Da dove iniziare se non dal più profondo e tenebroso dei sette abissi neri! Dal più remoto e inconcepibile tra i mondi oscuri delle ombre, oppure dal sottosuolo mugghiante, naturale letto del fiume Stige, il fiume ardente, il fiume degli inferi, o in un sotterraneo della rovina di un tempio maledetto, dove tuttora si aggira un’anima spettrale, consumata in eterno dall’odio per la sua gente, gli dei celesti, per avergli assegnato un regno, quel regno che nella divisione della terra con i suoi fratelli Poseidone, Era, Demetra, Vulcano, e lui, il sommo Zeus, gli fu assegnato anche controvoglia, perché tetro, buio, mefitico, paludoso … perennemente percorso dalla lava ardente del vecchio Stige, il fiume sotterraneo dell’Ade, il fiume dei Campi Flegrei! Il regno allucinante degli inferi, il regno di Plutone.
L’ACHERUSIA PALUS dei greci e dei romani.
Ecco vorrei far partire proprio con questa premessa la mia storia che sembrerebbe angosciante come molti di voi stanno pensando, ma in realtà è una storia tanto misteriosa, quanto affascinante. La vera storia di due amanti perseguitati da tutti gli dei dell’Olimpo, loro illustri colleghi, perché in quel ginepraio di dei asettici e amorali, rappresentavano l’amore puro. E la grande felicità che questo nobile sentimento, oggi come ieri, riesce ad infondere tanto negli esseri umani quanto nelle creature celesti.
Dopo la mortificazione e il dolore del bel dio Plutone. Si, perché questo dio, mai osannato e sempre bistrattato, odiato, disprezzato e allontanato in malo modo dal consiglio dei dodici dei che comandavano l’Olimpo con a capo Zeus, per far posto alla sua sorellastra-zia Afrodite, era anche molto bello; il che suscitava un certo imbarazzo misto ad invidia, tra quei quattro mostri olimpici. Il dramma di Plutone iniziò un giorno di primavera, quando lui, perennemente e ignominiosamente relegato nei meandri infernali più bui delle profondità acherusie, per respirare un po’ di aria fresca e godere della meravigliosa luce del sole, andò a trovare sua cognata Demetra, regina delle messi, dell’abbondanza e della primavera, che aveva sposato Zeus, il di lui fratello (e che era sicuramente la più bella tra le sue tante mogli). La raggiunse sulle colline prospicienti i Campi Elisi, dove la bella Demetra, accompagnata da sua figlia Persefone, ormai giovinetta, di bellissimo aspetto, avendo per fortuna sua preso tutto dalla mamma.
Inutile dire che Plutone, alla vista di una così bella nipote, ne restò folgorato, e, da un lato tessé gli elogi alla bella Demetra per la stupenda figlia che lui non la vedeva da quando era bambina, dall’altro, nei pochi giorni che fu ospite della cognata, iniziò a fare una corte spietata alla nipotina, fino a convincerla a seguirlo nel suo regno.
Persefone, o Proserpina, si convinse. E di sua volontà si decise a seguire il bel Plutone, del quale si era innamorata. Certamente, contrariamente a quanto favoleggiò la madre sull’Olimpo, non fu rapita da Plutone, né su un carro né in malo modo. Ciò nondimeno Giove, sia in quanto padre che in quanto marito, credette a Demetra, e, a quel punto, non potette rimanere inerme di fronte a quella che gli si presentava come una gravissima, per giunta arrecatagli da un fratello ai danni della sua figlia prediletta.
Ne seguì una guerra in famiglia che avrebbe avuto lo scopo di riportare Persefone sull’Olimpo ma che alla fine si risolse con un compromesso. Infatti malgrado Plutone, non appena arrivato con la sua giovane e bella nipote-fidanzata giù negli inferi mefitici, l’avesse come prima cosa furbescamente invitata a mangiare un melograno (un filtro d’amore che fungeva come una sorta di green-pass permanente per gli inferi), Persefone di dodici chicchi ne aveva mangiato solo sei. Un filtro a metà.
Ne approfittò Zeus che escogitò uno escamotage. Visto che Proserpina – Persefone di dodici chicchi di melograno ne aveva mangiati solo sei, si convenne che la bella fanciulla dei dodici mesi dell’anno avrebbe passato sei mesi con la mamma, preferibilmente nel periodo delle messi primaverili ed estive, e sei mesi con suo marito (intanto si erano sposati!), in acherusia. E ancora oggi si racconta che quando nel periodo primaverile ed estivo i Campi Flegrei ed Elisi sono profumati e rigogliosi di fiori e messi, è la bella Persefone che esce dal “suo regno” nelle paludi acherusie e raggiunge la madre sulle leggiadre colline circostanti gli inferi, rigogliose dal tempo dei tempi di messi, fiori e frutti in abbondanza. Sta di fatto che in primavera e in estate, quando nei campi flegrei ed elisi la natura esplode, si diffonde un’atmosfera di felicità e gioia di vivere, mentre, appena inizia settembre, preludio di ottobre, si è pervasi da una strana malinconia, anticipatrice dell’inverno e dei futuri mesi di segregazione quando le campagne saranno brulle e malinconiche. Si dice sia la bellissima Persefone – Proserpina, che prima di “ritirarsi” nel regno di Plutone, ricopra di tristezza tutte le colline che la vedevano scorrazzare felice insieme alla mamma, le colline dei Campi Flegrei ed Elisi. Come a dire, “accompagnatemi nella mia clausura e fra sei mesi vi farò felici di nuovo”.
Questa storia, che sia ritenuta toccante o suggestiva, vuole essere anche un insegnamento alla vita, che insegna che la felicità non è costante né eterna, ma che dopo qualsivoglia inverno brullo arriva sempre.
Attendiamo dunque la prossima primavera, aspettando la bella Proserpina, che non mancherà.