L’emergenza virus e la sordina alle polemiche. Sara vero?
Se il compito dell’informazione è quello di sottolineare quanto accade e soprattutto mettere l’accento sulle contraddizioni e sui nodi che la vita politica e sociale propone, di fronte all’emergenza Covid-19 – ovvero l’epidemia del coronavirus esploso in Cina e il suo evolvere nel giro di poche settimane in Italia che ci pone tra i quattro pesi al mondo tra i più colpiti – allora un dato su tutti, apparente o reale è presto per dirlo, ci si manifesta: il silenzio della politica!
I maestri di giornalismo avrebbero storto il naso al’incipit dubitativo di questa riflessione, ovvero non si comincia un articolo con una domanda ma con una frase compiuta, chiediamo venia per questa “deviazione” dal sentiero. Tuttavia appare evidente che nel nostro paese molti schemi siano alterati se non saltati e dunque poiché l’informazione è specchio del paese, la forma dubitativa appare meno scorretta.
Abbiamo allora indicato il dato che ci sembra indicativo della cronaca dell’oggi: il silenzio sostanziale del mondo politico. Dopo le polemiche delle scorse settimane su chi ha fatto cosa, su come avrebbe dovuto farlo, su errori di previsione e via dicendo, l’allargarsi esponenziale dell’epidemia che appare senza confini, ha avuto come risultato secondario la sordina alle polemiche, allo scontro politico, alle divisioni tra maggioranza e opposizioni e dentro i rispettivi campi. Quando di mezzo c’è la salute, potremmo dire, ogni altra cosa lascia il tempo che trova e dunque “scordammuce ‘o passato” …… e nell’oggi collaboriamo al bene comune: la salute degli italiani e la reazione all’epidemia virale. Tornerà il tempo degli scontri, delle invettive, delle contrapposizioni.
Un momento virtuoso, allora? C’è da avere qualche dubbio anche se la fotografia mostra questo. Il premier incontra tutti i partiti e movimenti, nessuno lancia accuse, tutti sembrano collaborare e forse lo stanno realmente facendo, per l’obiettivo principale. Vengono assunte decisioni e predisposti provvedimenti per sostenere l’economia già fragile ed evitare la paralisi di un paese già fermo. Si cerca di far comprendere in Europa e nel mondo – dinanzi ad evidenti tentativi di isolare il paese – che l’epidemia sta mostrando la sua vera faccia e se non è ancora pandemia conclamata rischia ogni giorno di diventarlo.
L’esperienza mostra che quando è necessario il paese sa mostrarsi unito, pur nelle difficoltà e nel confronto con paure ancestrali, irrazionali, invisibili e dunque registriamo questo passaggio positivo ancora una volta. E’ altrettanto evidente, però, che “passata ‘a nuttata” torneremo quelli di sempre. Ed è auspicabile che ciò avvenga presto, almeno vorrà dire che il peggio è alle nostra spalle e che l’epidemia e sotto controllo e in via di recesso. Per il momento è positivo che tutti sostengano lo sforzo dei medici, degli infermieri, delle forze dell’ordine, la lotta allo sciacallaggio fisico e on line sull’emergenza!
Sollevando lo sguardo dal virus, per così dire e guardando l’orizzonte prossimo venturo, non è semplice non avvertire che la strettoia imposta dall’emergenza sanitaria non solo non risolve ma rischia di aggravare la già complessa congiuntura nella quale il paese si dibatte da decenni e che negli ultimi dieci anni o poco più ha assunto i contorni di un’ulteriore emergenza: il paese è fermo, senza progetto, senza linee chiare su cosa dovrà essere e nessuno dei contendenti politici sembra avere un’idea, un quadro preciso, su cosa dovremo essere oltre il confine dell’attuale situazione contingente.
Un’economia fragile quasi immobile dove i settori ancora vitali rischiano di essere travolti dall’emergenza sanitaria per il combinato disposto del rallentamento globale e per l’ostracismo di molti nostri competitor, potrebbe uscire devastata e ancora più in difficoltà di quello che era sino a poche settimane or sono. Pur se ancora a parole sembrano essersene accorti e diventati consapevoli sia i politici nazionali che le autorità europee, alla ricerca di risposte di sistema ad una iattura che oggi colpisce l’Italia ma che domani (anche prima delle previsioni) potrebbe colpire altri paesi dell’Unione. Non per colpa di qualcuno, ma perché questa è l’essenza del fenomeno epidemico. Siamo dinanzi ad una prova generale del vero spirito unitario: quello di un insieme di popoli e culture complessi e diversi ma dalle radici comuni ed è su queste che dobbiamo fondare il cammino futuro. Se nell’emergenza tutti danno il meglio, forse qualche speranza esiste, anche se il fenomeno emergenziale dell’immigrazione, anche esso epidemico mostra i segni degli egoismi e dei particolarismi ancora imperanti e capaci di rallentare, bloccare, evitare ogni azione veramente comune a livello continentale. E questo con miopia totale perché il danno di uno diverrà il danno di tutti e molto presto se non si farà qualcosa per frenare queste derive sociali e politiche. Per il momento, sia consentito di sottolineare con soddisfazione questo silenzio della politica becera ed egoistica! Sarà un attimo certo, ma forse potremmo vederlo come una promessa di “eternità” futura. Insieme alla scienza che aiuta l’umanità, la speranza che i risultati positivi contrastino e sconfiggano gli elementi negativi fa parte della nostra vita e della capacità di guardare oltre l’ostacolo del momento. E bello immaginare che possa essere così!