Le forze politiche guardano al Quirinale, gli italiani alla ripresa
La riflessione parte dalle parole, meglio dal titolo di un libro di Ettore Petrolini, noto attore che definire comico è altamente riduttivo me che ha fatto della comincità uno strumento formidabile di analisi e di critica alla società e alla sua organizzazione in anni certamente segnati da altissime e tragiche contraddizioni. Ne utilizziamo il senso più semplice, quello che viene naturale, ovvero il fatto di sorridere su qualcosa ma in modo leggero, solo in apparenza, e spesso potremmo dire, parlando d’altro rispetto all’obiettivo che si vorrebbe. Tutto questo per evitare di prendersi troppo sul serio.
Il racconto che cerchiamo da anni di fare sulla nostra realtà nazionale, sulle dinamiche che emergono o che si prospettano, ha visto molte stagioni, molti cambiamenti anche radicali nella società, nella politica, nel nostro modo di vivere in buona sostanza. Non intendiamo certamente farne oggetto del nostro riflettere, ma ne diamo per acquisita la conoscenza almeno nelle sue grandi linee.
Quel che oggi ci motiva è certamente la ricerca di una sintesi di una armonia perduta e da ritrovare nel cammino di un paese percorso da tensioni e pure capace di grandi slanci. In primo luogo, due elementi in modo evidente balzano agli oggi: la crisi della politica e della rappresentanza, la grande difficoltà di recuperare con autorevolezza e concretezza questa crisi per riassorbirla.
Una contraddizione che allo stato attuale viene mostrata dalla presenza di un governo con programma chiaro, con linee precise di azione e dall’altro lato da una politica che sembra avviluppata in un groviglio di interessi più o meno comprensibili che la tengono lontana da quello che il paese dovrebbe fare nel concreto per allontanare le conseguenze più gravi della crisi pandemica e porre le basi del dopo.
Una situazione che mostra la sua discrasia nelle linee divergenti che appaiono. E’ vero che l’elezione del presidente della Repubblica è alle porte, è vero che molti vorrebbero andare poi alle elezioni politiche per superare la condizione attuale di grande coalizione ma strumentale all’esecutivo e i programmi di ripresa e resilienza come usa dire, ma ad un attento commentatore come anche ad un cittadino seriamente preoccupato e vigile, non sfugge che le dinamiche quirinalistiche e simili non possono svolgersi come se niente fosse, come se non fossimo cioè un paese ancora ferito e con molte decisioni e passi da fare per riprendersi. Quel che si avverte è la distanza tra i problemi sul tappeto, gli sforzi per affrontarli e le parole o le dinamiche che sembrano interessare la politica nel suo insieme con l’occhio come dicevamo al nuovo capo dello Stato e alle future elezioni politiche.
L’attuale condizione del governo e del parlamento non sono dovute ad un capriccio del destino, ma ad una precisa scelta fatta questa sì dal Quirinale e dai leader per garantire la stabilità necessaria ad affrontare insieme la pandemia e la ripresa dell’economia e il conseguente recupero di un welfare nazionale ormai sfilacciato ed ineguale. Quindi avere la percezione che tutto questo possa andare avanti per spinta propria, mentre le risorse della politica si versano nella direzione di ritrovare il senso dell’agire politico di questo o quel partito o movimento di per sè e soltano dopo da connettere allo stato del paese, appare quanto meno schizofrenico.
E’ come se le scelte, le direzioni da prendere epocali che ci sono di fronte per riavviare il paese, riequilibrarne il territorio e i meccanismi sociali, venissero dopo le questioni della politica politicante. Oppure che tutto questo sia demandato come per incanto ad un governo che essa sostiene, ma in modo riluttante, critico oppure fideistico e poco realistico. In entrambi i casi non coincidente cone i veri interessi in gioco e con il paese che si vorrebbe rappresentare. Non è un giudizio negativo aprioristico na una dolorosa constatazione che si vorrebbe veder superata e risolta con linee di azione e di riflessione sul paese e le sue necessità all’altezza delle sfide e non solo in un continuo oscillare tra posizione contrapposte come se ci si trovasse di fronte ad un paese multiplo dove certe soluzioni potrebbero andare bene oer un aparte e non per un’altra e a seconda dele posizioni politiche che si rappresentano.
Ecco perché il riferimento alla frase di Petrolini potrebbe apparire congrua. Perché se non si cambia registro, se la politica non ritrova il senso della vera rappresentanza di una collettività certo articolata, certo con grandi diffefenze, ma sostanzialmente unita, si continuerebbe in certo senso a parlare di altro, a parlare sotto metafora, a strizzare l’occhio a questa o a quella categoria e non all’intero paese. Si diceva in senso quasi salvifico che una grande risata potrebbe seppellirci cone tutte le nostre ambasce. La realtà è che guardare il lato non umoristico, ma intrinsecamente comico del nostro agire, potrebbe invece essere un’uitle modo di affrontare la realtà, dove la risata, l’ilarità, purtroppo lasciano il passo alla difficoltà, alla sofferenza. Dunque saper capire la gravità, l’importanza dei problemi, cercare le soluzioni, con l’animo aperto e la capacità di fare sul serio ma non prendersi troppo sul serio, appare una possibile via di uscita per non essere sovrastati dalle enormi questioni che imcombono sulla nostra quotidianità e che segnano se non risolte il nostro futuro e sooprattutto quello delle nuove generazioni!