recensioni libri

Dodici rose a Settembre

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Maurizio de Giovanni
Giallo
Sellerio Palermo
2019
Pag. 274 euro 14

Napoli. Novembre 2018. La psicologa Gelsomina Settembre, detta Mina, capelli lucidi e corvini, zigomi alti, occhi neri e profondi, miope, ha 42 anni e vive ancora nella cameretta di quand’era ragazzina, con i poster di Baglioni, a casa con la sarcastica madre Concetta, paralizzata, e con la badante Sonia. Era sposata con il compìto presuntuoso Claudio ma non c’era amore, lo ha lasciato e si è dedicata a corpo morto alla passione militante e alla professione sociale di assistente in un piccolo consultorio pubblico dei Quartieri Spagnoli, dove da poco ha iniziato a lavorare il bellissimo ginecologo Domenico Gammardella, detto Mimmo, fidanzato a distanza e fedelissimo, che comunque attira una miriade di donne e maschi, lunghe file in sala d’attesa senza effettive ragioni sanitarie. Le tre amiche di Mina non lo sanno, si limitano a spingerla fastidiosamente a trovarsi un uomo purché sia, dopo il prolungato periodo di solitudine. Lei, però, sente di avere ben altri guai, in particolare due Problemi fissi, questioni di accettazione della dura realtà della vita che le si ripropongono di continuo: da una parte il rapporto con la mamma invadente e urticante, dall’altra il rapporto col proprio grande incontenibile seno, meraviglioso solo per chi si trova di fronte. Mentre una persona meticolosa comincia a uccidere a destra e a manca (dopo aver fatto recapitare rose rosse, una dopo l’altra), sparando alla vittima dietro la nuca con un’antichissima Luger P08, come se eseguisse una vendetta, e l’antipatico magistrato De Carolis indaga sulle costanti degli omicidi, Mina ascolta la bruna 11enne Flor affermare che il padre sta per ammazzare Ofelia, la madre peruviana, dopo averla più volte massacrata di botte; è un boss abbastanza potente. Settembre vorrebbe salvarle, ma anche l’altra inchiesta finisce per toccarla da vicino, non potrà che correre rischi, non solo nelle GdM.

Il grande scrittore napoletano Maurizio De Giovanni (1958) s’incammina ancora una volta sulla strada di una nuova serie gialla. La protagonista ha molte caratteristiche interessanti ed era già apparsa nelle due raccolte Sellerio del 2013 e del 2014. L’atteso primo romanzo sembrava in gestazione da tempo, rallentato dalle altre serie e dalle loro trasposizioni televisive. Ora è uscito e sembra proprio un buon inizio, anche se l’autore si mostra ancora alla ricerca di un incidere specifico e coerente, diverso dagli altri personaggi già e meglio noti. La narrazione è in terza, soprattutto su Settembre e su De Carolis, oppure sul portiere dello stabile dell’ufficio con lo sguardo fisso sulle tette di Mina (è a loro che parla), intervallata da capitoli più brevi dove appare la personalità criminale durante i quattro omicidi (alcuni in prima persona, rivolta alle imminenti vittime; altri in terza sui suoi delitti). De Giovanni è alla ricerca dello stile confacente e, talora, rischia un po’ l’insistenza su caratteri ripetitivi caricaturali delle situazioni e delle personalità, come se stesse ancora affinando la conoscenza con la nuova promettente serie. Napoli vien fuori come sempre alla grande, nel bene e nel male: segnalo le Sbadate del quartiere, che arrivano in ospedale menate dai mariti e ripetono mestamente che sono scivolate, cadute per le scale, inciampate nel tappetino della doccia, o sono state solo graffiate dal gatto. Che Mina mostri insofferenza ma sia davvero attratta da Mimmo è certo, lui spettinati capelli biondo scuro e volto perfetto.
Gli ricorda l’irresistibile Robert Redford, in ogni situazione di contatto riferibile alle diverse interpretazioni di indimenticabili film; invece per Luciana assomiglia a Kostner, per Delfina a Newman, per Greta a Dempsey, insomma fate voi ma conoscetelo presto!

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