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Il mese scorso è stata approvata nell’aula della Provincia di Bolzano una mozione presentata dal partito autonomista di destra Die Freiheitlichen, dove si chiede che i bambini italiani che frequentano asili “tedeschi” siano schedati per origine linguistica.
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Una specie di apartheid si sta diffondendo in Alto Adige, e non certo da oggi, contro la minoranza italiana e tutto sempre nel più assordante silenzio delle nostre cosiddette autorità nazionali.
Il mese scorso è stata approvata nell’aula della Provincia autonoma di Bolzano una mozione risalente già al 2008, presentata dal partito autonomista di destra Die Freiheitlichen, dove si chiede che i bambini italiani che frequentano asili tedeschi siano schedati per origine linguistica.
Una proposta che purtroppo ha trovato la solidarietà e i voti anche dal Südtiroler Volkspartei, lo storico partito locale altoatesino.
Il Freiheitlichen che tradotto significa ‘Libertari’, è il partito per l’indipendenza dall’Italia con un orientamento non dissimile dal Fpö austriaco di cui condivide l’ideologia di sapore nazionalista.
Fra i punti del loro programma troviamo, tra l’altro, il no agli immigrati clandestini, il no alle moschee, il no ai parassiti sociali, il no alle quote rosa, l’autonomia fiscale reclamata per l’Alto Adige, l’abolizione dei ticket sulle prestazioni ospedaliere, l’istituzione di un assegno sociale solo per i bambini sudtirolesi, oltre alla difesa del territorio e del popolo sudtirolesi.
Questa mozione sugli asili d’infanzia è coerentemente in linea con questi principi dove si cerca, fin dai primi anni scolastici, di dividere i bambini italiani da quelli tedeschi per evitare un domani qualsiasi tipo d’integrazione e, dunque, ogni futura reale convivenza pacifica.
“Un obbrobrio immorale”, ha denunciato la deputata bolzanina di Forza Italia Micaela Biancofiore, che senza giri di parole, parla di “discriminazione etnica dei bambini”, in una parola razzismo. Una questione che la onorevole ha intenzione di presentare sia con un esposto al garante della privacy, sia con una denuncia documentata all’ufficio nazionale Antidiscriminazioni razziali.
Su questo tema non insorge però solo la destra, ma anche la sinistra locale che ha protestato violentemente fin dall’inizio di questa proposta.
«Non accettiamo – dice Christian Tommasini, segretario del Partito Democratico – i diktat dell’Svp. Noi vogliamo sezioni con una maestra italiana e una tedesca» e lo stesso per il verde Riccardo Dello Sbarba, già presidente del Consiglio provinciale, il quale afferma che i test linguistici sono illegali. «Si vogliono schedare i bambini per costruire un catasto etnico già alla scuola materna».
A questo punto è bene sentire l’altra campana, quella tedesca, nella persona di Oswald Ellecosta, capogruppo dell’Svp in Consiglio comunale e tra coloro che vogliono fare l’esame di ammissione all’asilo ai bambini italiani.
«La scuola – afferma – per noi che nel 1919 e nel 1946 siamo stati strappati all’Austria (e già qui ci sarebbe da aprire un capitolo di contestazione storica assai complesso. Ndr) è l’unico luogo in cui possiamo salvaguardare uno dei pilastri della nostra etnia: la lingua» e segue un ragionamento che contrasta con la nostra Costituzione, affermando inoltre che «questa si impara all’asilo infantile, non nella casa di riposo. Se a scuola arrivano bambini che non sanno una parola di tedesco, cosa succede? Il bambino italiano si isola, la maestra deve seguirlo più degli altri e non riesce a seguire bene i bambini tedeschi che sono nella loro scuola e hanno il diritto di imparare bene la lingua che già parlano nella loro famiglia».
Cosa ne pensano di queste affermazioni i politici a Roma che parlano di inclusione degli stranieri e dello Ius Soli? Varrà anche per l’Alto Adige? Staremo a vedere, per ora sembra che i tedeschi vincono uno a zero sui diritti dei bambini italiani anche se la partita è ancora tutta da giocare.
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::autore_::di Antonello Cannarozzo::/autore_:: ::cck::2350::/cck::