Cultura

Scelte strategiche, non passerelle

• Bookmarks: 10


Stati generali dell’economia e percorsi per la ripresa del Paese

La domanda di fondo è: le scelte di questo difficile momento, scelte strategiche per il futuro del Paese, scelte cruciali per rimettere in moto un sistema fermo già da prima della pandemia, possono andare di pari passo con le scelte di questo o quell’esponente di governo o politico, di maggioranza e di opposizione, con visioni di parte, con la riserva mentale che occorre governare l’oggi pensando al dopo e a mantenere il potere?

La risposta immediata, quasi riflesso mentale, non può che essere un “no” categorico, nella consapevolezza che lo stato dell’Italia, le sue carenze ataviche e storiche ma anche recenti, si basano sullo stesso assunto: tranne rarissime eccezioni, talmente rare come  le famose mosche bianche, il governo del paese nel corso dei decenni ha avuto un moto ondoso vero e proprio, onde e risacca, avanti e indietro, un centimetro nella direzione giusta, quasi un centimetro all’indietro. La lotta politica è sempre stata vista ad ogni passo come lo smantellamento di ciò che era stato fatto in precedenza non per analisi pacata e razionale, ma per la necessità di dimostrarne l’errore, l’incapacità e dunque rafforzare il proprio messaggio di cambiamento.

Il risultato di questo andamento sinusoidale è sotto i nostri occhi. Siamo ancora tra le prime nazioni motorizzate, ma le nostre macchine sono sempre più vecchie; abbiamo avuto la prima rete autostradale d’Europa e ora siamo fanalino di coda con strutture carenti e rischiose quanto più nel passato sono state viste come ardimentose e all’avanguardia; i servizi pubblici seguono al stessa parabola e di escamotage in escamotage, anche con il contributo della tecnologia, stiamo assistendo ad una sorta di rovesciamento dell’onere della prova: ovvero se non riusciamo a dare questa risposta, il cittadino si autocertifica e risolviamo. Tralasciamo in onore di chi non si è risparmiato nella cura degli altri in questa stagione, di aprire il capitolo sanità che ci porterebbe a conclusioni ancora più dissacranti. Gli esempi possono essere moltiplicati senza fine ad ogni angolo di quello che nel nostro paese si fa. Le responsabilità sono comuni, nessuno si può ritenere escluso.

E, tuttavia, fa una certa impressione, nella terza repubblica, nel terzo millennio assistere all’ennesima stagione degli “stati generali”, una confusa pantomima che si vorrebbe strategica  se non rivoluzionaria, per rimettere in moto il paese. Siamo naturalmente tutti dalla parte di chi tenterà di dire le cose come stanno, quali sono le criticità, le possibile vie di uscita, la speranza si dice è sempre l’ultima ad abbandonarci. Ma pensare che una strategia simile possa trovare le risposte che decenni di consultazione, di incontro, di dialogo, di scontro, non hanno prodotto, appare se non infantile, presuntuoso. Che una simile proposta venga dal rappresentante di un governo, espressione di un movimento che si poneva l’obiettivo di azzerare la vecchia politica, farebbe sorridere se non fosse fonte di inquietudine e giusta rabbia crescente in tutti i livelli della società.

Due gli interrogativi: si ha la precisa sensazione di cosa si vuol mettere in moto? Si fa tutto questo pensando al proprio futuro politico e istituzionale? Sulla prima domanda è lecita qualche sommessa ma precisa sensazione non positiva. Al di là delle promesse, al di là delle possibili risposte anche a livello europeo, quello che serve è una strategia precisa, senza tentennamenti, un disegno di quello che l’Italia dovrà diventare dopo la pandemia e soprattutto quale paese si vuole costruire dopo i decenni dell’insussistenza (conseguenza dello scontro perenne senza costrutto) di cui siamo eredi. Il governo, il premier, la coalizione hanno questa visione, questo disegno: diatribe e distinguo ci dicono di no! Le opposizioni? Anche qui esiste un disegno e una gradazione per ogni componente. Le forze sociali? Sia sul fronte dell’imprenditoria che su quello del lavoro si hanno elementi concreti di analisi ma sulle conclusioni siamo ancora nella vaghezza e nella difficile conciliazione tra le esigenze reciproche tutte costituzionalmente riconosciute. Riconosciute si badi bene, non garantite, perché la garanzia può derivare soltanto dall’impegno comune e dal rispetto comune.

Che vi siano convinte, sincere, opinioni ed intenti rispettabili in ognuno degli attori è il dato di partenza. Che al momento della sintesi il risultato sia coerente e complessivo, coeso per la ripresa, è un altro paio di maniche! Troppi sono i fattori di non conciliazione tra governo e opposizioni e all’interno dei rispettivi campi e anche nell’ambito della società, per pensare che qualcosa di buono per tutti possa arrivare.

La macchina è tuttavia in moto e questi stati generali dell’economia, ci diranno se la sensazione di unità nazionale è reale e quanto pervasiva o se assisteremo ai soliti particolarismi e campanilismi. I percorsi per la ripresa del Paese non ammettono molte variabili. Il ricorso ai fondi messi in campo a livello nazionale e soprattutto europeo, imponenti e in grado di dare una svolta, non possono essere escamotage per distribuire risorse senza criterio. Dall’Europa possono venire aiuti strategici per rimettere finalmente in asse il nostro paese e consentirgli di essere come è la seconda/terza economia continentale, ma questi aiuti devono fondarsi su una capacità progettuale e strategica senza confusioni, senza furbizie. Non sono gli altri ad essere cattivi o dubbiosi su di noi, ma siamo noi che dobbiamo essere convinti di cambiare le cose e recuperare il ruolo trainante e non decrescente che ci contraddistingue anche nel contributo che diamo alla ricerca, alla tecnologia a livello mondiale.

Scelte storiche e strategiche sono quelle che gli italiani si attendono, non le ennesime passerelle e le ennesime doglianze di questo o di quello. Se le prime prevarranno la speranza sarà soddisfatta! Altrimenti le prossime stagioni nazionali potrebbero aprire scenari ed evoluzioni non augurabili …. per nessuno!

10 recommended
bookmark icon