recensioni libri

Elbrus

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Giuseppe Di Clemente e Marco Capocasa
Romanzo
Armando Curcio Roma
2020
Pag. 313 euro 16

Tallinin. A.D. 2155. Andrus Sokolov è sul cornicione di un tetto, confuso, in procinto di buttarsi. Viene colpito da un proiettile sedante, cade ma è salvato da un campo magnetico e ricoverato nel reparto neuropsichiatrico. Prima di perdere l’equilibrio mormora “La Dama l’ha detto al viaggiatore” e la frase ascoltata nel notiziario sconvolge l’affabile timido Lubomir Karu che lavora per Drama, software house che produce videogiochi in Realtà Virtuale. La Dama fa parte anche dei suoi sogni. Il mondo è diverso, la temperatura media è aumentata di sei gradi Celsius in 150 anni, si sopravvive a stento al nord, l’intelligenza artificiale controlla molto. “Elbrus” è il primo bel romanzo avventuroso di scientifica distopia di Giuseppe Di Clemente (Roma, 1976), scrittore economista astronomo, e Marco Capocasa (Roma, 1974), antropologo molecolare, narrato in terza,ottimamente incentrato sui nessi cambiamenti climatici – migrazioni, oltre che sui progressi della genetica e della genomica umana.

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