Cultura

LA FINANZA E IL CORPO UMANO

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Lo Stato, l’Erario e il Cittadino

Il troppo storpia

Sin dai tempi antichi si è fatto ricorso alla metafora del corpo umano per descrivere la società.
Nel 493 a. C. Menenio Agrippa nel famoso apologo ai plebei, che si erano ritirati in massa sull’Aventino abbandonando la città, spiegava che lo Stato era come un organismo umano, per cui uno sciopero degli arti contro lo stomaco porterebbe alla morte per inedia di tutto l’organismo.
Agrippa paragonò lo Stato ad un corpo umano nel quale, tutti gli organi sopravvivono solo se collaborano altrimenti periscono. Pertanto, se le braccia (i plebei) si rifiutassero di lavorare, lo stomaco (il governo retto dai patrizi) non riceverebbe cibo con la conseguenza che tutto il corpo, braccia comprese, deperirebbe per mancanza di nutrimento.
Anche secondo Aristotele (in Politica) lo Stato costituisce una sorta di animale, i cui organi si comunicano reciprocamente le loro funzioni per mantenerlo armoniosamente in vita.
Nel medio Evo si affermò una concezione organica dello Stato, attraverso una dottrina filosofica detta “organicismo” che concepisce ogni entità come un organismo.
I teorici medievali paragonano le varie classi e funzioni sociali della società ai singoli organi ed apparati di un corpo umano.
Da qui il ricorso alla metafora del corpo umano per descrivere la società civile: res publica quoddam corpus (John of Salisbury, alias Iohannes Saresberiensis, 1115 – 1180, autore del Policraticus): al re vengono assegnate le funzioni della testa, al senato quelle del cuore, ai giudici quelle degli occhi, delle orecchie e della lingua, ai militari quelle delle mani. Il fisco richiama la funzione del ventre: se accumula troppo avidamente e in maniera sproporzionata genera malattie determinando la rovina dell’intero corpo. I contadini corrispondono ai piedi, che sono sempre in contatto con la terra e sostengono l’intero corpo, per cui richiedono una particolare attenzione da parte del capo, perché se manca il sostegno dei piedi il corpo non si regge più.
Marsilio da Padova (1275-1342) nel “Defensor pacis” riprende la dottrina aristotelica secondo cui l’ordinamento giuridico costituisce una sorta di animale (civitas est velut animata seu animalis natura quaedam) i cui organi tutti lo mantengono armoniosamente in vita; attraverso l’armonia del tutto si raggiunge la pace sociale (tranquillitas).
Riconsiderando la funzione dello stomaco, come uno sciopero degli arti contro lo stomaco porterebbe alla morte per inedia di tutto l’organismo, viceversa un’eccessivo apporto di cibo allo stomaco provocherebbe indigestione e altre malattie che indebolirebbero le funzioni degli altri organi e quindi provocherebbero una patologia dell’intero corpo.
E’ l’allarme che oggi da più parti viene lanciato nel constatare un fenomeno conseguenziale: più tasse, più debito, meno crescita.
Le statistiche riferiscono che dal 1965 al 2016 il prelievo fiscale si è incrementato del 18% annuo con il risultato di un aumento del debito pubblico e una diminuzione della crescita: ogni legge finanziaria comporta costantemente un inasprimento fiscale.
Adam Smith, padre della moderna scienza economica, nel descrivere i principi a cui lo Stato deve attenersi in materia fiscale, così scriveva nella “Ricchezza delle nazioni” del 1776: “ in primo luogo l’accertamento dell’imposta può richiedere un gran numero di funzionari, i cui stipendi possono assorbire la maggior parte del gettito dell’imposta e le cui malversazioni possono imporre ai cittadini un’altra imposta addizionale.
“In secondo luogo, l’imposta può ostacolare l’operosità dei cittadini e scoraggiarli dal dedicarsi a certe economiche che potrebbero offrire mantenimento e occupazione a un gran numero di persone.
“In terzo luogo, con le multe e con le altre pene in cui incorrono gli sfortunati che cercano di evadere senza riuscirci, essa può spesso rovinarli e quindi porre fine al vantaggio che la comunità avrebbe potuto ricevere dall’impiego delle loro risorse economiche.
“In quarto luogo, assoggrttando i cittadini a frequenti e odiosi controlli dei funzionari fiscali, l’imposta può dar luogo a fastidi non necessari, alla vessazione e all’oppressione; e sebbene, a rigore di termini, la vessazione non sia una spesa, essa è certamente equivalente a una spesa che chiunque sarebbe ben disposto a pagare pur di evitarla.
“In questi quattro modi le imposte sono spesso molto più gravose per il cittadino di quanto siano utili al governo”.
Successivamente David Ricardo nel 1817 (Principi di economia politica e dell’imposta) osservava come le tasse sono una parte del prodotto della terra e del lavoro del paese messa a disposizione dello Stato per essere spesa in servizi; se il prelievo fiscale è alto il capitale del paese sarà diminuito con conseguente miseria e rovina.
Le superiori osservazioni non devono però portare alla conclusione che, se una legge fiscale è ingiusta e dannosa per il paese, bisogna evadere.
Come diceva Socrate, se la legge è ingiusta, non posso contrappormi ad essa sulla base della mia individualità, bensí operare perché diventi più equa.
Ed a tal fine è utile tenere presenti, oltre alle surriportate osservazioni di Smith e Ricardo, anche, andando ancor più indietro nel tempo, la metafora che troviamo nel Policraticus (il sopraccennato libro del filosofo inglese Giovanni da Salisbury, scomparso nel 1180 quand’era vescovo di Chartres), che rappresentando la finanza come il ventre del corpo umano, osservava che bisogna nutrirlo con moderazione, cioè con una giusta dieta e non ingozzarlo, onde evitare l’indigestione se non addirittura l’infarto e la morte dell’intero corpo.

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