Nella nostra vita quotidiana, da quando la pandemia ha fatto irruzione nell’intero pianeta modificando in modo irreversibile probabilmente tutto il nostro modo di vedere le cose, il termine scelto viene usato in riferimento ai limiti, alle regole rese necessarie dalla emergenza sanitaria, un misto di cose di buon senso, di pratiche comprensibili e di alcune prescrizioni che vengono considerate oppressive o comunque non coincidenti con le libertà costituzionali. Va detto subito che le indicazioni cogenti che vengono dalle autorità devono fare riferimento al bene superiore della salute pubblica e dunque potrebbero essere considerate in alcuni casi eccessive o fuori luogo. Ma tutto questo va rifwrito al contesto nel quale ci si trova d operare.
L’andamento della diffusione e virulenza del virus, il primo che ha costretto l’umanità a combatterlo su scala planetaria, pone le proteste e spesso la loro violenza non solo verbale in una precisa ottica: sono frutto non di genuina passione civile che altrimenti avrebbe modo di esprimersi in molti altri settori e casi, ma di una visione distorta, sotanzialmente provocatoria e a suo modo eversiva nei confronti di una maggioranza che si vorrebbe di poco intelligenti, di “pecoroni” per così dire, vittime consapevoli di occhiuta manovra del solito potere occulto supernazionle che guiderebbe i nostri destini e li organizzerebbe a suo piacimento per fini innominabili e fatti solo di oppressione e di costrizione delle libertà.
Una visione certamente utile a provocare anche nei più miti moti di ribellione ma che potrebbe essere facilmente rovesciata su chi se ne fa fregio, perché a suo modo simile se non eguale al sistema elitario che si vorrebbe combattere. Affermare che gli altri sono poco intelligenti o addirittura complici della loro sottomissione e che chi si ribella oggi è colui che capisce mentrte gli altri non comprendono, è una posizione vecchia come il mondo e che ha prodotto nei secoli soltanto lutti, oppressione vera e discriminazione in ogni ambito del vivere civile.
Poniamo allora attenzione al termine del dizionario: restrizione. Deriva dal simile latino restrictio, e ha il prerciso significatorestringere, ovvero l’azione e il risultato dell‘azione di restringere, il fatto di restringersi o di venire ristretto, e l’effetto stesso che ne consegue, quasi esclusivamentenei suoi significati figurati. Pensiamo alla restrizione dei consumi, delle spoese del credito. Con accezione più coerente con l’assunto di questa riflessione, la limitazione di una facoltà, di un diritto. Si pensi alla libertà di pensiero, a quella di stampa. Ed in questo senso si può estendere a tuto ciò che riguarda l’apposizione di limiti, come ad esempio, quelli doganali, alla navigazione, allo spazio aereo. Decisioni che vengono motivate via via con ragioni di sicurezza o di natura militare in riferimento a minacce esterne od interne.
Come sempre l’estensione del significato arriva a atoccare anche campi diversi, cone ad esempio in matematica, dove si parla di restrizione di una funazione, ad esempio, quando si considera solo una parte della funzione data, cioè quando ci si limita a un insieme di definizione più piccolo di quello iniziale. Ancora in biologia, si fa riferimento ad di restrizione ossia sintetizzati da batterî e oggi ampiamente utilizzati dalla biologia molecolare, in grado di tagliare il DNA in corrispondenza di specifiche sequenze di nucleotidi, formando così una serie di frammenti di DNA a singola elica. In base alla localizzazione dei siti di restrizione è possibile costruire una mappa di restrizione.
Lasciamo, come è comprensibile, questi ultimi significati all’ambito scientifico e dunque a chi ha competenze specifiche per conoscerne sia dinamiche che risultati e restiamo a ciò che si è detto in apertura.
E’ evidente che quello che sta succedendo con diversi accenti e con diverse modalità in tutti i paesi del mondo, appare come una gigantesca operazione nei confronti dell’uomo, del cittadino per contenere la diffusione pandemica e per cercare di garantire al salute pubblica. Occorre allora capire il senso complessivo di tutto ciò. Nei sistemi democratici la limitazione delle libertà è e deve essere ancorata alle prescrizioni e ai principi costituzionali che ammettono in circostanze estreme e o di grande difficoltà, la posibilità di limitare l’azione complessiva delle collettività segnando alcuni comportamenti e alcuni interventi come necessari. Divieti ed obblighi devono dunque essere improntati a queste regole che prevedno ovviamente l’obbligo ma temperato dai diritti dell’individuo.
Nei sistemi meno democratici o dichiaratamente autoritari ( che stranamente affermano che tutto quello che fanno è a favore del bene dell’uomo e della collettività) non esiste neppure la possibilità di protestare contro le regole imposte pena una oppressione ben diversa da quella che si manifesta nei paesi più liberi. Ecco perché flirtare con paesi che vogliono aumentare le regole ma in modo non democratico e dunque autocratico, manifestare a fianco di regimi che hanno modellato il loro agire in modo populistico e che brandiscono al difesa dei diritti dei cittadini come un’arma sempre rivolta contro qualcuno, appare sconfortante e poco lungimirante. Nelle democrazie è sempre possibile intervenire e modificare in meglio, nei sistemi non democratici invece no! E soprattutto occorre ricordare che se la maggioranza di un paese segue le indicazioni di buon senso e di necessità e questa maggioranza è schiacciante, forse qualche domanda dovrebbero porsela coloro che contrastano questo sentire, immedesimandosi in combattenti per una libertà che ha il sapore dell’egoismo e del poco rispetto dei propri simili!