Il contagio fisico e mentale da coronavirus
Migliaia di persone sono esposte a stress ed angosce
Un aspetto assente sui vari media in tempo di coronavirus, impegnati a raccontare i dramma ospedalieri, è l’attuale emergere silenzioso dello stress che la minaccia causa con tutte le conseguenze per il futuro della salute mentale delle persone.
Si comincia con l’insonnia poi con l’insofferenza ai quali si aggiungono nervosismo, angoscia, mancanza di concentrazione, mal sopportazione di chi ci sta vicino; insomma una vera intolleranza per tutto quanto ci sta intorno e anche, a volte, per noi stessi.
Sono i primi segnali di stress da coronavirus.
“Il sonno infranto è il primo segnale che il cervello ci manda quando siamo preoccupati – spiega il professor Claudio Mencacci, direttore del reparto di Psichiatria dell’Ospedale Fatebenefratelli/Sacco di Milano – L’ ansia può derivare dal pensiero di ammalarsi oppure può entrare in gioco un’alterazione del ritmo sonno-veglia dovuta all’isolamento forzato”.
Vivere in un continuo weekend senza fine porta con sé inevitabilmente la noia; ne sanno qualcosa molti single condannati talvolta a una solitudine non voluta; lo stesso è per quegli anziani che non hanno più la presenza dei loro cari, o, per contrappasso, per le famiglie dove convivenza forzata può scatenare litigi e frustrazioni, diventando talora vere e proprie bombe ad orologeria.
Tutto questo disagio mentale è dovuto spesso al cambio improvviso delle nostre abitudine quotidiane ed è importante impegnarsi, come suggeriscono gli esperti, ad adattarsi al nuovo senza lasciarsi sopraffare dalle novità più o meno volute.
Più facile a dirsi che a farsi. Perché lo stress è un malessere subdolo che spesso trova il suo “brodo di cultura” anche nell’ansia causata da un vera overdose di pseudo-informazione che invece di chiarire la situazione illustra una realtà dove nessuno in realtà sa ancora cosa si deve fare per combattere un nemico che non si conosce e che non si sa se, dove e quando colpirà.
Tutto ciò crea solo ulteriore agitazione che deve essere gestita in anticipo per non avere amare sorprese dopo.
Il problema è serio se pensiamo che solo in Italia si contano alcuni milioni di persone che denunciano problemi psichici; e almeno il 20% di questi ancora adolescenti, anche se per fortuna non tutti cronici o con la stessa gravità.
Si comincia infatti da una lieve forma depressiva, che abbiamo un po’ tutti nell’arco della nostra vita, per arrivare a stati d’ansia, di nevrosi, fino alle patologie serie e di difficile gestione.
Molti di questi pazienti, come è evidente, hanno bisogno di cure e personale medico presente; malati per i quali non si può pensare alla telemedicina; giacchè, se erano già persone vulnerabili in condizioni normali – questo l’allarme di molti medici – con ciò che gli accade oggi intorno la loro la situazione finisce con l’essere non più gestibile. Ce lo conferma la dott.ssa Laura Parolin, presidente dell’Ordine degli psicologi della Lombardia: “Siamo impossibilitati a svolgere molte delle attività a supporto delle persone fragili secondo le modalità tradizionali.”
Alle sintomatologie più o meno gravi, bisogna aggiungere le cosiddette patologie di contorno; un malessere mentale provocato dalle cause più disparate, quali la perdita del lavoro, l’incertezza per il futuro, la forzata coabitazione, ecc.; fino alle vittime indirette del coronavirus come i famigliari che hanno perso un proprio caro e sono costretti a cambiare completatamene la vita a cui erano abituati. Veri traumi esistenziali.
Un capitolo a parte riguarda poi in gran numero il personale medico esposto oltre che a contagio anche allo stress per dover gestire una situazione al di là di ogni limite e immaginazione.
Tutti pazienti con ferite nell’anima che possono protrarsi per anni, se non addirittura tutta la vita.
L’ Ordine degli psicologi ha avviato una serie di iniziative in accordo con le autorità tra cui la realizzazione di una mappatura delle varie associazioni ammesse dal dipartimento di Protezione civile di psicologia attive sul territorio regionale, tali da organizzare, per quanto possibile, interventi mirati in emergenza; a questo si aggiunge la campagna di sensibilizzazione tramite i social rivolta a tutti i cittadini con l’ashtag #lopsicologotiaiuta.
“Mai come in questi giorni – ancora la dott.ssa Parolin – è importante che la nostra comunità professionale metta al servizio della società le proprie competenze, e il contributo di ognuno di noi può fare la differenza per chi sta soffrendo”.
Per la prima volta ci accorgiamo, di essere alla mercè degli eventi, possiamo fare solo, come hanno indicato alcuni psicologi, fare un passo alla volta e qualcuno ha citato il celebre motto di Orazio “Carpe diem”. Cerchiamo allora di risolvere i problemi uno alla volta; ogni giorno ha la sua fatica ed è inutile disegnare un futuro del quale nessuno conosce il finale.