La parola

Confusione

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Appare difficile, nella consapevolezza del susseguirsi di momenti drammatici ed estremamente delicati da molto molto tempo, non avvertire un senso di eccesso e di confusione e di incertezza. Uno status che coinvolge la società, la politica, l’economia. Non esiste alcuna certezza, potremmo dire, su cosa accade oggi, accadrà domani, meno che mai cosa ci aspetta in futuro. Sia esso prossimo o meno. E proprio la confusione è l’elemento cardine di questa fase e la riflessione si svolge proprio su questo tema.

Intanto, partiamo dal dizionario. La parola deriva dal latino confusio,  sostantivo del verbo confundĕre, ossia è facile comprenderlo «confondere». Il primo approccio ci dice che confondere, il confondersi, l’essere confuso sono altrettanti status derivanti dall’azione del termine. Nel particolare possiamo aggiungere che si delinea con questa parola la situazione di più cose o persone mescolate o riunite insieme alla rinfusa; quindi anche disordine, scompiglio, tumulto. La confusione può riguardare qualunque ambito: di oggetti d’ogni specie; di voci, di suoni. Basti pensare alla confusione delle lingue che biblicamente  coinvolse i costruttori della torre di Babele mettendoli nell’impossibilità d’intendersi l’un l’altro. Così in senso estensivo si usa anche  come sinonimo di chiasso, rumore.
Esiste anche la confusione in elettronica come contromisura radioelettrica attiva consistente nella emissione di radioonde e, in genere, di perturbazioni radioelettriche, che si propone lo scopo d’ingannare il nemico nell’interpretazione dei dati fornitigli dai suoi mezzi radioelettrici e di presentare false indicazioni ai suoi dispositivi. Può anche parlarsi di scambio di una persona o di una cosa per un’altra. Nel diritto si vuole intendere la riunione nella stessa persona di qualità o condizioni contrastanti di natura patrimoniale in maggioranza.
C’è poi la confusione come disordine mentale, incapacità di ordinare le idee e in psichiatria, lo stato mentale, temporaneo o persistente, caratterizzato da annebbiamento del pensiero, turbamento emotivo e talvolta da disorientamento nel tempo e nello spazio; come fenomeno accessorio è sinonimo di stato confusionale. Infine, può indicarsi il turbamento, l’imbarazzo, l’umiliazione, lo scorno.
Anche il dizionario crea e mette in gran confusione, rendendoci difficile analizzare di che cosa realmente si tratti rischiando proprio di metterci “in confusione”.

Poiché si cerca ogni volta di dare un senso ai termini che sia comprensibile e non solo intuitivo, possiamo aggiungere che la parola si compone di un prefisso “con” e di un sostantivo “fusione”. Il primo indica una sorta di unione tra altri elementi, un affiancamento, la seconda quello che viene definito il passaggio di un corpo dallo stato solido allo stato liquido e allo stesso tempo la temperatura, ben determinata per ogni sostanza e per ogni valore della pressione esterna, a cui avviene il passaggio. Di tutta evidenza che anche questa ulteriore definizione non aiuta molto, ma indica un ammassarsi, un mescolarsi di elementi diversi che potrebbe avere come risultato qualcosa di diverso dall’origine dei suoi elementi.

Non molti passi avanti dunque, ma la sensazione che la confusione sia proprio la condizione nella quale una molteplicità di fattori convergono verso qualcosa pur lasciando indistinta la direzione e il possibile risultato.

Se, come consuetudine, guardiamo lo stato delle cose con questa lente di interpretazione – ancorché “confusa” – abbiamo la riprova di quel sentimento che sembra prevalere in tutti noi, in Italia e nel mondo, rispetto a ciò che ci circonda, ci minaccia, ci condiziona. E’ evidente e non ha bisogno di spiegazioni che l’irrompere oltre un anno fa del virus (le sue vere origini le conosceranno forse i nostri nipoti) ha mutato radicalmente il nostro approccio alla vita di tutti i giorni. La nostra società per molti versi avanzata e sviluppata è stata in certo senso riportata all’essenziale, alla lotta contro un nemico insidioso ed invisibile capace di effetti letali non per sua intrinseca malignità ma per una semplice sequela di fattori chimici e fisici che possono innescare nel nostro organismo reazioni gravi e a volte letali. Quel che ci circonda lo mostra in modo tanto chiaro da non aver bisogno di spiegazioni.

A fronte di questo dato immanente vi è la reazione dell’umanità nel suo insieme e qui abbiamo la prima confusione inevitabile. Donne ed uomini, vecchi e giovani reagiscono alla minaccia in molti modi in un istinto innato di sopravvivenza certo, ma anche in un altrettanto visibile fatalismo incosciente. Si crea così una seconda confusione tra chi vuole e rispetta le norme di sicurezza e che le sfida a rischio per se stesso e, soprattutto, per gli altri. Conseguenza ineluttabile uno scontro sordo tra queste due posizioni con tentativi equivalenti di criminalizzazione o di ghettizzazione. Dunque anche in questo i germi della confusione sono palmari e non ci consentono di trovare un vero bandolo. A questo si aggiunge l’opera meritoria degli scienziati e dei ricercatori che a rischio della vita ogni giorno approfondiscono le conoscenze e cercano i rimedi per tutti noi. Accade però che il risultato del loro lavoro incontri gli interessi delle società per le quali prestano la loro opera e qui, in un proporzionale aumento di confusione, il diritto di tutti noi ad avere rimedi si incrocia con le logiche dei brevetti, del profitto e via dicendo.

Di qui la sensazione di confusione che attanaglia non riuscendo a districarci tra proposte diverse, nomi di rimedi diversi, una sorta di gara all’efficacia ma che non sembra condotta per soli interessi di salute pubblica ma di prevalenza di interessi di parte. In più, a differenza che nel passato, l’umanità sta affrontando una vaccinazione di massa che è anche sperimentazione di massa non in vitro ma sulla pelle di tutti noi e nessuna rassicurazione sembra avere la capacità di dare serenità e certezza. Gli effetti indesiderati o collaterali vengono quasi indicati come inevitabili ma necessari, dimenticando che dietro ai dati ci sono persone, come una volta vi erano le cavie da laboratorio per la cui salvaguardia molti si sono spesi.

Giova in conclusione ricordare, nella confusione che di certo non si è riusciti a diradare, la grandezza che va ad onore dell’umanità, del grande scienziato Albert Sabin, lo scopritore della vaccinazione antipolio. Sabin non volle brevettare la sua scoperta che salvò l’umanità da un flagello ma la donò al mondo intero.

Ecco forse un piccolo segno, una piccola luce per il genere umano, per tentare di uscire dalla confusione nella quale siamo immersi!   

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