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Una Cadillac rosso fuoco

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Una Cadillac rosso fuoco
Joe R. Lansdale
Noir
Trad. Manuela Francescon
Einaudi Torino
2020 (orig. 2020, More Better Deals)
Pag. 263, euro 17,50

Quasi una sessantina d’anni fa, forse il 1964. East Texas, piccole città. Ed Edwards lavora da Smiling Dave, lui e il proprietario vendono auto usate. Dave, cento e rotti chili per appena un metro e sessanta, preferisce restare in ufficio. Ed è molto giovane, quasi un figlioccio capace di far bene a pugni con clienti riottosi, prende commissioni per ogni vendita. Sono abituati a gestire catorci arrugginiti, a contraffare il contachilometri, a sistemare alla meno peggio buchi e difetti (tanto radiatore che cinghia di trasmissione), chiarendo preventivamente che i contratti di vendita non si possono poi rescindere. Dave gli chiede di riprendere la Cadillac rossa che aveva venduto a una coppia, i Craig, lei splendida e il marito bello grosso, l’auto non era male e costava troppo, l’avevano acquistata a rate, ora non pagano. Ci va accompagnato dalla sorella Melinda, graziosa 19enne che vive con la madre alcolizzata in una roulotte, al ritorno ci sarà bisogno di un altro autista. La coppia vive fuori città, hanno un vasto pezzo di terra con un drive-in e un cimitero per animali. Nancy Craig, bionda con gli occhi scuri, li accoglie con rassegnazione, spiega che l’acquirente firmatario è Frank e lui chissà dove si trova, da due mesi via con la macchina, a fare a botte e a scopare da qualche parte. Ed è stato in Corea, ne è segnato, torna a piedi di notte convinto che la Cadillac sia nella rimessa. Proprio così, ma arriva Nancy con un fucile, vanno a letto insieme, Ed non fa brutta figura, almeno sa che le donne hanno il clitoride e lo sa trovare senza bisogno delle istruzioni. Iniziano a vedersi regolarmente, Ed riprende la Caddy ma s’impegna a tenerla, pagandone lui le rate. Molti mesi dopo Nancy suggerisce che se il marito fosse morto o morisse sarebbe l’ideale. Appunto.

Ogni romanzo di Joe R. Lansdale (Gladewater, 1951) è una garanzia, ripete situazioni letterariamente godibili, con colpi di scena, senza sorprese. E sai cosa leggi! Un classico antico hard-boiled non metropolitano, dinamiche che vengono da lontano, la provincia profonda degli stati non uniti del sud! Questa volta la scorrevole narrazione è svolta in prima empatica persona al passato dal protagonista, ambientata negli anni sessanta: trame e accidenti, truffe e sesso, botte sudate e sparatorie letali; la polizia solo alla fine. Non si parla col cellulare né s’intercettano chiamate, non si cercano tracce di DNA né vi sono scienziati sulle scene dei crimini. Ed sembra bianco ma è nero, questo il filo dello svolgimento e dei dialoghi (eccelsi, come al solito). La mamma è bianca, il padre era nero, alto e virile, povero e forte, manesco e violento; il fratello maggiore Jake appare come il più scuro dei figli, fa l’operaio in fabbrica a Detroit, in qualche modo si è sistemato; Melinda vorrebbe studiare, Ed non sentirsi mediocre e fallito. In giro vengono presi per portoricani, messicani, certe volte italiani, belli prestanti bianchi poveri, nessuno sa che sono di sangue negro, loro hanno bisogno di soldi più o meno tranquilli e, inevitabilmente, finiscono per cercare documenti falsi che li “sbianchino” per sempre, almeno in quelle lande molto razziste dove vince solo chi ha la pelle chiara. Tanto più che ci sono neri chi riforniscono la madre di alcol, tipacci non damerini. Birra a fiumi e pure molto whisky.

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