Dietro ogni fake news si nasconde una disinformazione diffusa deliberatamente, mediante una notizia immaginaria, menzognera, falsata o costruita ad arte per farla apparire vera, con l’intento, più vile che scorretto, non solo di nuocere e far del male al malcapitato, ma anche di manovrare chi l’ascolta.
La calunnia è un espediente antico. Nella mitologia greca era una dea di bell’aspetto e infimo animo, il cui nome, Diabolé, era lo stesso del padre della menzogna e dell’inganno per antonomasia, il diavolo.
Tutto questo accadeva quando il mezzo di diffusione era ancora il “passa parola”; non c’era radio, né televisione; e tantomeno i web, social o blog che imperversano ai giorni nostri.
Il meschino espediente, grazie ai nuovi mezzi di comunicazione, si è ampliato e involgarito a dismisura.
L’uso spregiudicato delle fake news è all’ordine del giorno, sia in ambito politico, che giudiziario, che sociale; purtroppo, anche attraverso media tradizionali ritenuti più autorevoli, ormai tutti necessariamente provvisti di una edizione on line.
Ne consegue che una notizia, vera o falsa, una volta pubblicata, rimane in sempiterno; negli annali della storia. Rimuoverla è arduo, richiede tempi lunghissimi (tenuto anche conto dell’andamento ordinario della giustizia) e costi che non saranno mai ripagati; o, quelle rare volte che lo saranno, in entità risibile e quando il danno è ormai irrimediabilmente arrecato.
Né la raccolta storica delle notizie on line, buone e cattive, vere e false.
Basta inserire un nome, una frase, un riferimento e internet ci invade con una moltitudine di dati e delineano fatti e misfatti a modo loro, senza alcuna garanzia di autenticità.
L’accertamento della verità, per non parlare della difesa, è pressoché impossibile; e a nulla può la legge.
In questi casi le vittime, a prescindere da qualsivoglia protezione giuridica civile o penale sia prevista dalle leggi, sono senza difesa. Il danno che ricevono è immediato e smisurato rispetto alla tardiva e misera tutela che quando tutto va bene viene loro riconosciuta.
Tuttora di estrema attualità suona l’aria de “Il barbiere di Siviglia” che così cantava mirabilmente:
La calunnia è un venticello,
Un’auretta assai gentile
Che insensibile, sottile,
Leggermente, dolcemente
Incomincia a sussurrar.
Piano piano, terra terra,
Sottovoce, sibilando,
Va scorrendo, va ronzando;
Nelle orecchie della gente
S’introduce destramente
E le teste ed i cervelli
Fa stordire e fa gonfiar.
Dalla bocca fuori uscendo
Lo schiamazzo va crescendo
Prende forza a poco a poco,
Vola già di loco in loco;
Sembra il tuono, la tempesta
Che nel sen della foresta
Va fischiando, brontolando
E ti fa d’orror gelar.
Alla fin trabocca e scoppia,
Si propaga, si raddoppia
E produce un’esplosione
Come un colpo di cannone,
Un tremuoto, un temporale,
Un tumulto generale,
Che fa l’aria rimbombar.
E il meschino calunniato,
Avvilito, calpestato,
Sotto il pubblico flagello
Per gran sorte ha crepar.
Ora, finché le fake news sono opera di qualche facinoroso e di qualche ignorante, passi; ma ciò che più rincresce è che spesso ne sono complici, se non artefici, proprio coloro che dovrebbero avversarle, censurarle e averle in odio. A partire malauguratamente anche da giornalisti pennivendoli, sino a chi passa loro notizie false e tendenziose, siano esse stralci di atti o deposizioni riservate, con il chiaro scopo, non solo di disinformare, ma anche di influenzare le vicende, le sorti e le decisioni.