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Governo del … cambiamento? Vecchi metodi

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Tra emendamenti, codicilli, deroghe e via dicendo

Babbo Natale è arrivato con un carico pieno di … milleproroghe! Come nella migliore tradizione descritta mirabilmente da Tomasi di Lampedusa, tutto cambia perché non cambi nulla. La legge finanziaria, la manovra di fine anno ci ha regalato il famoso, immarcescibile, immutabile decreto milleproroghe con il quale si perpetuano tutti i vizi e le carenze del nostro sistema. Non è un bello spettacolo, ma tant’è!
Intanto, premier, ministri, sottosegretari si sperticano, si affannano nel descrivere gli elementi innovativi, i punti di forza dell’azione dell’esecutivo. Intorno si parla sempre di soldi ai partiti in varie forme e vari modi, adesso anche nei confronti di esponenti del nuovo che avanza e non arriva mai. Oltre a impedire i soldi alle forze politiche bisognerebbe escludere i movimenti e ogni altra forma, ma come la fenice rinasce dalle proprie ceneri, l’inventiva della politica vecchia e nuova per finanziare se stessa non conosce ostacoli e confini. E dopo le critiche, le accuse, i distinguo, un
grande silenzio, come una coltre leggera di neve, prende il sopravvento: tutti coinvolti, nessuno coinvolto. Nel segno dell’ipocrisia i soldi vanno e vengono come in quel porto di Buenos Aires cantato da De Gregori molti anni fa.
E, su tutto, il milleproroghe! Lo strumento che dovrebbe servire a tamponare le varie emergenze, un tappabuchi, diventa l’elemento distintivo dell’azione politica e governativa in questi fine d’anno convulsi e caotici. E accade anche che un ministro menzioni, in un progetto governativo per l’innovazione esaltandone i contributi, un’azienda privata guidata dal rampollo di un guru e sostenuta da un altro guru. Un fatto in sé esecrabile, frutto di una necessità evidente di “pagare pegno”, una cosa mai vista in questi termini e nel pieno di un continuo battagliare perché la politica e la vita del paese non sia più ostaggio di logiche particolari o di interessi settoriali! Una gran bella pagina non c’è che dire!
Ma dopo il clamore della notizia, il silenzio, una cappa opprimente che pensavamo legata ad altri periodi e ad altri ambiti. Come a dire sì, vabbè … però!!! Condita dall’inseparabile e impareggiabile logica del: “non disturbare il manovratore” che trova plastica realizzazione nel premier più marziano che la storia patria ricordi: un non politico apparentemente, non eletto da alcuno, messo lì nella vigna a far da palo in nome e per conto di quella stessa associazione privata di cui sopra. E nessuno affronta il nodo, nessuno si avanza per tagliare il nodo gordiano, l’evidente intreccio di interessi e il conflitto sempre più invadente che questa nuova (in apparenza) forma di politica porta avanti.
Ecco allora che il milleproroghe ha il suo senso, anche questa volta. Tappa qui, tappa là, riconosci questo a quello e quello a questo, almeno un po’ di sordina al resto arriva, perché i bisogni e le esigenze sono tanti e meglio l’uovo oggi e non la gallina domani. Anche se in tal modo domani potrebbe non esserci più la gallina per fare altre uova. Ma, ricordando una vecchia cantilena, a noi che ce ne importa, a noi che ce ne importa!! E, poi, domani … è un altro giorno!!
Ci si perdoni questo florilegio di ovvietà, ma la sensazione ascoltando quanto politici ed esponenti del governo dicono in ogni ambito di competenza, è netta la sensazione che il vecchio adagio napoletano secondo il quale le cose serie non possono essere poste in mano alle creature (per la loro inesperienza) sia ormai imperante in ogni angolo! Come si concili questo pressappochismo con nodi gravi come l’Ilva, l’Alitalia, con un disegno che rimetta il paese sui binari della crescita, è difficile da
comprendere.
Ancor di più si ha la netta sensazione che invece di pensare a soluzioni non transeunti e di calibro adeguato ai problemi, la preoccupazione di leader ed esponenti, di movimenti e partiti, sia soprattutto quella di capire come tirare avanti sino a fine legislatura o alternativamente quando andare a votare. È come se all’improvviso i pesanti problemi nazionali, le criticità fossero tra le quinte e non sul palcoscenico, perché il nodo che interessa è quello di capire in che modo rafforzare la propria presa politica e indebolire l’avversario. Per i problemi più gravi, insomma c’è sempre
tempo!
E soprattutto, un bel milleproroghe è sempre lì, magnifico strumento di soluzione semplice a problemi complessi, per passare la nottata e poi si vedrà!
Per i cittadini italiani il Natale è ancora una volta un’occasione per capire la distanza della politica dalla vita reale, e continuare a porsi la stessa domanda: chi scegliere, dove andare, in che modo dare al paese una nuova stagione. Nel mentre come in un gigantesco loop la quotidianità della politica avvolge riavvolge lo stesso nastro, lo stesso copione di sempre. Non sono bastati gli inizi degli anni Novanta, la fine della prima repubblica, la scomparsa delle ideologie, forse anche delle idee che ne erano l’origine, la battaglia campale tra Berlusconi e la sinistra, a restituirci un quadro un po’ più chiaro e leggibile sul da farsi. Siamo sempre là, nel guado, impastoiati nelle contraddizioni e con la sensazione che chi si dichiara innovatore, sia solo una parte in commedia. Una commedia che potrebbe però sempre rischiare di trasformarsi in qualcosa di più rischioso!
E anche per questo la logica di un bel milleproroghe continua ad avere la sua logica.
Distorta certo, ma pur sempre logica! Buon Natale!

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