Una minaccia per alcuni, una promessa per altri. Da qualche tempo nel mondo che conosciamo in uscita o ancora al centro della pandemia, una parola circola con insistenza e assume via via i contorni che la situazione consente. Questo termine è inflazióne.
Un tempo guardata con sospetto, all’origine di molti mali secondo una narrazione, segnale di ripresa per altri e quindi elemento della dialettica che porta alla ripresa e allo sviluppo: come se ogni passo avanti dovesse pagarne il pegno attraverso i suoi effetti. In sostanza, un prezzo da pagare secondo i modelli economici all’evoluzione e alla crescita di un sistema e di una società?
Difficile dare una risposta univoca e soddisfacente. Fatto sta che attualmente si fa tanto parlare del riaffacciarsi dell’inflazione come sintomo di un riavviarsi dei meccanismi economici mondiali bloccati per oltre un anno dalla pandemia, ovvero un sentiment quasi positivo come a dire che se si segnala un riacutizzarsi di essa allora vuol dire che qualcosa si muove!
E’ evidente che a qualcosa si deve pur puntare, ma è altresì evidente che l’inflazione sia un segnale e non del tutto positivo, una sorta di patologia del sistema che non riesce a muoversi in positivo senza che questo provochi fiammate nei prezzi e nei costi che sono a base di tale movimento.
Il dato ontologico per così dire, è che essa esiste e ha portato in passato molte economie verso il default sino a quando per ragioni storiche e di sistema mondiale non si è riusciti a contenerne gli effetti e a moderarne le conseguenze. Oggi la stagnazione e le fiammate di ripresa stanno provocando l’occhieggiare del “monstrum” inflattivo qui e là tanto che si parla di un suo ritorno sulla scena mondiale con accenti anche positivi quasi fosse il sintomo della crescita che riprende.
Vediamo con il dizionario di cosa parliamo partendo per così dire dai “fondamentali”. Il termine equivale a quello di “gonfiatura” e deriva dall’omonimo verbo inflare, ovvero gonfiare. Nel significato economico che gli attribuiamo nella narrazione corrente è vocabolo impiegato negli Stati Uniti d’America nella versione inglese di “inflation” dopo la guerra di secessione (1861-1865 e in linguaggio economico indica aumento prolungato del livello medio generale dei prezzi, o anche diminuzione prolungata del potere d’acquisto (cioè del valore) della moneta, le cui cause vengono in genere individuate in una crescita eccessivamente rapida della quantità di moneta in circolazione, in un eccesso di domanda globale determinato da altre cause, o in una pressione al rialzo dei costi (in questo caso è fenomeno diverso dalla cosiddetta inflazione da domanda perché a differenza di questa, è accompagnata da recessione produttiva e viene, pertanto, designata anche con i termini negativi di stagflazione o recessione.
E’ un fenomeno complesso, che i governi cercano di contrastare e controllare, in quanto ha forti conseguenze negative sia sulla produzione e l’occupazione, sia sulla distribuzione del reddito tra i gruppi sociali. Sempre seguendo il significato letterale troviamo locuzioni come andare verso l’inflazione, oppure essa è ormai in atto e si ha la quantificazione del tasso che la identifica quale variazione del livello dei prezzi, espressa in termini percentuali e generalmente calcolata su base annua.
Si hanno così i provvedimenti antinflattivi per frenare e contrastarne gli effetti o anche l’impossibilità di contrasto e quindi l’inflazione cosiddetta galoppante che incide pesantemente sul valore della moneta. Oppure si ha la cosiddetta inflazione strisciante, ossia un leggero ma progressivo slittamento del potere d’acquisto che può anche in un primo momento passare inosservato o quasi, ma che, se non è tenuto sotto controllo, può raggiungere a poco a poco livelli pericolosi.
È detto iper inflazione secondo una convenzione adottata da molti studiosi, l’incremento percentuale del livello dei prezzi superiore al 50% al mese: va distinta dalla svalutazione che è la perdita di potere d’acquisto di una moneta in termini di altre monete, anche se i due fenomeni sono spesso collegati. In senso figurato una altro significato attribuito allo stesso vocabolo è quello di anormale aumento quantitativo accompagnato da un corrispondente deprezzamento qualitativo; incremento eccessivo, sproporzionato al reale bisogno.
Esiste anche un significato scientifico proprio in astrofisica ed indica il periodo di rapida e grande espansione dell’Universo che, secondo una teoria definita inflazionaria, si pensa essersi avuto a un dato momento della normale espansione dell’Universo, tuttora osservabile, probabilmente a causa di una transizione di fase della materia primordiale. Ma qui siamo in una fattispecie di tale specializzazione che comporterebbe una conoscenza della quale non disponiamo, quindi ci accontentiamo della spiegazione data.
Per arrivare ad una qualche deduzione da quanto si è esposto, l’attuale fase nella quale si guarda con aspettativa “positiva” al rialzarsi della inflazione economico-monetaria, appare come la lotta contro l’idra mitologica a tre teste, tenendo una o due di esse sotto controllo si rischia di perderlo per la terza!
Insomma, giocare con l’inflazione e continuare a considerarla una male necessario è parte di una partita da giocare per così dire, tuttavia guardare ad essa come sintomo può essere utile per curare il male sottostante, ma guai a considerarla una medicina essendo sostanzialmente una patologia e una degenerazione di quello che in teoria dovrebbe essere il normale confrontarsi della domanda e dell’offerta, basato su modelli definibili e su strumenti di immediato intervento. Perché in buona sostanza, se anche porta qualche segnale positivo, l’inflazione è e rimane una perdita secca per l’intero sistema che dovrebbe trovare altre strade per mantenere o ritrovare l’equilibrio instabile che ne costituisce l’essenza!