::cck::1639::/cck::
::introtext::
Grande cast per un’importante fiction televisiva, con Jude Law papa intransigente e reazionario, Silvio Orlando e Diane Keaton. La regia di Paolo Sorrentino, sontuosa e immaginifica, è accolta in modo contrastante dalla critica. Gli ascolti premiano la serie TV
::/introtext::
::fulltext::
La fotografia e le tecniche di ripresa della serie TV The young pope (Il giovane papa) sono eccellenti, come ci ha abituati il pluripremiato regista Paolo Sorrentino nei suoi precedenti film. Da non perdere, per esempio, è la sequenza iniziale della prima puntata, una potente ouverture di immagini straordinarie che ci immergono nel pensiero del complesso personaggio egregiamente interpretato dall’attore britannico Jude Law.
La trama è narrata con lunghe sequenze in scenografie sfarzose, luci curate alla perfezione, costumi sontuosi. Ma non mancano i dialoghi, spesso eccellenti, come negli incontri del giovane papa con il potente segretario di stato Cardinale Voiello, interpretato da un ottimo Silvio Orlando, grondante di sarcasmo, cinismo e battute taglienti avvolte in un educato formalismo diplomatico.
La narrazione parte dalla nomina al soglio vaticano di un giovane papa americano, bello e inscrutabile, interpretato da un fantastico Jude Law. Il giovane papa si rivelerà autoritario e reazionario, deciso a rivoluzionare il delicato equilibrio dei poteri ecclesiastici del cattolicesimo.
La sceneggiatura è dominata dall’aspetto onirico. I sogni ossessivi del giovane papa si alternano ai flashback della sua infanzia all’orfanotrofio. Il presente è caratterizzato da un algido cinismo, corruzione e sarcasmo dei potenti del Vaticano, contrapposti alla celebrale ricerca dell’essenza della fede.
Roma nella serie TV di Sorrentino è vista da lontano, splendida dalle riprese aeree o nei giardini solitari. Una Roma molto diversa da quella dei tanti film della commedia italiana o del neorealismo girati nelle vie, nelle piazze, nelle case, nelle periferie. Roma è una lontana astrazione, la sua popolazione invisibile. Come nella battuta recitata da una brillante Diane Keaton nel ruolo di Suor Mary: “Roma è una frazione della Città di Vaticano”.
Il cinema, si sa, fa leva sul nostro vissuto di immagini, di narrazione, diverso per ognuno di noi. Per questo nulla suscita giudizi più contrastanti, anche tra persone affini, che la visione di un film. Vale anche per Sorrentino, in passato oggetto di aspre polemiche tra gli osannanti e i denigratori di film di grande successo come Il divo (2008), La grande bellezza (2013) e Giovinezza (2015). Anche Il giovane papa è stato accolto da reazioni contrastanti.
A nostro avviso la serie TV The Young Pope è comunque da vedere. Anche se, almeno nei primi sei episodi visti finora, non supera il suo difetto maggiore: essere un grande spot pubblicitario di se stesso.
La serie di dieci episodi in onda ogni venerdì alle 21.15 sul canale Sky Atlantic a pagamento è stata realizzata con un budget di 40 milioni di dollari e prodotta da Wildside per Sky, HBO e Canal+, e coprodotta da Haut et Court TV e Mediapro. Il debutto il 21 ottobre su Sky Atlantic e Sky Cinema 1 ha totalizzato 953 mila spettatori medi per gli episodi 1 e 2, record assoluto per il debutto di una serie tv Sky.
Intanto Paolo Sorrentino prepara la seconda stagione di The Young Pope, per sviluppare ulteriormente il suo discorso sulla fede e sulle domande da porsi. Non tanto se dio esiste o no, ma “perché non si riesce a prescindere da Dio, sia che si neghi la sua esistenza, sia che la si affermi”.
::/fulltext::
::autore_::di Massimo Predieri::/autore_:: ::cck::1639::/cck::