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Archivio Disarmo avvia una ricerca in ambiti giuridici, etici e politici per sistematizzare le conoscenze sull’impiego dei droni e fornire supporto scientifico ai cittadini ed alle istituzioni anche in politica estera.
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Lo scorso 24 novembre Archivio Disarmo ha promosso una interessante giornata di studio su “Droni armati, quale controllo?”, un tema destinato a svilupparsi sempre di più nel corso del tempo, a causa delle implicazioni che l’uso di questa tecnologia comporta.
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I lavori del seminario sono stati introdotti da Fabrizio Battistelli e Francesco Vignarca, rispettivamente presidente di Archivio Disarmo e Coordinatore di Rete Disarmo e si sono sviluppati per l’intera giornata.
Alla base dei lavori l’indagine, la ricerca, gli sviluppi, la necessità di sapere, conoscere i cambiamenti introdotti nella nostra vita da qualcosa che la muta profondamente, ma non sappiamo come, non ne conosciamo i riflessi, non ne apprezziamo le conseguenze, anche se spesso ci confrontiamo con notizie sugli effetti dell’impiego dei droni. Si avverte l’esigenza di sistematizzare le informazioni che ci pervengono e di avere un quadro di riferimento il più preciso possibile.
Non trascuriamo certamente il lato positivo dell’impiego di un drone in calamità come i terremoti: ottenere immagini precise dei disastri consente soccorsi più efficienti e risparmio di vite umane. Ma i droni possono essere impiegati anche in azioni belliche per colpire obiettivi, non si sa quanto nel rispetto di regole che pure in alcuni casi possono esistere perché i Paesi scelgono di darsene autonomamente.
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Maurizio Simoncelli, vice presidente di Archivio Disarmo, sostiene che la diffusione dell’utilizzo dei droni in ambito militare (ricognizione ed attacco) appare connessa sia ai mutamenti dello scenario internazionale, sia alla riluttanza nell’esporre le vite dei propri soldati a rischi vitali. Uno scenario del conflitto che è cambiato rispetto al passato, perché ora comporta la presenza di tre soggetti: lo Stato attaccante, l’attore non-statale transnazionale (ad esempio l’autoproclamato Stato Islamico – IS)e lo Stato territoriale su cui si svolge l’azione.
Le cronache, tuttavia, ci hanno spesso raccontato la presenza di un altro soggetto nello scenario del conflitto: la vittima civile, spesso cinicamente definita come “danno collaterale”.
Nel suggerire come inquadrare queste “novità”, Fabrizio Battistelli è partito da lontano, ricordando il sogno di Federico II, re di Prussia, della guerra perfetta combattuta da “automi tiratori”. Egli propone di affrontare i temi da approfondire sull’uso dei droni in precisi ambiti:
• giuridici, per analizzarne la legittimità, le circostanze e l’uso;
• etici, per scongiurare il rischio di legittimazione di vere e proprie esecuzioni;
• politici, per chiarirne il grado di accettazione da parte degli organi dello Stato.
Una cosa che colpisce molto l’opinione pubblica, ad esempio, è il fatto che qualcuno, da una posizione invulnerabile possa uccidere. Non c’è una sostanziale differenza con quello che accadeva nel passato, ha sostenuto Vincenzo Camporini, vice presidente dell’Istituto Affari Internazionali, che si chiede “che differenza c’è tra un omicidio mirato eseguito con un drone Predator ed un omicidio mirato eseguito da un agente dei Servizi segreti?
Ma le domande che il cittadino si pone sono molte e non sono solo di tipo accademico, perché coinvolgono anche aspetti attuali della nostra politica estera e sono destinate ad entrare nella nostra vita quotidiana ed a divenire sempre più attuali.
E’ noto, infatti, che la nostra politica estera è direttamente coinvolta nelle decisioni dell’ONU per la soluzione del conflitto in Libia, per essersi impegnata ad intervenire anche militarmente, su richiesta del governo guidato da Fayez Serraj e nell’ambito delle decisioni assunte dal Consiglio di Sicurezza, per “normalizzare” i rapporti tra gli attori attuali del conflitto libico.
Per assolvere a tale compito la base militare di Sigonella, in Sicilia, è utilizzata per consentire decollo ed atterraggio degli aviogetti USA verso la Libia, ma può esserlo anche per i droni di cui l’Italia è dotata.
Il dibattito svoltosi a suo tempo nel nostro parlamento sull’uso dei droni si concluse con un compromesso che acconsentì all’uso dei droni, ma solo se disarmati.
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Giova, però, ricordare che gli Stati Uniti, tra i detentori delle tecnologie sull’uso dei droni armati sono sempre stati restii a consentirne l’uso a chiunque e soltanto recentemente il Congresso USA ha deciso, ad esempio, di permettere all’Italia l’impiego della tecnologia per armare i droni di cui siamo dotati.
Ben venga, dunque, la ricerca che Archivio Disarmo ha presentato lo scorso 24 novembre per aiutare i cittadini italiani a comprendere meglio il presente che stiamo vivendo.
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::autore_::di Giorgio Castore::/autore_:: ::cck::1693::/cck::