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E i problemi possono attendere

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Nella maggioranza continuano a prevalere le sole logiche di schieramento

Sapere cosa ci riserva il futuro politico è talmente difficile che neppure le pizie e i vaticini di un tempo potrebbero anche soltanto tentare di scalfire il dubbio e l’oscurità nella quale ci muoviamo da troppo tempo. E’ come se il nostro paese vivesse una dissociazione totale. La politica è ferma alle contrapposizioni tipo dopoguerra, nessun leader e nessun partito o movimento sembra in grado di produrre una riflessione matura, adeguata ai tempi e che sappia interpretare il paese per quello che è. Dall’altro lato c’è un paese che nonostante questi lacci e lacciuoli continua a muoversi verso il futuro, tecnologico, sociale ed economico. La diffusione parossistica, quasi paranoide, delle nuove tecnologie e il loro uso anche distorto sono la cartina di tornasole di questa frattura. Ogni tentativo di farsi interpreti dal punto di vista politico del paese naufraga sugli scogli della contrapposizione ideologica, con in più il dato non secondario che le ideologie sono morte e sepolte almeno nel senso che hanno assunto nel secolo breve.

Una spaccatura che è evidente anche nei nuovi movimenti, nei tentativi (vedi le sardine) di proporre qualcosa di inedito agli italiani. Nessun passo avanti è possibile perché in modo inevitabile si ripiomba nello stesso copione stantio: da una parte i buoni e i giusti, dall’altra i cattivi e i colpevoli. Solo che il paese per crescere ha bisogno di altro e, tenendo saldi gli ancoraggi alla costituzione e alla democrazia, occorre far circolare realmente qualcosa di nuovo. E invece, ogni rievocazione storica, ogni ricordo di avvenimenti tragici del passato recente, fa riapparire i rigurgiti odiosi ed offensivi di sempre. Con il corollario che i giorni di oggi non possono avere conoscenza o serbare la memoria come accade a chi ha qualche anno in più. Dunque coscienze pulite ma senza strumenti per capire e con il pericolo immanente di codificare e bloccare istantanee ormai senza più senso. E quando non si capisce e non si conosce bene, i risultati non sono mai pacati e produttivi.

La fotografia dei giorni che vive la nostra politica nazionale è lì a dimostrare il significato del precedente assunto. Ogni giorno, in ogni angolo del paese, qualche politico parla come se ci trovassimo negli anni dell’immediato dopoguerra, quando sentimenti, dolori e ricordi erano forti e soprattutto scritti nella carne delle persone. Pensare di riproporre questo schematismo oggi, in un paese diverso, comunque cresciuto e dove la giovani generazioni stanno diventano maggioranza, non è soltanto velleitario e stupido, ma in certo senso anche criminogeno: ovvero incubatore di futuri confronti non pacati e non democratici. La saggezza vorrebbe agire per disinnescare queste mine, staccare le spine dell’odio. Ricomporre il tessuto lacerato di un paese al quale nessuno sembra pensare nel modo corretto.  

Così, ogni giorno che passa si assiste soltanto alla contrapposizione, allo scontro senza quartiere, all’assenza di dialogo. Un rapporto tra sordi e ciechi che fa male al paese e non aiuta il suo sviluppo. I partita della maggioranza se ancora così si può chiamare appaiono sempre più l’equipaggio del Titanic. Il Pd avverte questo straniamento ma non produce nulla per superarlo, i cinquestelle o quel che rimane di essi sono allo sbando e le divisioni interne al movimento stanno diventando sempre più sintomo della deflagrazione finale sullo sfondo. Come si possa in questa condizione immaginare di indicare obiettivi di crescita e sviluppo, di contenimento del deficit, di conti in ordine e via narrando, appare non soltanto impossibile ma assolutamente privo di senso. Se ogni scelta politica o economica deve lasciare il passo a qualche altra questione, sia il processo a Salvini o le prossime elezioni locali, questo vuol dire soltanto che non esiste nessuna idea di governo realistica e fattibile. Si vive alla giornata tentando di governare un vascello sempre più disastrato. Come dimostra lo scontro sul tema della prescrizione tra grillini alfieri della sola ideologia e il resto dei partiti che parlano di legalità e rischi manichei, i linguaggi sono distanti, le parole non sono le stesse, nessuno capisce esattamente cosa dice l’altro e soprattutto e forte la sensazione che non si capisca appieno neppure il significato di quello di cui si parla!

In sostanza logiche di schieramento, ai limiti del ridicolo, continuano a dirigere le operazioni di leader e comprimari, nell’impossibilità concreta di parlare di problemi, di questioni sostanziali, di scelte sempre più ineludibili per non sganciare il paese da quella realtà internazionale che non si ferma. Logiche che impediscono di vedere la realtà per quello che è e non per quella che si vagheggia da una parte o dall’altra.

I cittadini sanno bene di cosa vorrebbero sentir parlare e anche quando vanno in piazza si riferiscono a cose concrete, quotidiane, ma poi la “regia” politica produce un frutto diverso che parla di contrapposizione, di scontro con il nemico da abbattere e non con l’avversario da contrastare con argomenti e idee, con scelte coraggiose e via dicendo, ormai senza speranza. Così la spaccatura della società nei confronti della politica può soltanto aumentare e nessun altra soluzione è possibile se manca il confronto democratico e costruttivo. E, intanto, parafrasando Cronin “i problemi stanno a guardare” e ovviamente possono aspettare!

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