Storia

La ‘Spagnola’ colpì un terzo della popolazione mondiale

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Una pandemia che mise in ginocchio un intero pianeta

In questi giorni di Coronavirus, qualcuno si domanderà cosa potrebbe succedere se invece di 3/4 mila morti, il totale che abbiamo fino ad oggi in tutto il mondo, dovesse diventare nel giro di pochi mesi una pandemia con di 50 milioni di morti o addirittura di 100 con oltre 500 milioni di infettati?

Una catastrofe senza pari come, ad esempio, l’impatto con un asteroide, insomma roba da far accapponare la pelle eppure questo dramma è già avvenuto e non migliaia di anni fa, ma appena nel secolo scorso, durante la Grande Guerra che, sia detto per inciso, costò la vita a 17 milioni di soldati; un bilancio gravissimo certamente, ma ancora nulla rispetto alla nuova epidemia che di lì a poco sarebbe scoppiata.

Il virus non aveva allora un nome da laboratorio come Covid 19, meglio conosciuto come il Coronavirus, ma un nome romantico: la Spagnola, che di sentimentale non aveva assolutamente nulla; e che fu, purtroppo, una epidemia che flagellò intere nazioni dalla primavera del 1918 agli inizi del 1919.

All’epoca fu un vero e proprio fulmine anche se non a ciel sereno.

C’era appena stata, come ricordato, una guerra che aveva dilaniato già una intera generazione di ragazzi con grandi strascichi di miseria un po’ in tutto il vecchio continente e siccome la guerra ancora non era finita, ma si continuava a combattere, quando scoppiò l’epidemia le autorità di entrambi i fronti bellici decisero di sottacere la gravità dell’epidemia con tutto il rischio che questo avrebbe comportato nei mesi successivi, sia per chi stava al fronte, e sia per chi viveva nelle città.

Secondo studi recenti non si può avere una collocazione geografica del suo focolaio, anche se si parla sempre della Spagna; ma è bene precisare che la nazione era rimasta neutrale alla guerra e i giornalisti non avevano quella reticenza che avevano i loro colleghi europei; esso così cominciarono a segnalare che qualcosa stava mettendo in pericolo la salute dei cittadini.

Ciò che determinò la sua esplosione mediatica fu la morte proprio a causa di questo virus del re Alfonso XIII; da quel momento la situazione cominciò ad essere conosciuta in tutte le nazioni belligeranti con gravi ripercussioni, come già paventato, militari, economiche e soprattutto sociali, con un mondo allora ancor meno preparato di oggi a reagire a questa pandemia.

Solo l’Antartide, e isole sperdute, come Sant’Elena o quelle del Pacifico, furono salve; per il resto fu una vera strage.

Un caso a parte riguarda l’Australia.

I governanti di questa vasta nazione si resero conto che l’epidemia stava viaggiando a grande velocità verso l’emisfero meridionale e in poco tempo sarebbe arrivata anche sulla loro terra.

Fu subito creato un cordone sanitario rigoroso con una quarantena per chi proveniva specialmente dall’Europa evitando così le fasi più drammatiche dell’epidemia. Purtroppo, tolsero la quarantena troppo presto e fu un errore fatale di valutazione pagato molto caro dagli australiani con oltre 12 mila morti ed oltre 60 mila contagiati solo agli inizi del 1919.

Ciò che caratterizzò questa epidemia furono le sue ondate di diffusione.

La prima, venne trattata come una semplice influenza certamente più seria, ma non da allarmare, tanto che si pensò di non innalzare subito tutte quelle contromosse per combatterla. I sintomi evidenti per chi veniva colpito erano però una grave infezione polmonare che in poco tempo poteva portare alla morte per soffocamento e ciò non di meno di errori anche diagnostici se ne fecero tanti; alcuni malati furono curati addirittura come se avessero il tifo e altri come la malaria o altre patologie con tutte le conseguenze che è facile immaginare.

Così, nella confusione più evidente, senza una politica di contenimento per la sua diffusione quando arrivò la seconda ondata del virus assai più aggressiva il mondo era assolutamente impreparato; ed è in questo breve lasso di tempo, durato pochi mesi, che si ebbe il maggiore numero di vittime.

Oggi una epidemia come la Spagnola difficilmente potrebbe rimanere nascosta con milioni di social in agguato. L’esempio è che neanche una dittatura ferrea come quella cinese è riuscita a tenere nascosto il Corona virus per non più di qualche settimana e questo la dice lunga su come oggi siamo interconnessi gli uni agli altri. L’importante, come dicono gli scienziati, è, oltre a mantenere le elementari norme di igiene, è di diffondere subito la giusta informazione. Attenti però, come spesso capita anche in questo caso, alle fack news, l’autentico virus delle nostre società multimediali per le quali non c’è un vero e proprio vaccino se non la personale onestà nel diffondere notizie.

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