Nel mar flegreo antistante la costa di Bacoli c’è uno scoglio ricco di storia recente e passata. Lo “scoglio del cannone”, un tempo un isolotto che nel 79 d.C. si inabissò a causa del bradisismo e divenne poco più di uno scoglio; sul quale vennero nel tempo posizionati dei cannoni a difesa del porto di Napoli (lato ovest) sia in epoca borbonica, che successivamente durante l’ultima guerra, da cui il nome.
Ma procediamo con ordine.
In epoca romana, nel periodo repubblicano, quando il porto di Miseno ospitava l’intera flotta imperiale, questo scoglio era molto più grande; tanto da contenere una residenza con il relativo giardino; questa, come vedremo tra breve, era occupato da una famosa matrona romana, moglie di un ammiraglio di Plinio il vecchio. La signora era l’amante “ufficiale” di Plinio che, da un lato, la teneva lontana da casa sua (presumibilmente nei pressi dell’attuale castello aragonese), al riparo dagli occhi di sua moglie, certamente sospettosa alla luce della di lui nomea di “saltatore”, malgrado i suoi 200 e passa chili di stazza, dall’altro, a portata di mano onde poterle fare visita spesso. naturalmente dopo avere inviato l’ammiraglio in guerra nei posti più disparati, purchè lontano da Miseno.
Si narra che proprio in coincidenza di una delle visite di Plinio a Rexina (questo il nome della matrona) avvenne la nota eruzione del Vesuvio, che nel 79 dC oltre a distruggere Pompei e i paesi circostanti, provocò lo sprofondamento bradisismico del suolo delle aree prospicienti al di là del golfo, e in particolar modo di quelle di Miseno, dove cento e più metri di costa si inabissarono di almeno 15 metri.
Inutile dire che l’isolotto venne anch’esso sommerso ed essendo di natura tufacea si sgretolò portandosi dietro coloro che l’abitavano, compreso il comandante del porto. A Miseno, nonostante la catastrofe, la marina romana immediatamente armò alcune navi per prestare soccorso alle popolazioni flegree dal lato opposto del golfo, pur senza riuscire a trovare il comandante Plinio, fin quando il marinaio di fiducia che l’accompagnava nei bagordi, indicò l’isolotto dove presumibilmente stava; e in quelle acque lo trovarono, ormai cadavere, che galleggiava.
Contrariamente quindi alla letteratura storica che lo descrive spavaldo a bordo della sua nave ammiraglia diretta alla volta di Pompei (anche allora come adesso esisteva solo Pompei per gli addetti), per prestare soccorso alle popolazioni sotto il Vesuvio, il comandante, finalmente recuperato a mare dopo la tragedia, venne trasportato forse con un paranco fino ad una nave, data la sua stazza, e appoggiato sulla spiaggia di Ercolano, allo scopo di giustificare a Roma la sua “inspiegabile” assenza ai comandi.
A distanza di alcuni anni, ai marinai misenati quando nei porti del mondo, gli chiedevano dove fosse morto il grande ammiraglio Caio Plinio secondo, detto il vecchio, per differenziarlo dal suo nipote poeta, detto il giovane, loro, notoriamente dotati di un fine umorismo, rispondevano “è morto a Rexina”, equivocando con la spiaggia posta a ovest di Pompei, in prossimità della vicina Ercolano, fino a poco tempo fa nota come la spiaggia di … Rexina, poi volgarmente detta Resina, che dà il nome alla vicina località, oggi cittadina ridente.
Tornando allo scoglio questo è ormai molto ridotto e affiorante di poco, tanto che, sarà un caso, i pescatori se ne tengono alla larga, vuoi perché inspiegabilmente poco pescoso, vuoi perché vi aleggia una strana atmosfera che incute timore, tanto che si narra di lamenti paurosi provenienti dal fondo, specie durante le tempeste. (FINE PRIMA PARTE)