Una serie televisiva tedesca che racconta una storia mai esistita
Ci risiamo! Il nazionalismo tedesco che sembrava completamente spento dopo la catastrofe della seconda guerra mondiale, era in realtà semplicemente sopito e riappare sotto forma di una serie televisiva realizzata per ‘Netflix’.
La serie, prodotta in Germania con un cast di attori tedeschi, a volte soddisfacente, a volte inadeguato, narra a modo suo la lotta di ribellione dei germani contro l’oppressore romano e terminata con la famosa imboscata della foresta di Teutoburgo del 9 d.C.
Su quella che è stata definita la più importante battaglia della storia europea ne sappiamo poco, tranne che alcune tribù germaniche ne uscirono vincitrici e i romani sconfitti, ma nella serie tutto sembra essere perfettamente chiaro: i cattivi vengono scacciati dai buoni che ricorrono ad un tradimento e ad una imboscata, perché altro non potrebbero né saprebbero fare.
I toni della narrazione sono tipici del nazionalismo romantico germanico che, nato durante le guerre napoleoniche, ha portato la nazione tedesca alla catastrofica sconfitta in due guerre mondiali.
Che cosa c’è di vero e che cosa di falso nell’opera televisiva?
Innanzi tutto, se si propone al telespettatore un’opera storica, bisogna essere quanto più possibile fedeli alla storia, altrimenti il tutto diventa una telenovela di genere ‘fantasy’.
Inoltre, i germanici vengono presentati molto più progrediti di come non fossero realmente e animati da uno spirito di ribellione scaturito dalla sete di libertà. Nessun cenno sul fatto che i sacrifici umani presso quelle tribù erano un fatto all’ordine del giorno o quasi.
Per quello che ci è dato di sapere, la ribellione fu fomentata da un giovane cherusco (una popolazione germanica. Ndr) di nome Arminio (Hermann in tedesco) che per motivi storicamente ignoti, decise di tradire i romani nel cui esercito militava.
Trasformare un uomo che aveva nella testa chissà che cosa in un eroe è impresa ardua in quanto nessuno sa che cosa esattamente spinse il giovane cherusco a fare ciò che fece, ma per ‘Barbari’ non ci sono dubbi: lui era un eroe animato da puro spirito idealista.
Così come è chiaro che sua moglie Tusnelda odiava i romani, cosa della quale storicamente non abbiamo alcuna certezza, anzi sappiamo che il padre Segeste era e rimase sempre alleato dell’urbe e fece di tutto per non far cadere le legioni nell’imboscata orchestrata dal giovane eroe denunciando il tradimento del futuro genero a Varo che da perfetto ingenuo non volle dargli retta.
Lo stesso fratello di Arminio rimase sempre alleato dei romani e quando ebbe un figlio, lo chiamò Italicus.
Ciò che non si dice e nemmeno si sottintende è che tra i romani ed i popoli chiamati barbari c’era una differenza di carattere innanzi tutto antropologico. Romani e greci consideravano popoli di natura barbarica quelli che come diceva Cicerone ‘vivevano alla giornata’ senza un ideale superiore per il quale combattere e sacrificarsi.
Barbaro non era soltanto colui che non sapeva costruire terme o scrivere tragedie, ma colui che non aveva un progetto di futuro che andasse al di là del domani o del prossimo raccolto.
Roma nasce e si sviluppa con un progetto chiaro: portare la pax Deorum nel mondo, assoggettare il mondo per portarlo ad un’alleanza tra l’umano ed il divino, cioè alla lex romana.
Nessun popolo indoeuropeo aveva mai avuto né mai più avrà un tale disegno.
Le popolazioni germaniche, come quelle celtiche avevano al contrario dei romani un concetto molto più semplice del rapporto con gli dei e non possedevano di certo un programma millenario.
Se i germanici combattevano per la libertà ed è presumibile che alcuni lo facessero davvero, come mai molte tribù rimasero fedeli all’alleanza con Roma?
Che il comandante romano Varo, fosse un arrogante privo di qualsiasi sensibilità politica è quasi scontato.
Che ciò abbia irritato alcune popolazioni della attuale Germania a ribellarsi è altrettanto ovvio.
C’è un fatto che tuttavia non va sottovalutato: ciò che i germanici non tolleravano erano le tasse alle quali non erano avvezzi.
Pagare tributi, per giunta ad una potenza straniera, non era per loro comprensibile né accettabile.
Arminio fece probabilmente leva soprattutto su questo.
Non c’era nessun progetto di società, nessun obiettivo idealistico, ma un fatto puramente pragmatico.
Al contrario di come invece viene narrata tutta la storia impregnata del solito miscuglio idealismo – romanticismo tipico della popolazione tedesca che vuole a tutti i costi rivendicare un primato ideologico, quando non addirittura razziale sui popoli mediterranei.
Difficilmente si può trovare in questa serie qualcosa di realmente profondo e storicamente accurato.
Piuttosto un osservatore attento dovrebbe fare un paragone con la situazione dell’Europa attuale in cui, non avendo più un progetto di futuro, si lotta soltanto per pagare meno tasse e per liberarsi da uno Stato spesso poco onesto ed oppressivo.
In un momento come questo, dove sarebbe necessario per l’Europa trovare uno spirito ‘romano’ e creare un progetto di futuro, pena la scomparsa dalla scena della storia, ‘Barbari’ ci viene a raccontare una storiella sicuramente coinvolgente sul piano emotivo, ma totalmente distorta. Il rischio e di contribuire a riaccendere quei nazionalismi che sono stati la principale causa della sua decadenza.
Occasione sprecata.