Cronaca

Emergenza, politica, cinismo

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Ancora nel pieno della pandemia, ma già si pensa al dopo

Se la situazione  attuale, nel centro della pandemia, non fosse tragica per il nostro paese e se il prossimo futuro non si presentasse oscuro, dopo che l’onda del contagio ci avrà lasciato, in termini sociali ed economici, potremmo affermare: siamo alle solite, non cambia mai nulla nella politica nazionale. Non vorremmo dirlo, ma vi siamo costretti perché alcuni segnali appena percepibili, sottotraccia, mostrano evidente il segno indelebile della lotta tra i partiti e i movimenti. E anche nelle scelte cruciali qualcosa si muove in relazione a questioni di equilibri vari. Sia, e soprattutto, nella coalizione di governo, ma anche nelle opposizioni.

E’ un movimento trasversale, che appare e scompare ma che marca la sua esistenza là dove si devono prendere  decisioni importanti per l’oggi ma soprattutto per il domani. Nulla di nuovo, beninteso, ma nel momento in cui, ogni giorno, continuiamo a contare i caduti nella battaglia inerme contro il virus, pensare che qualcuno cerchi di appuntarsi il merito di questo o quel provvedimento, di ascriverlo alla sua parte politica e, soprattutto, si cerchi di mettere la bandierina sull’utilizzo di queste misure e delle gigantesche masse finanziarie che si muovono nel paese e in Europa, farebbe orrore. Ma poiché l’orrore è quello che l’Italia e il mondo stanno soffrendo, non resta che fermarsi allo sconcerto e un domani alla riprovazione politica.

Andiamo con ordine. Si dice il Paese è unito nella lotta alla pandemia, gli interessi di tutti devono prevalere su quelli dei singoli o dei gruppi. Parole sante indubbiamente. Peccato che, appena si scende dalle nubi nella dura terra, questa unità riguarda i milioni di italiani che stanno a casa, accettando limitazioni della propria libertà ai limiti della violazione costituzionale, privati della libertà di scelta delegata a qualcun altro, troviamo il consueto agone di casa nostra. La maggioranza di governo mai votata dagli italiani e sostituitasi in un pomeriggio d’estate a quella precedente con uno stesso partito a far da perno, è talmente arroccata sulla necessità di rimanere abbarbicata all’esercizio del potere, da non avvedersi che il tracimare delle notizie oltre la linea di sbarramento impostata dal team ufficiale, rimanda echi di furibondi scontri, di riunioni di governo prolungate all’intera giornata per “distribuire” l’immane mole di risorse che si stanno mettendo in campo.

E sì! E proprio questo che accade, nel momento in cui per decidere la linea di comando nella battaglia per la ripresa (sia consentito bannare il termine “ripartenza” che nella tragedia nella quale versiamo fa accapponare la pelle) si evidenziano le faglie tra il Pd che con il ministero dell’economia ritiene di avere il timone, quello dello sviluppo economico e persino il ministero degli esteri, entrambi in mano cinquestelle. Pensare che si perdano ore perché una quota dei soldi da utilizzare siano consentiti anche alla Farnesina, getta un’ombra sinistra. Certo, si osserva, sono indiscrezioni, ma nessuno le ha mai smentite né criticate. Dunque per chi sa leggere tra le righe tutto ciò è compatibile con quel dopo che si attende nel quale le misure economiche e la distribuzione di esse diverranno reali. Essere allora allocati dove si decide cosa farne, è certamente un punto a vantaggio di chi lo farà!

Come a dire che il pensiero del politico in questa fase rarefatta della politica, guarda oltre la nebbia sollevata dal virus, a quando si tornerà (?) alla vita normale e si parlerà di elezioni. Allora si vedrà il dividendo. A corollario di questa non edificante situazione c’è poi lo sbarramento nei confronti delle opposizioni. Il ritardo con il quale si è arrivati ad uno striminzito confronto come anche ad investire il Parlamento dei termini dell’emergenza, non è derivato come potrebbero pensare le anime belle dal dover decidere nel mezzo della tragedia, ma piuttosto dalla necessità di non condividere la gestione del dopo. Può sembrare cinismo? E lo è. Per il Pd si tratta di non concedere nulla alle destre (come ripetono senza convinzione i suoi esponenti come in una cantilena, senza contare che quelle destre rappresentano non meno del 50 per cento degli italiani), per i cinquestelle ormai dimezzati nel paese, l’ancora di salvataggio per restare nelle stanze del potere, con ciò mostrando che cosa realmente sono e sono stati in questi anni in cui gabellavano la propria diversità dalla politica politicante.

Se poi si guarda alle opposizioni, troviamo anche qui uno stato sconfortante. Sia per le divisioni tra i suoi esponenti con la Lega che cerca di mantenere la primazia elettorale del prima, Fratelli d’Italia in crescita costante forse anche nel dopo e Forza Italia che prova a considerarsi l’ago della bilancia e il riferimento meno estremo per un confronto con la coalizione di governo. Insomma tutti insieme ma separati verso cosa non è ancora possibile saperlo, almeno sino a quando gli italiani non torneranno a votare. Da questa area pur con toni diversi arrivano richieste al rialzo sulle risorse da destinare alla ripresa in costante rincorsa con quelle del governo, nella consapevolezza che la geografia politica delle regioni porti la maggior parte di esse nelle mani di governatori del centrodestra.

E il terreno di scontro, anche per sollevare una cortina di nebbia, è da tutti spostato in Europa dove i cattivoni del nord non vogliono dare soldi ai poveracci del sud. E qui si riaffaccia la vera divisione tra pentastellati e Pd divisi a Berlino per così dire. Mentre i democratici rimangono saldamente europeisti, i cinquestelle continuano a mantenere la posizione di euroscettici e guardano anche oltre i confini del continente unito (vedi Putin e la nuova via della seta cinese, immaginando un paese affrancato dai blocchi per così dire)! Una visione distorta e senza intelligenza prospettica!

Che questa situazione, molto chiara nei palazzi di Bruxelles, non dia molte garanzie su cosa accade e accadrà a Roma porta a diffidenze e ritardi. Alla fine, crediamo, l’Unione farà la sua parte e le risorse arriveranno. A noi italiani come popolo – anche al netto di chi ci governa e rappresenta – dimostrare di essere all’altezza della sfida e utilizzare quelle risorse per riavviare il nostro sistema paese superando furbizie e mezzucci. Cercando una buona volta di riequilibrare il debito pubblico che, con l’emergenza e il credito che arriverà, potrebbe arrivare a livelli mai visti, perpetuando il peso immane che grava sulla nostra testa!

Ci si perdoni questa divagazione mentre ancora l’emergenza morde il paese e il suo popolo. Ma forse, guardare tra le righe e cercare di capire pur nel chiuso delle nostre case può tornare utile per il dopo. 

E soprattutto oggi è un piccolo modo per onorare i veri eroi anche inconsapevoli di questo momento tragico: medici, infermieri, personale sanitario, forze dell’ordine, militari, addetti ai trasporti, alla grande distribuzione, piccoli commercianti, in prima linea sovente rallentati dalla burocrazia ottusa, e per testimoniare l’abbraccio del paese a quanti ci hanno lasciato, da un giorno all’altro, senza neppure un saluto e uno sguardo! Nel loro ricordo guardare avanti è un dovere morale!

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