzi che tentano di uccidersi e, purtroppo, alcuni sono arrivati a portare a termine il loro piano.

Per quanto riguarda poi i bambini, come spiegano gli psicologi, ciò può accadere per un evento di grande stress che può scatenare una vera e propria patologia con alterazioni improvvise nel comportamento, probabilmente, però, già nascosta nella mente, ma le cause che invitano a togliersi la vita possono essere tante come la depressione, un grave lutto in famiglia, l’ansia scolastica, l’isolamento affettivo, il bullismo, forti delusioni e così via.

In questo contesto gli esperti invitano i genitori, gli insegnati o gli amici a non sottovalutare mai le minacce di suicidio da parte di un bambino o di un adolescente che non hanno certo i mezzi per un controllo mentale e né tanto meno il senso del pericolo, visto anzi come sfida verso un mondo che, a detta loro, non li capisce.

Una situazione ulteriormente aggravata con il lockdown a causa del Covid 19 che ha creato, specie tra i giovani e giovanissimi, uno stato alterato delle realtà anche grazie ai vari siti che circolano su internet e che sovreccitano le menti più indifese come i minori ed in proposito. Ricordiamo, Antonella, la bambina palermitana di appena 10 anni che si è strangolata alcuni giorni fa per partecipare ad un gioco assurdo su internet, ma lo stesso è la violenza nelle strade, nei posti di lavoro, in casa, attraverso la televisione o i videogame violenti finendo poi per non dare alcun valore alla vita che sprecano con la aggressività su ciò che hanno più vicino, se stessi.

Nello stesso tempo ci sono anche i ragazzi che tentano più volte il suicidio per quella sottile malattia mentale chiamata “il male di vivere” e, purtroppo, non sempre sono dimostrazioni di chi cerca affetto in tutti i modi, ma anche suicidi studiati con ogni cura solo per morire o per provare nuove emozioni e magari, come accade sempre più spesso, postarlo su Youtube e prendere qualche like in più.

Solo dieci anni fa, per fare un esempio, nel 2011, i casi di tentato suicidio, riscontrati presso l’Ospedale per l’infanzia del Bambin Gesù di Roma, una vera eccellenza medica conosciuta in tutto il mondo, erano dodici casi e subito si aprì una dura polemica per numero che in una età così giovane non poteva essere giustificato.

Oggi chiudiamo il bilancio del 2020 con ben trecento casi!

Solo per far capire l’emergenza, ricordiamo che presso questo Ospedale infantile da ottobre ad oggi i soli ricoveri con queste patologie sono aumentati del 30% e ormai occupano il 100% dei posti letto contro il 70% dei mesi scorsi.

Una situazione pericolosa che vede un aumento esponenziale di questo malessere anche tra i bambini di 10 anni.

Davanti a questa emergenza, il personale sanitario del Bambin Gesù ha organizzato un progetto pilota per aiutare, per quanto è possibile, i piccoli pazienti a seguire un percorso ben articolato e togliendo finalmente per prima cosa i cellulari o i computer.

Il primo intervento è quello medico con la somministrazione iniziale, nei casi più gravi, di farmaci tutto coadiuvato dall’assistenza di psicologi ed incontri pubblici e privati dei piccoli pazienti con i psichiatri.

Questa nuova struttura, chiamata anche il bunker, cioè qualcosa di invisibile e di inaccessibile si curano e si salvano questi adolescenti che altrimenti non ce la potrebbero mai fare da soli a riprendere in mano la propria vita e il loro futuro.

Bisogna precisare che il ricovero in questo ambiente è solamente temporaneo, al massimo poco più di una settimana. Il bunker è, per i giovani ospiti, una momentanea sospensione della propria vita quotidiana, una parentesi dove vengono aiutati a poter mettere alle spalle il proprio doloroso disagio.

Un luogo dove il giovane degente trova un percorso ben delimitato affiancato, come accennato, da uno staff multi gestionale dove il paziente non è mai solo, tutto è stato studiato a prova di suicidio con una serie di accorgimenti come, ad esempio, le porte antifuga, i letti e gli armadi ben ancorati a terra, la doccia incastrata nel soffitto e i sanitari sono in acciaio per evitare quello che successe tempo fa quando una piccola paziente riuscì a rompere un lavandino di ceramica e con una scheggia minacciava il personale infermieristico.

È un reparto che non conosce certo riposo giorno e notte 24 su 24 con il personale di guardia per evitare un qualsiasi atto sconsiderato.

Completano il controllo alcune telecamere nei posti strategici, insomma è impossibile passare inosservati.

Altro elemento curativo è anche aver organizzato dei gruppi di ascolto, fondamentali in giovani che non hanno mai avuto la possibilità di esprimersi in famiglia o con i conoscenti, ma che attraverso esercizi teatrali e i giochi anche di ruolo si riesce a creare un atmosfera di amicizia e di ‘complicità’ tra medici e pazienti.

La paura per questi soggetti così vulnerabili un eventuale ennesimo lockdown potrebbe aggravare ancora di più queste patologie che trovano il loro appagamento nell’isolamento con il computer che li dissocia sempre di più dalla famiglia divenendo nel tempo dei disadattati.

Il problema adesso è sapere quanti sono nel resto d’Italia bambini con questa patologia e cercare di prevenire atti drammatici, ma per ora, escludendo l’eccellenza del Bambin Gesù, i dati che girando sui siti dell’Istat o istituti specializzati in statistica, risalgono ancora al 2016, un tempo che, purtroppo, sembra un secolo e non è certo adeguato alle necessità di oggi.

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