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Sillabario di genetica

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Sillabario di genetica per principianti
Guido Barbujani
Scienza
Bompiani
2019
Valerio Calzolaio
3

Viventi e replicanti. Da sempre. Portiamo con noi un messaggio dal passato, le istruzioni per l’uso. Ce le hanno inviate milioni di nostri antenati. Stanno nel DNA di ognuna delle nostre circa 37 mila miliardi di cellule (che siamo noi, complessi individui umani), moltiplicatesi in maniera ordinata dall’unica cellula uovo fecondata da cui proveniamo (grazie ai nostri genitori biologici). I geni sono i singoli tratti del DNA che hanno svolto e svolgono una certa funzione, circa 20 mila, ciascuno risponde anche al funzionamento degli altri geni e ai messaggi provenienti dal contesto esterno, tutti insieme compongono il nostro genoma individuale, oltre 6 miliardi di caratteri. Condividiamo con ogni altro dei 7,7 miliardi di donne e uomini sapiens viventi (e le decine di miliardi già vissuti), vicini e perlopiù lontani, conosciuti e perlopiù mai conosciuti, il 99,9% del nostro DNA. Quello 0,1, le varianti del DNA (gli alleli), è comunque quasi tutto cosmopolita, cioè rappresentato da alleli presenti, a frequenze diverse, in tutti i continenti. Poche varianti del DNA sono esclusivamente asiatiche (l’1%), pochissime solo europee (lo 0,1), un poco di più quelle solo africane (il 7), proprio perché dalla biodiversità di quel continente deriviamo tutti, da sempre, ovunque. Al momento, i due studiati genomi più diversi fra loro appartengono a due componenti del popolo San (i boscimani) che vivono a poche centinaia di chilometri di distanza fra loro (non a molte migliaia, come noi). Certo, a livello complessivo di popolazione il genoma del nostro vicino di casa è mediamente più simile a noi che a gente lontana, ma appunto solo mediamente e solo poco di più (il 12 per cento per l’esattezza). Sono pochi gli alleli presenti solo in una o poche popolazioni, tantissimi sono ovunque, tanti in più continenti o in più popolazioni dello stesso continente. Ne deriva che assomigliamo spesso anche a persone di paesi lontani in molti dei nostri caratteri, che quasi ogni carattere umano tende a essere meticcio. Altro che razze!
Il grande scienziato genetista Guido Barbujani (Adria, 1955) ha insegnato a New York e Londra, a Padova e Bologna, ora a Ferrara; da 45 anni studia e lavora pure sperimentalmente sul DNA; prova a spiegarlo a noi principianti con chiarezza e completezza. Proprio all’inizio ci suggerisce di partire con passione da Darwin, per i più stanchi o diffidenti almeno dall’indice e dai titoli dei primi sei capitoli de L’origine delle specie. La biologia moderna, di cui la genetica fa parte, non si limita al pensiero di Darwin, ma è ancora assolutamente darwiniana, evoluzionistica. Poi spiega: DNA, RNA e proteine, i geni in funzione, il genoma, le regole dell’eredità, il precario equilibrio che ci denota, geni e malattie, geni che non ci sono (criminalità, intelligenza, amore, origini), vecchi geni (che ci sono, e bisognerà tornarci sopra, sul DNA antico), i nuovi geni (un commiato esplicativo sui cosiddetti OGM, antichi e moderni). Quel tanto che si sa, quel che non si sa, quel che si potrebbe presto sapere. In fondo aggiunge un prezioso piccolo glossario, quasi 150 lemmi, le parole sottolineate nel corso della trattazione. Il capitolo centrale affronta la genetica delle popolazioni: qui di “precario” non ci sono le molteplici conoscenze, bensì gli equilibri fissi e costanti di un gruppo umano, forse ideali per qualcuno, e però impossibili nella realtà. Tutte le popolazioni sono evolute ed evolvono geneticamente e le ragioni sono sempre le stesse, quattro: mutazione, ovvero casuali alterazioni ereditarie nella sequenza del DNA, che si ereditano (significative solo attraverso lunghi periodi di tempo); deriva genetica, ovvero variazioni casuali nelle frequenze alleliche, specie in popolazioni di piccole dimensioni (con frequente conseguente omogeneizzazione e perdita di variabilità interna, anche in tempi non lunghi); selezione in genere lenta, ovvero non casuale diminuzione o crescita, eliminazione o trasformazione, di certe caratteristiche biologiche per adattarsi all’ambiente e trasferire l’adattamento alle generazioni successive (sopravvivono meglio i più adatti, non i migliori), una selezione che può essere sia biologica naturale che anche biologica sessuale; flusso genico, ovvero la migrazione altrove (qui la definizione è meno accurata) di gruppi e individui, genomi e geni, che ha continuamente ridotto (per gli umani) la variabilità genetica generale. Un libro esemplare, colto aggiornato pulito, e bello (narrativamente) da leggere.

di Valerio Calzolaio
Genetica e genomica
https://www.linkiesta.it/it/article/2019/05/23/guido-barbujani-migranti-genetica-politica/41801/

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