La parola della settimana
La consuetudine di questa stagione di emergenza, sta concentrandosi su una serie di termini, vocaboli, che tornano costantemente nel linguaggio quotidiano, sui giornali, in televisione, sui social, nei discorsi politici. Tra questi sicuramente il primo posto, dopo quelle dedicate all’emergenza sanitaria globale, è ripresa. Nel dizionario con questa parola si intende l’azione di riprendere, il fatto di venire ripreso, nel significato di prendere di nuovo, tornare di nuovo in possesso di una cosa. Molteplici i riferimenti e i significati estensivi. Nel linguaggio commerciale, ad esempio, delinea la quantità che si deve aggiungere al peso di un filato allo stato perfettamente secco, per ottenerne il corrispondente peso condizionato, cioè il peso che compete al filato in condizioni normali. Nel diritto marittimo, è l’atto con il quale un belligerante riesce a ricuperare una propria nave mercantile o altro bene già catturato. In aeronautica, l’insieme delle manovre e la conseguente evoluzione del velivolo che ritorna in volo orizzontale normale da un assetto picchiato, dalla scivolata, dalla vite.
Sempre seguendo il dizionario, con ripresa si intende il fatto di riacquistare o di andare riacquistando vigore, incremento. In questa accezione si pensa subito all’incremento dell’attività economica di un settore o di tutto un sistema economico che succede a una fase di ristagno o di depressione; come nel linguaggio di borsa, si indica il rialzo delle quotazioni di un titolo o dei titoli in genere, dopo un periodo di depressione. Il fatto di dare o avere nuovamente inizio, di ricominciare dopo un’interruzione.
Di ripresa sentiamo parlare ogni giorno, mentre ancora siamo nel tunnel provocato dalla pandemia sia per ragioni psicologiche ma più ancora per la necessità di immaginare una rapida evoluzione della congiuntura che a livello mondiale, seppure con alcune eccezioni, sta facendo vacillare le maggiori economie mondiali e le aree economiche e sociali più avanzate come l’Europa o gli Stati Uniti.
La velocità e la relativa brevità temporale degli effetti del lockdown sta mostrando da un lato la concatenazione tra le economie mondiali e allo stesso tempo la labilità e rapidità con cui gli effetti recessivi rischiano di prodursi. L’incertezza sui tempi di uscita dalla fase più acuta della crisi sta allungando le ombre e portando ad evidenza la opportunità di una revisione globale dei sistemi sia produttivi sia di commercio per avere maggiori difese nei confronti di una crisi come quella che viviamo che in casi consimili di origine e natura diversa. In pratica quanto sta accadendo da poco più di un mese (anche se l’origine della pandemia creatasi in Cina risale ai mesi finali del 2019 come molte fonti ormai ritengono assodato) sta mettendo in evidenza la debolezza strutturale del sistema soprattutto per la velocità con la quale stanno emergendo i problemi di liquidità, di gestione dello stop di intere filiere produttive, e gli squilibri tra aree tra loro strettamente interconnesse.
Le risposte necessarie in sostanza richiedono nuove strategie, analisi fondate sui dati reali e non astratte applicazioni di teorie economiche datate o recenti. Neppure la crisi dei subprime e ancor prima l’11 settembre, sembrano aver posto alla luce del sole le crepe di un sistema che va rivisto e modificato in modo radicale in molti suoi aspetti. Come a dire che quando la chiusura di ogni attività sarà finita, quando sarà possibile riavviare le filiere produttive, le catene distributive a livello internazionale, insieme alla fotografia dei danni prodotti dalla crisi pandemica, sarà auspicabile ridisegnare molti dei fondamenti stessi del sistema finanziario ed industriale mondiale, così come molti equilibri sino ad ora dati per scontati tra le grandi aree economiche mondiali.
La crisi sta mordendo in particolare i paesi europei e occidentali in genere, gli Stati Uniti, può ipotecare l’evoluzione della Russia, ma ha anche segnalato la resistibilità del modello cinese, peraltro già in fase di rallentamento da diverso tempo. Quindi gran parte del sistema mondiale risulta in affanno e vede ipotecato il prossimo futuro.
Naturalmente ogni discorso di riavvio, di ripresa economica e produttiva non potrà che accompagnarsi affiancandola alla lenta decrescita della pandemia. Ovvero nessun ritorno potrà essere a un punto precedente. Quello che sarà il futuro è tutto da ricostruire ed avrà nel periodo della pandemia un vero passaggio a nord ovest, ovvero una svolta senza precedenti. Il mondo che uscirà da questa prova sarà diverso da quello che vi è entrato. E’ da sperare che lo sia in positivo in tutti quegli snodi che sino ad ora davano origine a squilibri e difformità di sviluppo e crescita. Una sorta di anno zero con molte potenzialità, e tanti elementi di preoccupazione!