Cronaca

Il pianeta degli umani

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Ultimo film in controtendenza di Michael Moore

Quello che non gli ritorna dell’ecologia, a dispetto degli ambientalisti

In democrazia c’è una verità incontrovertibile: ognuno è libero di esprimere le proprie idee, a prescindere dal colore ideologico. È questa la base delle libertà non solo d’espressione, ma della persona umana in tutti i suoi aspetti.

Purtroppo, non è così.

C’è sempre qualcuno che ha la verità in tasca e, pertanto, si sente in ‘diritto’ di criticare, contestare, censurare fino alle estreme conseguenze; sempre, ovviamente, in nome della libertà di pensiero.

Un controsenso?

Certamente, è quanto sta accadendo in questi giorni negli Usa con il documentario – inchiesta contro le false ideologie dell’ambientalismo di moda che nulla, secondo i suoi produttori, hanno a che vedere con le vere battaglie per la salvezza del pianeta. 

Il film in questione si intitola ‘Planet of humansche con interviste, documenti ed approfondimenti sbugiarda il mondo dei difensori del Pianeta, specialmente quelli assai famosi a Stelle e Strisce. Non è certo l’unico film inchiesta sull’argomento, ma ciò che ha suscitato la rabbia degli ambientalisti è che a produrlo sia stato un loro paladino osannato da decenni dalla sinistra intellettuale americana e non solo, parliamo di Michael Moore.

Si, proprio lui, quello che affrontò per primo il tema della crisi operaia americani negli anni ’90 e con Bowling at Columbine sull’acquisto di armi in America tanto che venne candidato anche ad un Oscar, per non citare il famoso Fahrenheit sull’11 settembre ed altri ‘film inchiesta’ come quello sul mondo della sanità con tutti i suoi retroscena non proprio edificanti.

Opere che hanno sempre riscosso il plauso non solo a sinistra, ma nell’opinione pubblica in genere, scatenando contestualmente la irritazione mal celata dell’estrema destra.

L’uscita di questo film è stata per i suoi fan il classico pugno allo stomaco o, meglio, un tradimento.

Solo pochi mesi fa Moore si è schierato pubblicamente come supporter del candidato indipendente ed ambientalista Bernie Sanders nella corsa alla Casa Bianca ma lo scandalo del film inchiesta “Planet of the Humans” ha distrutto in un’ora e mezzo tutta, o quasi, l’ideologia ambientalista e molti dei suoi uomini più rappresentativi, affrontando le contraddizioni, gli errori e anche gli interessi economici che si celano spesso dietro tante campagne ecologiste.

Insomma, un vero assist per i repubblicani e specialmente per Trump, impensabile solo fino a poco tempo fa.

Il film è girato sul classico schema dell’inchiesta – denuncia dove, come in questo caso, ciò che è green non è sempre buono, bello e puro, ma quasi a voler alimentare altre critiche, si afferma addirittura che non tutto l’uso del combustibile fossile, ad esempio, è sempre dannoso per l’uomo e per la natura, concetto che per il popolo verde equivale ad una vera bestemmia.

In questo modo, Moore si schiera apertamente dalla parte dei famigerati negazionisti dichiarando, è questo ci sembra un po’ l’anima del film, che i vari inquinamenti sulla Terra non incidono quasi per nulla sui cambiamenti climatici e, udite, udite, tutte le campagne per la salvezza della Terra sono più o meno delle bufale come anche le nuove tecnologie toccando  il tabù dei pannelli solari o delle turbine eoliche che per quanti sforzi possono fare non possono produrre l’energia occorrente quanto invece i cosiddetti combustibili fossili e questo vale per tutte le rinnovabili in genere. In proposito, come negli altri doc-film, vengono intervistate molte persone più rappresentative, in questo caso proprio i venditori di pannelli che ammettono che i loro prodotti non sono un alternativa realistica per soppiantare carbone e petrolio con il risultato che se anche le energie rinnovabili dovessero essere più che duplicare entro il 2050, almeno seguendo le attuali proiezioni, costituirebbero meno della metà del fabbisogno globale che si prevede sarà raddoppiato di molto entro quell’anno.

Insomma, se producono un arricchimento non è tanto all’ambiente quanto ai loro produttori.

Senza un dibattito politico, è un’altra tesi del film, non è affatto detto che il mondo verde diventi migliore di quello attuali. Le risposte sicure non esistono e gli interrogativi posti dall’inchiesta sono lì a dimostrarlo: Siamo ambientalisti da una vita – ha detto MooreSe non possiamo guardarci negli occhi e dirci ‘ehi, forse siamo sulla strada sbagliata’ questo è un problema. Dobbiamo poterne parlare”.

Purtroppo, si è invece cercato di censurare il film su You tube, dove il film è visibile gratuitamente proprio per volere dello stesso Moore, e riuscendoci solo per un breve periodo dopo la reazione indignata dell’Associazione degli autori che ha inveito contro la censura del documentario.

Tutta questa contestazione al film nasce anche perché esso è considerato un eccellente prodotto per la sua credibilità. È stato girato e montato molto bene, a detta anche dei suoi contestatori e, dunque, pericoloso perché porta avanti una propria narrazione di disinformazione assai inquietante ed “eccessivamente apocalittico”, dipingendo un quadro sconfortante della situazione senza una via di sbocco, almeno nell’immediato futuro.

Moore con questo lavoro tende a deprimere di fatto le tante mobilitazioni che stanno nascendo specie tra i giovani in aiuto dell’ambiente, mentre, aggiungiamo noi, il documentario di Al GoreAn Inconvenient Truth” era una passeggiata di ottimismo.  

Come affermano gli esegeti del linguaggio, siamo ormai nel pieno dell’era della post-verità, non importa la realtà dei fatti, ciò che importa è come vengono raccontati sia da una parte che dall’altra.

Il film, comunque, lo si giudichi apre certamente un capitolo nuovo sul tema della salvaguardia della Terra e, come in tutti gli altri film di Moore, susciterà una serie di domande e di riflessioni per una nuova visione dei problemi ambientali fuori dagli steccati ideologici anche perché i problemi veri della Terra non possono certo aspettare le nostre povere beghe umane.

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