Esteri

Sui vaccini l’Europa c’è, manca solo la Germania

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Berlino straccia i trattati sottoscritti per contrastare la pandemia

Con la crisi del Coronavirus finalmente “L’Europa c’è”, almeno titolavano tutti i grandi giornali italiani e non solo.

L’ Europa c’è grazie all’acquisto, per tutta la zona euro, di centinaia di milioni di vaccini da somministrare a tutti i cittadini dell’Unione, insomma, una risposta forte e chiara ai soliti cosiddetti sovranisti, populisti e anti europei che accusano Bruxelles di essere assente davanti alle emergenze di cui questa pandemia ne è l’esempio più recente,

Così, per dare un ulteriore esempio di questa raggiunta compattezza dell’Europa, la presidente Ursula Von der Leyen ha annunciato solennemente che, alla fine del 2020, sarebbero cominciate le vaccinazioni contro il virus lo stesso giorno in tutti i Paesi europei, per evitare, come si dice, “figli e figliastri”.

Il fatidico D-day è stato fissato per il 27 dicembre dello scorso anno, e così, pur con qualche iniziale incertezza, è cominciata la tanto sospirata vaccinazione.

In sostanza doveva essere la dimostrazione, al di là delle critiche, che finalmente in Europa siamo tutti uguali, però, come succede anche nelle migliori famiglie, c’è sempre chi è più uguale degli altri e si può permettere quello che ad altri sarebbe proibito anche solo pensarlo.

Di chi parliamo?  Ma della Germania che anche sulla questione dei vaccini ha fatto quello che le è piaciuto, tanto che, infischiandosene dei trattati anche da lei sottoscritti, ha gestito per conto suo l’acquisto di ulteriori vaccini con l’arroganza di chi si sente la nazione egemone.

Se l’atteggiamento dei tedeschi in questo contesto può indignare, ciò che è ancora peggio è il silenzio di chi dovrebbe invece rappresentare l’Unione europea nella sua totalità e difendere le proprie scelte.

Vediamo allora come si sono svolti i fatti.  

Il governo tedesco per assicurarsi 30 milioni di dosi extra del vaccino, ha trattato per conto suo l’acquisto direttamente dalla Pfizer/BioNTech.

In caso di emergenza, si dirà, qual è il problema?  

Ed invece c’è un conflitto grande quanto una casa perché straccia di fatto gli accordi in sede Ue con le altre 27 nazioni che li hanno sottoscritti.

Per evitare dietrologie imbarazzanti, il governo della Merkel ha rivelato che l’acquisto era stato già definito lo scorso settembre anche se nell’articolo 7 degli accordi, approvato a giugno, si stabilisce il divieto di negoziare separatamente eventuali acquisti per i governi nazionali al fine di evitare stravolgimenti e accaparramenti nel mercato.

Solo in via eccezionali, eventuali trattative bilaterali possono essere avviate, ma solo dopo che l’Europa ha firmato l’acquisto dei vaccini per prima e a nome di tutti i Paesi coinvolti.

Il vulnus è che la Germania si è mossa per l’acquisto delle dosi ben due mesi prima che fosse firmato e siglato l’accordo tra i 27 Paesi dell’Ue e non dopo, come doveva essere per legge.

La risposta del portavoce della Commissione, incalzato dai giornalisti, è stata a dir poco imbarazzante:Da quanto comprendiamo – ha affermato – il negoziato della Germania si svolge nel contesto dell’opzione che la Commissione sta esercitando per ottenere 100 milioni di dosi aggiuntive fra le nazioni europee”.

Il riferimento è all’accordo con Pfizer/BioNTech per la fornitura di 300 milioni di dosi, più una eventuale opzione per altri 300 milioni, in caso di necessità per tutte le nazioni europee, ma siglato da Bruxelles solo a novembre, cioè due mesi dopo della contestata azione tedesca e così i conti non tornano.

Facciamo un piccolo calcolo: la popolazione tedesca è il 18% della intera Ue e, dunque, avrebbe bisogno giustamente di 18 milioni in più di dosi, giusto, ma non certo di 30, inoltre, stando agli accordi, la quota, come abbiamo accennato, può essere aggiunta solo con l’unanimità degli altri Paesi i quali, però, possono rinunciare a loro volta ad una parte della quota loro spettante (se ovviamente non hanno una gravità della pandemia), ma in ogni caso l’eventualecambiamento non può essere patteggiato per proprio conto con i produttori.

Come se non ci fosse stata una palese violazione dei patti, ancora il portavoce europeo, nella già citata conferenza stampa, ha fornito giustificazioni ancora più confuse affermando che: “Non spetta a noi dire se esiste un accordo bilaterale tra la Germania e Pfizer/BioNTech” e a chi spetta allora – ci domandiamo – dare un giudizio su questi comportamenti se non a Bruxelles?

Il fatto, ci rendiamo conto, potrebbe essere anche marginale, visti i gravi problemi che affliggono e affliggeranno l’Europa già dai prossimi mesi, ma proprio per questo nessuna nazione, anche se forte economicamente, può permettersi alcuna violazione ai trattati.

Come se ciò non bastasse, apprendiamo ora, mentre scriviamo, che nonostante il comportamento già menzionato, la Germania ha avviato le stesse trattative con l’americana Moderna, il cui vaccino, per la cronaca, è stato approvato solo mercoledì scorso, e la tedesca CureVac, ancora in fase sperimentale.

Un comportamento che ha colto di sorpresa (?) anche Ursula Von der Leyen, che forse per evitare altri balzi in avanti, ha affermato che a tutt’oggi l’Unione Europea ha di fatto l’80% del fabbisogno vaccinale.

Una situazione, all’interno degli accordi europei assai imbarazzante. Cosa accadrebbe se nel momento di crisi economica ancora più grave, come purtroppo paventata da tutti gli osservatori finanziari, i membri della Comunità europea facessero azioni utile solo nell’ interesse del proprio Paese?

L’Europa c’è, ma solo sui titoli dei giornali, per il resto siamo ancora lontano dal concetto di Unione europea e chissà per quanto ancora.

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