L’ormai quasi certa conclusione del governo Draghi (mentre scriviamo) e un futuro incerto e fosco
Una frase che qualcuno attribuisce al bardo di Stratford upon Avon ricorda che “l’umanità è un’orchestra di folli, diretta da un matto!”. Non sappiamo se la citazione sia corretta ed attribuita giustamente, ma forse non è neppure così importante e lasciamo ai dotti e agli eruditi la spiegazione. Quello che invece interessa è il senso che traspare da quelle parole e che fotografa alla perfezione lo stato del nostro mondo e più in particolare del nostro paese. L’unica entità che terremo fuori dalla responsabilità è il direttore per ovvie ragioni! Il resto calza a pennello!
L’incipiente crisi di governo, le dimissioni del premier Draghi che nelle prossime ore potrebbero divenire irrevocabili ponendo fine al governo di larga intesa scaturito dalla inconsistenza degli esecutivi prima gialloverde poi giallorosso, sono tutti avvenimenti che sembrano seguire un copione senza copione, una partitura senza partitura, una follia intrisa di insania ed irresponsabilità. Il primattore è certamente il leader dimezzato dei cinquestelle, l’ex premier del lockdown, l’avvocato del popolo divenuto un descamisado irrequieto ed incontentabile. Ma accanto a lui stanno emergendo una serie di comprimari attirati ghiottamente dalla possibilità di buttarla in … caciara. Tutti naturalmente consapevoli della gravità dei problemi, di quale è il bene del Paese, della necessità di non rallentare e non arretrare su alcune linee di riforma, ma coscientemente incoscienti e attirati dalle sirene elettorali che peraltro vedono tutti in grande affanno ed in ambasce.
Nessuno sa se gli italiani andando a votare, come si teme e si auspica, scioglieranno la loro riserva crescente sulla politica o aumenteranno la loro distanza e sfiducia nei rappresentanti del popolo. Eppure, si continua a fare previsioni, a prevedere i giochi e i giochetti che potrebbero scaturire da un’ennesimo sforzo inane di trovare una quadra alla rappresentanza politica del paese.
Per di più, alle prossime elezioni gli elettori andranno ad eleggere un parlamento dimezzato nei numeri e caratterizzato da una confusione sovrana nel modo nel quale i voti dei cittadini andanno poi compresi, analizzati e ricondotti ad una sintesi di politica e di governo. Ma tant’è! I nostri leader vivono e si emozionano soltanto nell’andare al voto, in ordine spaso, senza una linea chiara, ognun per sé e … poi, dopo si vedrà!
Ecco allora che la frase messa all’inizio appare più comprensibile ma anche che ad essa manca proprio la direzione di marcia. Seguendo le affermazioni dei leader degli ennesimi partiti, delle ennesime variazioni di ogni forza politica, ci si accorge che ognuno ragiona come se il popolo italiano fosse lì a bersi tutto quello che gli si ammannisce e che per quanto possa essere difficile vedere un senso prima e dopo il voto, poi la politica deciderà il da farsi.
Esattamente il contrario di quello che nel corso dei decenni ha allontanato gli taliani dalle urne, che ha convinto della inutilità di andare ad esprimere il proprio convincimento nella consapevolezza amara che ogni risultato verrebbe poi analizzato, sminuzzato e interpretato quasi sempre all’opposto o molto diversamente da come espresso, sempre ovviamente … nell’interesse del paese. Ora sarebbe utile la domanda: di quale paese? Ma si può star sicuri che al di là di frasi ovvie e di circostanza la domanda nella sostanza rimarrebbe inevasa.
La confusione, ancor più il caos, attanaglia tutti senza esclusione. Anche chi come il Pd e la variegata miscela alla sua sinistra continua ad esprimersi come se loro fossero i predestinati alla guida del paese, dei quali non si può fare a meno. Solo che proprio le carenze che questa area ha espresso nel corso degli anni nel rapporto ormai asfittico con il popolo sono alla base della anelasticità della presenza elettorale, sempre la stessa, e senza alcuna capacità visibile al momento di aggregare altre forze. È stata proprio la dissennata e poco lungimirante scelta di “associarsi” ai cinquestelle in fase terminale a mostrarci che non si è capito che non si trattava di apparentarsi ma di indicare chiaramente una strada politica nuova e convincente. Non è mai esistita la connotazione di sinistra dei grillini, ma soltanto la presenza nell’arcipelago pentastellato di qualcuno che a sinistra aveva militato.
Ancor più grave è la condizione nel centrodestra dove la corsa al voto e alla supremazia di coalizione ha vinto ogni intento di chiarezza su che cosa si vuole essere e per che cosa. La chiarezza presunta di Fratelli d’Italia altro non è che una protesta di sistema ammannita come possibile leadership di governo per un paese che non si capisce quale debba essere. Per i leghisti né la presenza al governo, né quella all’opposizione hanno portato luce nei meandri della mente del leader che ha visto una forza elettorale simile a quella dei cinquestelle trasformarsi in una piccola e rinsecchita presenza sempre meno presente in gran parte del Paese. Poi Forza Italia, perno del moderatismo italiano secondo l’ex cavaliere, in realtà somma di molti principati ancor tenuti insieme dal vecchio leader ma non si sa fino a quando. Una posizione difficile e in crisi che non ha saputo neppure comprendere la possibilità di un centro politico al quale rivolgersi e far numero. Quel centro che non esiste ma che sommando i suoi consensi rappresenta insieme al gruppo misto il maggior partito nazionale, per così dire.
Un quadro desolante, dove stanno prevalendo la febbre del meteo ma anche gli sbalzi delle menti che dovrebbero gestire e indicare qualche soluzione. Se il governo Dgrahi andrà a casa e gli italiani alle urne in autunno non sarà quel pomposo diritto al voto che i cittadini hanno come diritto, ma l’ennesima prova di incapacità della politica: L’orizzonte d’ora in poi potrebbe essere molto più fosco e gli scenari molto complessi e gravi! Non c’è che da ringraziare i primi attori, le comparse e gli utili idioti che questa stagione porta con sé!