Cerchiamo di ridere più spesso e la vita ci sembrerà più amica
Mentre scrivo queste righe, i giornali, le televisioni, ma anche la gente nelle strade, tutti sono improvvisamente cambiati dall’attualità di queste ore: non si parla più di Covid, ma apertamente di guerra, parola che al solo pronunciarla fa paura.
Territori come il Donbass che fino a 24 ore fa nessuno, o forse pochissimi, sapevano della sua esistenza ad est dell’Ucraina, è diventato popolare come parlare di Rimini o Riccione.
Ognuno, un po’ come quando gioca la Nazionale siamo tutti grandi allenatori, diventa esperto di geopolitica o di economia. Purtroppo la guerra non è un gioco e se le cose non cambieranno ci aspettano tempi duri, se non drammatici.
Tutti elementi che certo non aprono alla speranza, alla fiducia nel futuro, ma semmai schiudono quel baratro che chiamiamo pessimismo o, in modo peggiore, depressione, dal quale uscire è difficile e dove i problemi non solo non si riescono a risolvere, ma, addirittura, si aggravano entrando in una spirale infernale.
Non avendo competenza economica o di geo politica, né meno che mai di strategia militare, ho rispolverato i miei studi universitari di psicologia, vecchi di cinquant’anni, ma ancora attuali.
Cosa ci dicono questi studi, senza estrapolare centina e centinaia di pagine?
Una cosa semplice e che ognuno conosce da sempre nel famoso detto: “Gente allegra il ciel l’aiuta” e, come vedremo, è un concetto assai più serio e scientificamente provato di quanto sembri perché l’ottimismo può essere una medicina valida per affrontare molti problemi, non costa niente e non ha neanche controindicazioni.
Anche se non ci capita sempre di dare un’interpretazione favorevole a tutti gli avvenimenti che accadono, dobbiamo essere comunque ottimisti con la speranza che le cose si risolveranno per il meglio.
Se siamo ottimismi realisticamente, ma non certamente dei beoti, possiamo affrontare meglio la vita, ricordiamo che non per nulla il termine proviene dalla parola latina “optimus“, che significa “ottimo” ed è tutto dire.
Esserlo dovrebbe diventare una sana abitudine, come in un vecchio slogan pubblicitario che affermava che una telefonata allungava la vita, così vedere il bicchiere sempre mezzo pieno ci mantiene in salute e poi è un facile antistress che abbiamo sempre a portata di mano, se poi ci domandiamo: “Ma il bicchiere è veramente mezzo pieno o mezzo vuoto?”, poco importa, come dicevano i nostri nonni, l’importante che tolga la sete.
Avere un atteggiamento fiducioso è un arma potente contro la depressione anche se il problema certamente è più complesso, ma sicuramente aiuta a superare le tante situazioni difficili che la vita ci regala abbondantemente così come l’ottimista vede opportunità anche nel pericolo, il pessimista vede il pericolo in ogni opportunità della vita.
A questo punto ci si può domandare: ottimisti si nasce o ci si diventa?
Un po’ tutt’e due le cose, come affermano i psicologi, certo nascere con il sorriso è più facile, ma con un po’ di buona volontà anche chi nasce con la cupezza nel cuore, e ce ne sono tanti, può diventare ottimista.
La cosa migliore sarebbe imparare già da piccoli ad esserlo in famiglia dove i genitori devono infondere sicurezza, fiducia e speranza nella vita nelle loro creature indifese, senza alcuna esperienza e con tutta una personalità da formare; per questo è auspicabile che fin dai primi anni di vita, ai figli ancora piccoli, si facciano indossare degli occhiali con le lenti rosa per guardare la vita, tanto non mancheranno le occasioni per toglierli.
“Nessuno è nato sotto una stella cattiva – afferma il Dalai Lama – semmai ci sono uomini che guardano male il cielo”.
È il miracolo di crescere. Una ricchezza che sarà apprezzata specie nel momento più difficile della nostra vita: l’adolescenza.
Se il ragazzo sarà ottimista e fiducioso saprà creare intorno a se una situazione di grande empatia; frequentare gente positiva, così come avere pensieri positivi, è fortemente contagios.
Coltivare, dunque, la positività è fondamentale per costruire i nostri progetti per il futuro perché l’entusiasmo non può certo nascere in un terreno pieno di angoscia.
Possiamo affermare che l’ottimismo non solo è una cura, ma una soluzione ai problemi che la vita ci tende quotidianamente e poi, come dimostrato scientificamente, avere sempre dell’ottimismo nella vita muta i circuiti cerebrali e dà la possibilità di reagire meglio alle possibili esperienze avverse.
Laddove poi si fosse veramente tristi e soli e non si avesse nessuno che ci possa spronare, cerchiamo almeno di essere gentili e positivi, almeno con noi stessi, cercando di avere uno stile di vita sano e saper ridere senza vergognarci, è una scarica di stress fortissima.
In conclusione, diceva il grande Albert Einstein “È meglio essere ottimisti ed aver torto che essere pessimisti ed aver ragione”