Ogni giorno un mutamento di fronte, una girandola del non sense
È sempre più complesso e a volte poco confortante cercare di dare un senso compiuto a quanto la nostra attualità politica ci presenta ed offre alla nostra modesta riflessione. La sensazione tattile e’ che nessuno dei contendenti sia di governo che di opposizione abbia una realistica, sistemica,sufficientemente completa capacità di analisi della situazione del paese, dell’ambito internazionale ed europeo nel quale un paese come il nostro malgrado i suoi cronici ritardi si trova ancora ad esercitare un ruolo di primaria importanza. Almeno sino ad ora! Il confronto politico sembra svolgersi soltanto su temi divisivi che uno o l’altro dei comprimari pone sul tavolo. Non appena si raggiunge, meglio sarebbe dire si pensa si sia raggiunta, un’intesa su qualche passaggio parlamentare e di governo, immediatamente viene gettato nell’agire un nuovo tema, una nuova questione che già nelle premesse si presenta con i connotati della criticità, della diversa visione dell’uno o dell’altro degli attori in campo. Attualmente la pietra dello scandalo e’ il cosiddetto sistema salva stati, conosciuto come Mes, ammesso che un italiano di media intelligenza abbia potuto capire di cosa si stia parlando. Orbene, di fronte ad un istituto previsto dai trattati europei che cerca di trovare un meccanismo comune che ponga gli Stati membri all’interno di regole che tutti garantiscono, ognuno va per la sua strada incurante dell’effetto che sulla pubblica opinione si genera dinanzi a visioni non contrastanti, ma antitetiche. C’è chi lo considera uno strumento indispensabile al quale l’Italia (opinione comune anche nei circoli europei) non dovrà tuttavia fare ricorso, oppure chi ritiene che sia una maledizione che danneggia il paese. Andando con ordine, il nocciolo della vicenda e’ soprattutto la partecipazione finanziaria italiana, tra i primi quattro paesi membri per importanza, a provocare reazioni. Si dice che noi paghiamo molto (ma questo accade da anni) ma poi non usufruiamo del meccanismo perché la nostra economia, pur in difficoltà recessive, rimane con fondamenti solidi. Almeno per ora! Dove si trova allora l’equilibrio tra questi due estremi? E, soprattutto, dove erano i leader politici nazionali sino ad ora? Se è vero come è stato osservato che di Mes si parlava già ai tempi dei governi Berlusconi e persino in quello più recente giallo verde? Vivida allora la sensazione, la percezione che al governo e all’opposizione del paese vi sia un gruppo di dissociati o peggio di begli addormentati, che all’improvviso, sempre all’improvviso, si accorgono dell’esistenza di problemi peraltro conosciuti e analizzati che divengono dirimenti per il confronto politico dell’oggi, ma come se fossero apparsi all’Improvviso per una sorta di alchimia. Forse è proprio questo. In assenza di idee complessive, in assenza di competenze consolidate, in carenza di una visione di paese che colleghi tutti e non lasci indietro nessuno, si vive alla giornata un po’ come i piazzisti che arrivavano nei piccoli paesi o nelle piazze delle grandi città portando oggetti mai visti, novità o presunte tali e dietro ai quali vi era sovente la cosiddetta fregatura. Con la differenza che i piazzisti andavano via e magari non ritornavano più mentre i nostri sono sempre lì, fregatura dopo fregatura. Naturalmente lungi da noi criticare soltanto, ma non ci si può esimere dal provare sconcerto dinanzi ad una finanziaria partita con rigore e trasformata nel solito baraccone dove nessuno riesce ancora a comprendere con sufficiente chiarezza che cosa arriverà ai cittadini, alle famiglie, alle imprese. Purtroppo al di là delle forme con cui ognuno prova a manifestarsi con l’opinione pubblica ovvero chi assume toni messianici, trancianti o chi fa opposizione al se stesso di governo, o ancora cerca di trasmettere calma e serenità, la convinzione che si fa strada e’ che non vi sia alcuna capacità prospettica, né tra coloro che vengono da antiche tradizioni politiche e di pensiero, sia coloro che arrivano sul proscenio senza ne’ l’una né l’altra. Si vive cioè alla giornata nella, questa sì, più antica tradizione nazionale! Per i cittadini la sensazione netta di non essere riusciti ancora una volta ad esprimere le proprie opinioni con il voto, vedendo trasformate per così dire le loro volontà in qualcosa di altro. Un altro su cui però ci si guarda bene dal tornare a chiedere il pensiero nazionale. Tra cambiamento annunciato e discontinuità del cambiamento, i due poli sui quali si è creata la situazione attuale, sembra che tutto cambi perché nulla cambi. In altre parole, quel vizio insanabile è originario della nostra politica: il trasformismo, il gattopardismo. Vizio al quale sembrano essere perfettamente allineati e a loro agio anche gli ultimi venuti! Tra le peggiori evidenze la teorizzazione neppure velata che per il Pd il nocciolo sia quello di arrivare a fine legislatura per condizionare l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Naturalmente per sbarrare il passo alle destre, così come visibilmente si è visto in questi decenni con risultati esaltanti peraltro! Ovvero la crescita oltre ogni aspettativa o previsione di un sentimento contrario in tutti i livelli sociali, persino tra i lavoratori e gli operai una volta mitizzati. Per i problemi strutturali del paese, per i ritardi decennali, per le questioni emergenti della nuova società digitale sembra esserci sempre tempo. Prima per così dire meglio assestare il nuovo sistema di relazioni politiche, i nuovi equilibri. Poi ci si occuperà del resto! Un atteggiamento suicida ma non per chi guida il vapore, ma per i cittadini e per il paese! In tutto questo il Mes o altre questioni similari altro non sono che ballon d’essai lanciato per confondere e complicare anche quello che è chiaro a tutti: basti pensare ai drammi imponenti di Ilva, all’Alitalia e a tanti altri casi che segnalano l’abbandono lento ma inesorabile del nostro miglior tesoro produttivo: il tessuto della piccola e media imprenditoria, quella manifattura per la quale siamo percepiti come i migliori nel mondo. Un assassinio, questo, non un suicidio!
di Roberto Mostarda