Cosa vuoi fare da grande?
Quante volte ci siamo sentiti rivolgere questa domanda da amici, parenti, amici dei parenti, parenti degli amici…?
In genere la risposta più diffusa tra le bambine è la parrucchiera o la ballerina; tra i maschietti prevale l’astronauta o il pompiere.
Di certo a nessuno di noi è venuto in mente di voler vivere in un faro, come non avrebbero mai pensato alcuni personaggi che abbiamo incontrato.
Rispondendo ad un bando promosso dalla Difesa Servizi spa e Agenzia del Demanio di qualche anno fa, relativa a 26 strutture affacciate sul mare, alcuni imprenditori hanno preso in concessione (fino ad un massimo di 50 anni) alcuni fari in stato di abbandono.
“Se accendi una lanterna per un altro, anche la tua strada sarà illuminata”, scriveva Nichiren Daishonin (nota figura storica e religiosa del buddismo giapponese).
Ovviamente le intenzioni di questi “tutori temporanei” non sono quelle di accendere e spengere ogni giorno le preziose luci che guidano ed accompagnano le buie notti dei naviganti, ma di ristrutturare e rendere godibili questi meravigliosi siti, spesso arroccati su dirupi impervi, ma sempre affacciati su panorami irripetibili.
Hotel, boutiques, suite di lusso, centri culturali, musei a cielo aperto, stazioni di birdwatching e oasi naturali sono le destinazioni finali di queste ambite strutture.
Non è raro che, per raggiungerle si possa utilizzare solo la bicicletta o la barca, ma sicuramente preservare il loro fascino è l’obiettivo primario delle istituzioni affidatarie.
E’ così che un giovane imprenditore si è trasferito da Bergamo alle Egadi per gestire per 20 anni i fari di Capo Grosso, sull’isola di Levanzo e quello di Punta Libeccio, sull’isola di Marettimo.
“Quando mi sono recato a visitare il faro di Levanzo, me ne sono innamorato all’istante. L’isola sembrava un presepe, adagiato su un mare caraibico e il faro, costruito nel 1858, a 40 metri a picco sul mare, ha
suscitato in me una magica emozione…” afferma il giovane, aggiungendo “ho deciso subito di partecipare al bando e di investire risorse per trasformarlo in un hotel per ospiti che vogliano godersi la natura con
iniziative a questa legate”.
E’ di sicuro quello che hanno pensato anche alcune sorelle fiorentine visitando il faro di Capel Rosso, nel Parco Nazionale dell’arcipelago toscano dell’isola del Giglio.
Amore a prima vista, desiderio di valorizzare il territorio circostante coperto da folta vegetazione, far rivivere la vita dei faristi a stretto contatto con il mare e la natura, creando un relais circondato da vigne e aziende vinicole a disposizione degli ospiti.
Alla Società WWF Oasi è stato attribuito il faro di Capo d’Orso di Maiori (Salerno), aggiudicato dopo una contesa con 7 pretendenti stranieri.
Cinquecento scalini a picco sul mare, una parete rocciosa di 80 metri, sarà l’affascinante scenario che si troveranno difronte i visitatori di quella che diventerà un’oasi naturalistica con vista sulla costa amalfitana; un’area protetta per tutelare le palme nane e un osservatorio marino per lo studio dei capodogli. Su tutto questo troneggerà maestoso il faro che sarà
visitabile anche di notte.
Non so quanti dei 26 fari messi a disposizione dal Demanio saranno ancora disponibili, ma di sicuro coloro che hanno preso o prenderanno la decisione di avventurarsi in questa impresa, potranno abbandonare le ansie del traffico, dello smog, delle attese, dei ritardi, per trovare una rivincita sulla caotica vita cittadina, realizzando un progetto “illuminato”…
di Luisanna Tuti